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Alife, Protesta tra cittadini e portalettere, il sindaco Cirioli interviene con un atto ufficiale

Per i residenti il limite di non vedersi recapitare la posta, per i postini la difficoltà di smistare chili di documenti senza laiuto di una toponomastica efficiente. Intanto Poste Italiane Spa sta a guardare

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posta in giacenzaAncora in giacenza numerosi chilogrammi di posta presso gli uffici postali del territorio matesino e la polemica imperversa da ogni dove: cittadini, portalettere, addetti allo smistamento degli uffici postali.
Non è solo il disagio di Alife, Sant’Angelo, Caiazzo, Liberi, o Alvignano (logicamente la lista include tutti i comuni dell’Alto casertano), ma di tutta Italia, e per l’esattezza degli oltre 5mila comuni interessati dal nuovo piano di poste italiane Poste 2020 che prevede, tra le novità, il recapito a giorni alterni (piccole cittadine ben più popolose dei nostri piccoli comuni denunciano la consegna della posta anche una sola volta a settimana.
recapito-a-giorni-alterniDuro l’intervento in merito del sindaco di Alife, Salvatore Cirioli, che ha inviato a Poste Italiane, alla Comunità Montana del Matese e alla Procura della Repubblica il severo sollecito affinché i suoi cittadini non subiscano il torto si vedersi mancare la posta.
Tuttavia azioni come queste necessitano di voci corali, di proteste che affiancandosi, facciano davvero leva su Poste italiane dove ormai giungono migliaia di reclami da ogni parte d’Italia.
Buone le premesse già poste alcuni mesi fa dalla Comunità Montana del Matese (con la presidenza di Fabrizio Pepe) che dopo l’incontro con la sigla sindacale di settore Slc Cgil inoltrava alla direzione regionale di Poste italiane il reclamo a nome di tutti i sindaci del comprensorio matesino, denunciando non solo il disservizio per i cittadini ,a anche la perdita di posti di lavoro in Poste italiane: documento forse rimasto sulla scrivania di qualche funzionario insieme ai bisogni inascoltati di cittadini e portalettere, vittime parimenti di una decisione inaccettabile nell’Italia in cui il tanto promosso servizio pubblico di poste italiane rischia di finire definitivamente.
Tacciono i giornali nazionali, o poche testate provinciali e locali ne parlano con chiarezza. L’Azienda promette e pubblicizza posti di lavoro, mentre, di fatto serviranno sempre meno portalettere visto il nuovo il criterio di distribuzione della posta.
I cittadini reclamano ad alta voce, mentre i toni si fanno sempre più forti; altrettanto malcontento viene dai postini costretti a recapitare in un solo giorno, la posta di due (senza riuscirci), con il peso di doversi districare tra indirizzi e numeri civici che tante volte non corrispondono al mittente.
Il problema raddoppia lì dove la toponomastica e la numerazione civica dei comuni ha subito rimiscugli e nessun aggiornamento da almeno 20 anni.
Da dove ricominciare?
Di sicuro da un’azione collettiva, ragionata, studiata da parte dei rappresentanti politici locali, ma anche da una facilitazione dei compiti per quanti vorrebbero, nel miglior modo, concludere il loro lavoro giornaliero, non deludendo le attese dei cittadini in attesa di una lettera, una bolletta, un documento importante.

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