E’ vicinissimo l’avvio della procedura di trasferimento di fascicoli e giudice dalla sezione matesina del Tribunale di Santa Maria alla sede centrale, in esecuzione del provvedimento presidenziale di anticipata soppressione. Tema che per mesi ha fatto temere, avvocati e non, per la sopravvivenza di un’istituzione essenziale per l’alto casertano. Restano ancora vivi diversi punti interrogativi, dubbi e perplessità sull’effettiva utilità di un piano di chiusura delle sedi distaccate italiane predefinito dal decreto legislativo del governo Monti. Il presidente dell’associazione locale avvocati, Luigi Cimino, lancia ancora una volta spunti di riflessione in una lettera diffusa alla stampa. “I cittadini verranno allontanati ancor più dalla sede della giustizia – rimarca Cimino – sia per la effettiva lontananza che per l’impossibilità di far fronte ai costi per ottenere giustizia (quelli dei contributi unificati, dei bolli, delle notifiche, delle eventuali perizie, testimonianze ecc. che sono uguali per tutti ma che non tutti obiettivamente possono affrontare), ma soprattutto quelli aggiuntivi quale perdere una giornata per una testimonianza, pagare la macchina per conto proprio, sopportare i disagi della lontananza ed ancor più dell’ingolfamento naturale cui andrà incontro la sede di S.Maria C.V.”.
“Dove sono finiti – continua la nota di biasimo – i principi dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, o quelli del divieto di disparità di trattamento? o quelli del giudice prossimo e naturale? Ma spiegatemi, noi siamo uguali di fronte alla legge solo per la progressività dell’imposta, per l’obbligo di dover pagare le sanzioni e le contravvenzioni, mentre,invece, possiamo dislocare i tribunali il più lontano possibile, privando i cittadini anche di quel minimo di tutela che finora è stata loro accordata?”.
Interrogativi che lasciano l’amaro in bocca, e questo vale soprattutto per un territorio troppo spesso bistrattato o poco considerato dalle istituzioni più importanti. E come sempre accade, a pagarne le spese più ingenti sono i “poveri” cittadini.