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Alife. Questioni “di fondo”. La frana di via Tenente Capasso è ancora lì

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Proponiamo ai lettori online di Clarus approfondimento appena pubblicato sulle pagine del magazine di aprile

Grazia Biasi – Nel 1996 in via Erennio Ponzio, i residenti denunciano i primi cedimenti del manto stradale e diverse crepe nelle mura portanti delle abitazioni. Qualche anno più tardi il problema si sposta nella vicina via Tenente Capasso. Diverse persone hanno lasciato le abitazioni. Dalle istituzioni locali nessuna garanzia, nessuna risposta concreta. E sono trascorsi già due mesi dall’ennesima segnalazione che i residenti hanno fatto al Comune.

L’acqua il motore di tutto. L’acqua che corre e trascina via con sé zolle di terra; l’acqua che ristagna e silenziosamente ammorbidisce le falde. E così i piedi su cui poggia la città lentamente sprofondano come nelle sabbie mobili. Ancora un cedimento di mura e strade. Questa volta, dopo i vecchi fatti di via Erennio Ponzio, siamo nella vicinissima via Tenente Capasso, dove qualche fenomeno (e non per forza la pioggia o il terremoto degli ultimi mesi) ha “pesato” sulla fragilità del sottosuolo alifano, fino a generare le crepe parallele tagliano in lunghezza la strada per oltre dieci metri. Un’intera zolla di asfalto si è dunque staccata, calando di alcuni centimetri verso il basso. Il danno più visibile, è la buca, larga ormai un metro e profonda 60 centimetri al momento ricoperta da una rete provvisoria di quelle comunemente utilizzate sui cantieri.

