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Terra Santa. Il Papa invita Peres e Abbas in Vaticano a pregare per la pace

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Continua il viaggio di Francesco sui luoghi della cristianità. Stamattina a Betlemme; in questi minuto si attende il suo arrivo a Gerusalemme

“Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento”. Papa Francesco in Terra Santa prega, con la fronte tocca il muro che separa Betlemme da Israele, apre le porte di casa sua per invocare il dono della pace. “La piazza della Mangiatoia ha avuto un brivido alle parole di Francesco che ha offerto casa sua in Vaticano per pregare per la pace in questa terra”, commenta Giuseppe Caffulli, direttore del mensile Terrasanta. “La commozione c’è stata non solo per questo annuncio inaspettato, ma per le modalità, che ancora una volta ci hanno stupito. Qui non si tratta solo di mettere insieme diplomazie; c’è un investimento più grande che dice che la pace si realizza dal basso, alla pari, con gesti concreti”.

Il toccante momento in cui Papa Francesco, ieri, si è fermato in preghiera sulla riva del fiume Giordano
Il toccante momento in cui Papa Francesco, ieri, si è fermato in preghiera sulla riva del fiume Giordano

L’omelia della messa celebrata dove è nato Gesù è stata interamente dedicata ai bambini che vivono situazioni di non tutela. Essi “sono un segno diagnostico per capire lo stato di salute di una famiglia, di una società, del mondo intero”, ha detto il Papa. Un riferimento molto caro a Bergoglio che – come sottolinea Caffulli – già qualche anno fa parlava dei bambini come di un termometro della società, in una lettera pastorale che viene ricordata come carta dell’infanzia. Suor Pier Luigina Carpenedo, del Convento delle Suore Dorotee Figlie di Sacri Cuori di Vicenza, è responsabile dell’Istituto Effetà Paolo VI, voluto da Paolo VI a Betlemme per il recupero dei ragazzi sordi, disabilità molto diffusa nella regione. “Non ci aspettavamo che il Papa citasse la nostra opera nell’omelia – racconta – e ci ha fatto molto piacere. Ci ha richiamato ad un impegno rinnovato nel rendere questi bambini, tutti di famiglie musulmane, autonomi di gestire in futuro la propria vita”. Già in Giordania il Papa ha mostrato la sua prossimità ai più deboli incontrando, sulle rive del fiume dove Gesù ricevette il Battesimo, rifugiati e disabili. Chiara Giorgio, 33 anni, della Fraternità del Sermig, vive da quattro anni a Madaba nell’Arsenale dell’Incontro, uno dei più importanti centri per disabili del Paese, con un centinaio di volontari che accolgono duecento bambini diversamente abili con le loro famiglie. “Abbiamo accolto con grande gioia e responsabilità le parole di Francesco, un padre che ha cura di tutti i suoi figli e che esprime un’attenzione concreta per i più piccoli e i più poveri. Uno dei ragazzi che seguiamo ha potuto offrire la propria testimonianza al Papa, raccontandogli che la sua malattia fisica si è trasformata da problema in opportunità. Qui da noi cerchiamo di guardare alle diversità non con pregiudizio ma come a una fonte di ricchezza”.

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