Home Chiesa e Diocesi Azione Cattolica, il nuovo Consiglio diocesano. Essere “popolo”, non leaders

Azione Cattolica, il nuovo Consiglio diocesano. Essere “popolo”, non leaders

Due giorni in Assemblea per un comune esercizio di discernimento e una importante esperienza di democraticità

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“Azione Cattolica in corso” perché non c’è pausa nel cammino della grande Associazione italiana, frma solo il tempo, o l’attimo del rinnovo delle cariche, e poi di nuovo in marcia. C’è già programmazione e già nuovo entusiasmo per il Consiglio dell’AC di Alife-Caiazzo rinnovato ieri per il voto dei delegati parrocchiali.

Due giorni di assemblee, la prima in Cattedrale (Alife, 15 febbraio 2020), la seconda in Episcopio (Piedimonte Matese, 16 febbraio 2020) per uno sguarod d’insieme sulla storia dell’associazione, sul servizio reso nell’ultimo triennio e sulla meta dei prossimi anni.

Dalle urne che hanno accolto il voto dei 54 delegati è venuta la scelta dei nuovi consiglieri: tra riconferme e new entry, il tempo è opportuno per riprendere il lavoro nella Chiesa di Alife-Caiazzo, per fare di “fraternità e mutualità”, come ha invitato il Vescovo amministratore apostolico Mons. Orazio Francesco Piazza, gli impegni primari di questa “bella realtà che è l’Azione Cattolica” necessaria  alla vita della Chiesa”.
Come responsabili del settore adulti sono stati scelti Cinzia Brandi (presidente uscente, parrocchia Santa Caterina, San Potito S.), Daniele Martino (Cattedrale, Alife), Emilia Conte (parrocchia Santa Caterina, San Potito S), Pierluigi Reveglia (parrocchia SS. Marcello e Michele, Piedimonte M.); per il settore giovani, Maria Chiara Chirico (parrocchia Spirito Santo, Piana di M.V.), Rosario Costantino (parrocchia San Nicola, Alvignano), Giuseppe Parillo (parrocchia Spirito Santo, Piana di M.V.), Chiara Franco (parrocchia SS. Marcello e Michele, Piedimonte M.). Per l’Azione Cattolica dei Ragazzi, i seguenti educatori: Emilia Sgrò (parrocchia Santa Maria Maggiore, Piedimonte M.), Angelo Rossolino (parrocchia Santa Maria della Valle, Sant’Angelo d’Alife), Sara Di Pasquale (parrocchia Santa Maria Maggiore, Piedimonte Matese), Luigi Izzo (Santa Maria dell’Orazione, Pontelatone). Una geografia che raccoglie l’intera Diocesi di Alife-Caiazzo, che tocca i distanti punti di una Chiesa piccola nei numeri, ma territorialmente estesa dai monti del Matese al Monte Maggiore, attraversata, nella piana centrale, dal fiume Volturno.

PICCOLO GREGGE (Chiesa Cattedrale, Alife)
Il valore di “piccolo gregge” non come condizione minoritaria, ma come situazione privilegiata di chi è particolarmente guardato da Dio, così nelle parole di Mafalda Maciariello (originaria della Diocesi di Teano-Calvi), delegata regionale di AC, rivolgendosi all’Assemblea riunita in Cattedrale. “Abbiamo bisogno di di associazioni che non si limitino a vivere in pace ma che esprimano una grande passione per la Chiesa e per l’associazione stessa; che abbiamo bisogno di recuperare sempre il valore e la forza profetica delle piccole realtà, del “piccolo gregge”, che è un dono immenso la presenza degli adultissimi con la loro memoria di vita vissuta, che è fondamentale essere attenti alla città ponendo insieme carità, politico e carità pastorale, attraverso un esercizio costante della sinodalità fatto di discernimento comunitario dove non c’è spazio per il leaderismo; abbiamo capito che nell’AC non possiamo accettare il “Si è sempre fatto così” perché vogliamo essere capaci in questo tempo, segnato da dure prove e stimolanti avventure”.
La Parola di Dio sempre al centro, sempre a guidare le scelte, a raffreddare l’ansia di “controllare troppo le cose e programmare i risultati” ha ribadito la delegata nell’indicare l’obiettivo di fede e di fondo che anima l’AC verso la sua dimensione missionaria.
Appello ad essere Chiesa in uscita non per “abbandonare i luoghi che che l’associazione ha da sempre scelto per il proprio servizio” ma per proiettarla in avanti, e ricordando Papa Francesco, ha chiesto, in uscita con lo stile della gioia.
Diversi gli impegni di fondo consegnati all’Associazione di Alife-Caiazzo: essere disponibili all’ascolto, facilitare il dialogo, ascoltare la vita delle persone, generare esperienze di buone amicizie.
Al suo intervento hanno fatto seguito le relazioni dell’ACR, del settore giovani e del settore adulti.

