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Pugni chiusi giu' dal ring

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Aria di passione e concentrazione nella palestra della Pugilistica Matesina, “madre” del campione Parrinello

A guardarla, Serena è una ragazza come tante altre. Quando sale sul ring, però, tra le linee dolci del suo viso si fa spazio uno sguardo deciso, teso, mentre calcola e pondera ogni pugno sferrato senza esitazione sui guantoni del maestro Geppino Corbo.
Serena è l’unica pugile donna della Pugilistica Matesina, dove ogni giorno, da qualche mese, si allena assieme ad altri ragazzi. Una novità per la palestra, che oggi si trova nei locali del complesso sportivo di Sepicciano, Piedimonte Matese.
 

Quando entro, nel pieno pomeriggio, l’atmosfera è come me l’aspetto. Anzi, fin troppo simile all’idea cinematografica che ho stampata in testa.
La luce abbacinante proveniente da un finestrone e da una porta in metallo aperta per metà è tagliente, e immerge tutto in una penombra cristallina. Sulle pareti bianche non manca nulla: poster, fotografie, premi, l’insegna della “Matesina” segnano l’asse di una storia decennale.
Negli occhi dei ragazzi che si infilano i guantoni brilla per un istante un luccichio quando nomino Jahin, il campione a Londra 2012. “Non si dà mai arie, quando viene parla con tutti e segue gli allenamenti”. E’, a ragione, l’idolo, l’esempio, la dimostrazione che nella vita con l’impegno ce la si può fare, qualunque sia il traguardo, rimanendo con i piedi ben ancorati a terra. “Lo dico sempre – sottolinea il maestro – il talento da solo non serve a nulla se dietro non c’è la volontà di lavorare”. Una tenacia, mi dice, che Jahin ha mostrato fin dall’inizio, quando a 14 anni decise di dedicarsi al pugilato come i fratelli.
Mentre mi guardo attorno, i ragazzi aspettano il turno per il vis à vis con Corbo, l’allenamento individuale, e scontrandomi con sguardi carichi di sicurezza e fermezza mi accorgo che la boxe non è solo uno sport, ma concentrazione, determinazione, disciplina che sconfina nella vita di tutti i giorni. E’ la bibbia del maestro Geppino, che vede la palestra come scuola di valori. Il ring è terreno di formazione dove si apprende anzitutto il rispetto per l’altro. L’aggressività resta circoscritta nei quattro angoli, perché, dice Corbo, “la boxe è in realtà l’antidoto alla violenza. In tanti anni non ho mai visto uno dei miei ragazzi tirare a pugni fuori da qui”.

E’ dal 1971 che l’attività della Pugilistica Matesina dà forza e sprint allo sport locale. Quest’anno è coinvolta per la terza volta in un’ Olimpiade (due con Parrinello, la prima anni fa con Camputaro), e l’orgoglio non si nasconde, perché l’affermazione di Jahin e anche l’affermazione di una palestra che vive di passione prima di tutto, e che si conferma tra le migliori scuole della regione. “Negli anni ho notato una crescita di interesse verso la boxe da parte dei giovani del territorio” dice fiducioso Corbo quando gli chiedo delle prospettive future per questo sport, che per alcuni diventa pure motivo di riscatto personale e sociale.
Poi sale sul ring, e si dedica ai suoi ragazzi.

Mic.Mend

 

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