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Diocesi. Riscoprire la fede che salva. A Castelpetroso per il ritiro spirituale di Quaresima

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A che punto è la nostra fede?

Cinzia Brandi – E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada (Mc 10, 46-52).
E’ questo il brano del Vangelo che ha accompagnato la riflessione di domenica 1 marzo del gruppo degli Operatori Pastorali e della Azione Cattolica, della nostra Diocesi. Ospiti del Santuario dell’Addolorata a Castelpetroso oltre centotrenta laici si sono ritrovati a riflettere sul cammino di fede del cieco Bartimeo che con forza si rivolge al figlio di Davide. Lui, Bartimeo, uomo ai margini della “strada” che rappresenta l’uomo di oggi. Lui, uomo evitato dagli altri uomini perché “diverso”. Lui, uomo che ha la forza di chiedere aiuto, di rivolgersi all’Unica fonte della sua guarigione (fisica e spirituale). Lui, uomo che non esita a gettare il suo “mantello” (simbolo di protezione e sicurezza), quando sente che Gesù lo sta chiamando gettando via tutto. Lui, uomo che decide di seguire il Figlio di Davide, Colui che gli ha ridato una dignità: la dignità di essere persona tra le persone. Lui, nuovo discepolo di Gesù, che “prese a seguirlo per la via”, quella strada che porterà Gesù a morire e l’uomo, tutti gli uomini verso la salvezza.

il cieco di gerico Poussin
Il tempo e il luogo.
Gesù si sta spostando verso Gerusalemme, dove ci sarà l’evento più importante di tutta la storia del Cristianesimo, di tutta la vita del Figlio dell’Uomo.
Ci sono già stati gli annunci della sua passione, la Trasfigurazione, la professione di Pietro.
Gerico è una città verdeggiante dentro la pianura di Izre’el e rappresenta un passaggio obbligato per chi sale alla città santa, che si trova invece arroccata sopra il monte di Sion. L’ubicazione delle due città favorisce la trasposizione simbolica: là, nella valle, le distrazioni della quotidianità, qui, sopra il monte Sion, le esigenze forti dello spirito. A differenza dell’altro cieco anonimo, quest’uomo ha un nome si chiama Bartimeo che in aramaico significa, come anche Marco spiega, figlio di Timeo.
Gesù, dopo essere interpellato, pone al cieco una domanda: «che cosa vuoi che io ti faccia?». È una domanda tesa a comprendere quale figlio di Davide si stia cercando, quale tipo di Messia si stia cercando: è una indicazione subliminale di quale debba essere il discepolo che si pone alla sequela di Gesù. È la domanda a cui tutto il Vangelo di Marco risponde.
Il cieco Bartimeo non esita: chiede ciò che sa che il Messia, il Nazareno, il Figlio di Davide può dargli. Chiede di riavere la vista. Riavere! Ritornare ad avere una cosa preziosa che in quel momento egli non ha più. Gesù compie il miracolo e loda la fede di Bartimeo:  Va’, la tua fede ti ha salvato!
La riflessione, guidata da Don Cesare Tescione (parroco della Basilica di Santa Maria Maggiore, in Piedimonte Matese), ha messo in risalto proprio la necessità che il cristiano oggi prenda consapevolezza di un bene prezioso cosa che spesso dimentica di avere: la fede. Essere oggi discepoli di Gesù implica una rilettura attenta della nostra vita, avendo come riferimento la vita e l’insegnamento del Figlio dell’Uomo che per ciascuno di noi è morto e risorto.
Al ritiro, pensato per gli operatori pastorali della Diocesi, hanno partecipato anche numerosi soci dell’Azione cattolica, provenienti da varie parrocchie, rispondendo all’invito del nostro Vescovo, che più volte ha richiamato il laicato diocesano a fare scelte di comunione e di unità.
La giornata di riflessione cominciata al mattino, si è conclusa con la celebrazione eucaristica presieduta dal nostro Pastore, Monsignor Valentino Di Cerbo.

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