RESTARE A GERUSALEMME (Episcopio, Piedimonte Matese)
L’Assemblea di domenica ha accolto le parole del vescovo Mons. Piazza e l’appello, quello di restare a Gerusalemme, di rimanere nel luogo che è simbolicamente tomba, dispersione, solitudine… Quindi non fuggire le difficoltà, ma come i discepoli di Emmaus, cercare e trovare il tempo di ascoltare la parole del Maestro che scaldano il cuore.
“Un AC dal cuore caldo” ha difatti chiesto il Pastore come condizione necessaria perché anche la Diocesi di Alife-Caiazzo sia riflesso di questa “gioia del Vangelo che viene dalla significativa esperienza di famiglia che questa Associazione sa donarci”.
Un pomeriggio di contenuti, di proposte, e come più volte sollecitato da mons. Piazza, “di una meta chiara”, perché anche soltanto “il desiderio della meta ci aiuta a sopportare le difficoltà del cammino”.
Ma un’AC senza preghiera rischia di essere vinta dal cammino stesso: “Fratelli laici, voi siete preziosi per la Chiesa santa di Dio; senza di voi non c’è la Chiesa…”. Poi un appello alla prima vocazione, quella di battezzati e focalizzati su Cristo, che di fatto riunisce la Chiesa in cui “ognuno si porta dietro la propria sensibilità, le proprie caratteristiche, il proprio patrimonio….; si porta dietro le zone d’ombra e le felicità che accompagnano la vita… “.
In questo cammino di fatica e di speranza, il Vescovo ha chiesto “un cammino spirituale serio”, quale “concreta misura con cui il cuore alimenta quella fiammella dello stato nascente che è l’amore di quando ci siamo sentiti chiamati per nome a partecipare alla missione di Cristo”.

All’AC di Alife-Caiazzo sono giunti anche i saluti del Presidente Nazionale Matteo Truffelli, per il tramite della delegata nazionale Emanuela De Vincentis (della Diocesi di Cerreto), presente in assemblea con un caro contributo e significativi contenuti riflettendo sulle immagini-simbolo che hanno accompagnato questo momento diocesano. Occhi, mani, piedi, mani artigiane, sorrisi, volti di generazioni diverse: è la sintesi con cui l’AC locale ha scelto di raccontarsi e che la delegata ha letto e interpretato come storia di chi sa camminare senza calpestare gli spazi altrui, una storia che si fa iniziativa, una storia connessa con il mondo, storia di discrezione e tenerazza e di generazioni che si incontrano.
“La nostra storia è creta benedetta da Dio ma il Signore non ci “tocca” se non glielo permettiamo; il nostro si all’associazione è il nostro si a Lui. È il nostro eccomi. L’essere Consigliere diocesano o membro della Presidenza non è un ruolo o un incarico ma una responsabilità della quale mi faccio carico e che scelgo di accogliere perché frutto di un discernimento che mi ha portato a dire “si”. È vocazione. È sentire tutto l’amore che Dio nutre per noi e prendersi cura di Lui, essere custodi di quell’amore e sentirti custoditi da quello stesso amore”.

Al presidente uscente, Cinzia Brandi, la sintesi di un triennio trascorso in una bella immersione di vita ecclesiale (più volte citato il Sinodo diocesano celebrato negli anni 2017-2018) che ha reso l’AC protagonista della proposta e delle iniziative pastorali in questa Diocesi. Un intervento che ha tenuto conto del contributo venuto dal settore adulti, giovani e dall’ACR per poi “rimettere” nelle mani dell’Associazione diocesana e della Chiesa locale alcuni sogni: una più solida formazione per i soci e i responsabili; maggiore collaborazione e intesa tra parroci e presidenti parrocchiali; più autentica sinodalità senza appannare l’esperienza di recente vissuta: “Il Sinodo diocesano è stato un segno: è stata l’opportunità (che non deve essere sprecata) per imparare a camminare insieme, laici, religiosi, religiose. La nostra deve essere, insieme agli assistenti, un’alleanza spirituale ed educativa”; crescente cura e premura per le famiglie alle quali l’AC ha rivolto, seppur attraverso percorsi non esclusivamente associativi, validi e motivati cammini di fede. E poi, l’impegno di sempre, quello per il bene comune, per i luoghi, maturando sensibilità per le città e il creato.

Un nome, filo conduttore delle due giornate di AC, quello di Vittorio Bachelet, testimone coraggioso e libero, per la Chiesa e nella Chiesa, del quale da pochi giorni si è ricordato l’anniversario della sua uccisione per mano delle Brigate Rosse; figura fondamentale per tutta l’Azione Cattolica Italiana, dal quale viene l’eredità di speranza e di futuro: “aiutare gli italiani ad amare Dio e ad amare gli uomini”, ma soprattutto non risparmiare il seme buono del Vangelo.

 

 

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