Nuove opportunità per gli enti locali: disponibili concessioni e beni demaniali
CASERTA . All’iniziativa, sin ora, non è stata data alcuna enfasi. Anzi, si può dire che sia passata del tutto sotto silenzio. Ma la lettera con la quale la Provincia, lo scorso 13 giugno, ha formalmente richiesto all’Agenzia del demanio l’attribuzione «a titolo non oneroso» di un lungo elenco di beni immobili di proprietà demaniale, è destinata ad avere un impatto assai significativo sul futuro dell’ente: ferme restando, ovviamente, le incertezze derivanti dal processo di ridimensionamento del ruolo e delle competenze delle amministrazioni provinciali avviato dal governo Monti. L’istanza dell’amministrazione di corso Trieste si inquadra all’interno del cosiddetto «federalismo demaniale», appendice di quello fiscale, varato a partire dalla legge delega n. 42/2009, e riempito di contenuti con il decreto legislativo 85/2010. La norma prevede il trasferimento a titolo gratuito di diverse tipologie di beni agli enti territoriali che ne facciano richiesta, «nell’interesse della collettività» e con l’obiettivo di garantirne «la massima valorizzazione funzionale».
Si tratta di una grossa opportunità concessa a Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni, che possono così arricchire – e di parecchio – il loro «patrimonio disponibile». In soldoni vuol dire che quegli immobili, una volta affidati con un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (è il caso di sottolineare che il percorso è appena iniziato), potranno essere gestiti in regime di diritto privato. E cioè, dati in concessione, locati o persino venduti. Sicché il vantaggio per le casse di un’amministrazione locale è facilmente intuibile.
Solo gli enti dissestati non possono procedere all’alienazione, nelle more del dissesto. Ma cosa c’è, in particolare, nell’elenco predisposto dalla Provincia di Caserta? In primo luogo, il cosiddetto «parco minerario», che comprende le sorgenti delle acque minerali Ferrarelle, Sant’Agata, Lete, Prata e Pratella, e quindi le relative concessioni. Poi, i Regi Lagni e la Regia Agnena, che dovrebbero rientrare in un importante progetto di bonifica e riqualificazione, e che a loro volta portano in dote altri immobili. Un monumento dal forte valore simbolico, come l’acquedotto Carolino. Un’oasi naturalistica come il Bosco di San Silvestro.
I giardini della Flora, al momento non fruibili dal pubblico, perché il Comune – che li ha ottenuto in affidamento dalla soprintendenza – non è in grado di assicurare un servizio di guardiania. E ancora, una serie di edifici nella città capoluogo: l’ex carcere femminile di via Tanucci, un palazzotto ottocentesco su due piani, che una trentina di anni fa balzò agli onori delle cronache quando vi scontò la condanna Sofia Loren; il padiglione «Femiani» di via Battisti (che ospita associazioni dei militari); il padiglione Demanio Grande, di piazza Margherita (per intendersi, i locali a piano terra in uso al Circolo Nazionale); l’ex Casamento della Marchesa (o, anche, ex panificio militare), ubicato alle spalle della Questura e in stato di abbandono. Infine, a Casertavecchia, la «Torre di Ruta», cioè l’antico mastio del borgo medievale, e un locale in piazza Duomo, che negli anni scorsi ospitava l’ufficio postale.
Fonte: Pietro Falco – Corriere del Mezzogiono