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Questo è il “colpo d’occhio” che per primo attira l’attenzione rispetto ad un altro ancor più grave, che più seriamente preoccupa i residenti costretti a fare i conti con le crepe aperte nei muri delle proprie abitazioni e non di certo da pochi mesi. Su questa strada il problema è affiorato nel 2001. Qualcuno prova a riparare i danni (a proprie spese), pur cosciente che prima o poi le crepe torneranno e le fessure nei muri si allargheranno ancora. Quello di via Tenente Capasso è il problema meno noto visto che l’attenzione della cronaca negli ultimi anni è ricaduta su simili cedimenti di mura portanti verificatesi in via Erennio Ponzio: il caso nel 2011 approdò a Striscia la Notizia (il Tg satirico di Antonio Ricci) che mandò sul posto l’inviato Luca Abete. Una cronaca, quella attuale, che  non sorprende più i cittadini, ma li spinge a temere il peggio: alcuni di essi, ai quali in passato è stata notificata l’inagibilità delle proprie abitazioni, le hanno abbandonate, aspettando puntualmente dalle amministrazioni di turno una risposta e una soluzione mai giunte.
La storia prima o poi presenta il suo conto, e ad Alife ormai da decenni (molto prima dell’arrivo di Striscia) si ha la chiara percezione che la spina dorsale su cui poggia la città inizi a mostrare il segno del tempo. I primi pareri attribuiscono le cause di tali cedimenti al vuoto generato nel sottosuolo da cuniculi e cavità antropiche risalenti al periodo romano, quindi all’antico acquedotto cittadino. Nel 2001 il comune incarica un geologo, Vincenzo Del Genio, di verificare lo stato del suolo in via Erennio Ponzio; questi, attraverso il rilievo elettromagnetico con metodo geofisico Radar, non evidenziava (come si evince dalla relazione tecnica) “anomalie che indichino la presenza di vuoti o cavità, per le profondità raggiunte” escludendo “la presenza di importanti strutture antropiche evidenti”. Tuttavia, i risultati del test facevano ipotizzare “la presenza di umidità diffusa in strati del sottosuolo indagato”. Non si dimentichi che a poche decine di metri dall’area indicata ha sede il criptoportico romano interrato a circa quattro metri, che nella stagione invernale è invaso dall’acqua; aspetto questo che non esclude infiltrazioni nel sottosuolo, né camminamenti di fango e acque meteoriche.
Da parte del Comune di Alife nessuna soluzione concreta in almeno due decenni, fatta eccezione di un progetto curato dall’Ufficio Lavori Pubblici mai realizzato perché allora come oggi, ci riferiscono dagli Uffici preposti, “non ci sono i fondi”. E’ pur vero che, a distanza di anni dagli esami geologici del 2001 e dal primo progetto si renda necessario un aggiornamento della situazione, e lo dimostrano le peggiorate condizioni di strade e abitati.
via-TENENTE-CAPASSOIl 10 marzo scorso, pochi giorni dopo l’apertura della buca all’ingresso di Via Tenente Capasso, il Comune chiedeva al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e alla Protezione Civile regionale chiedendo un“intervento urgente, al fine di individuare l’origine del dissesto e determinare il soggetto deputato alla soluzione della questione”, ma dopo circa dieci giorni ancora nessuna risposta.
In attesa dell’intervento richiesto, in data 19 marzo, l’architetto Corbi, responsabile dell’Ufficio Lavori Pubblici, ben consapevole del danno arrecato alle strutture e alla strada in questione, invia al Sindaco Giuseppe Avecone una comunicazione in cui fa presente la necessità di chiudere la strada al traffico di veicoli e pedoni, e di ordinare lo sgombero delle abitazioni della strada indicata. Il 29 marzo, quando facciamo visita all’Ufficio Lavori Pubblici, si è ancora in attesa di capire quale sia il “il soggetto deputato” alla soluzione del problema.  In nostra presenza, una telefonata della dottoressa Corbi al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, riesce a garantire per il pomeriggio un urgente sopralluogo in cui viene verificata la criticità del primo immobile della strada e la necessità di sgomberare il sottoscala dell’abitazione. Alle altre abitazioni nessuna verifica, ma i danni ci sono e vanno peggiorando, ancor più a causa dell’attiguità delle abitazioni che fanno da peso una sull’altra.  Nel frattempo via Tenente Capasso continua ad essere percorsa regolarmente dai pedoni; e si consideri che siamo a pochi metri dalla Scuola Primaria Paritaria “San Francesco”. Alcune transenne delimitano approssimativamente l’accesso alla via garantendo così ai residenti il normale parcheggio per le auto, mentre qualche ratto comincia a far capolino da quella buca. Una responsabilità che grava sull’attuale Amministrazione comunale, che è completamente scivolata di dosso alle precedenti Amministrazioni considerando che il primo campanello d’allarme lanciato da un cittadino della zona, notificato al Comune, risale al 27 luglio 1996.  Nell’unica relazione “esperta”, quella del 2001, il geologo incaricato del sopralluogo consigliava vivamente un’indagine in profondità al fine di verificare lo stato della rete fognaria e idrica. Oggi, a parte l’ordinanza di qualche sgombero, quale soluzione per i cittadini? Che ne sarà di quelle case vuote, o lesionate? Chi garantirà sui sacrifici che per anni intere famiglie hanno sostenuto per “alzare quelle mura”? E’ il caso di dire che “ne è passata di acqua sotto…le case” e tutto è rimasto come venti anni fa.

tenente-capasso_alife2Vengono meno così, non solo le fondamenta strutturali, ma anche quelle civili e democratiche su cui una comunità dovrebbe edificarsi quotidianamente in prospettiva futura. Lentezze burocratiche, indifferenza, superficialità, surplus di lavoro e di responsabilità non condivise rallentano e ingolfano la vita cittadina. Ma a questo si aggiunge una domanda e una priorità, che ormai viene da lontano: l’espressione bene comune per quanto tempo ancora dovrà essere relegato ai soli spot elettorali quando ci si fa garanti del funzionamento della città? E i residenti (tutti) di via Erennio Ponzio e via Tenente Capasso avranno mai il coraggio di mostrare sdegno ed esasperazione per un diritto negato? Anche questa è partecipazione perché se la città è bene comune, vuol dire che è di tutti.

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