A Valganna in provincia di Varese torna l’esposizione della pittrice pedemontana Anna Zulla in occasione di una riflessione sull’autismo
Quando comunicare con il mondo esterno diventa quasi impossibile e l’unico modo è isolarsi da tutto e da tutti. Quando le parole e i gesti non sono scontati e si fugge da quelli altrui. Quando una madre e un padre vedono il proprio figlio chiudersi in se stesso, rifiutando ogni tipo di contatto con l’esterno e non capiscono ”il mostro” contro cui devono combattere per salvare il loro bambino.
Questi solo alcuni degli aspetti dell’Autismo, malattia che purtroppo affligge molte più famiglie e bambini di quanti possiamo immaginare e che spesso potrebbe essere prevenuta grazie ad una buona informazione.
Villa Cesarina, con i suoi eventi e il suo impegno profuso, si propone di aiutare direttamente le famiglie della Valganna colpite da questo male, per contribuire a migliorare il futuro di molti bambini.
Perseguendo questo obbiettivo, Villa Cesarina ha deciso di dare un simbolo concreto al suo impegno, scegliendo un quadro dell’artista Anna Zulla, pittrice di Piedimonte Matese (Ce), che ha già partecipato a diverse mostre collettive organizzate nella Villa di Valganna e che si distingue per il suo stile molto personale e figurativo.
Il dipinto scelto è molto particolare, si carica di intensi significati racchiusi nelle sue linee sinuose, ma ancor di più nei suoi contrasti cromatici. Il nero e le sue sfumature rappresentano il grigiore della quotidianità, l’angosciante ripetersi dei giorni, quando vivere diventa un’abitudine.
Ma a un tratto, succede qualcosa di inaspettato. Macchie di colore ravvivano i tratti e donano un senso di positività, armonia, pace, ma soprattutto di speranza.
La speranza che mantiene accesa in noi quella luce particolare, che per quanto possa vacillare nei momenti più bui, non permetterà mai che si spenga. Quella speranza che ci fa credere che un futuro migliore sia possibile e che questo luminoso futuro sia riservato anche ai bambini autistici e alle loro famiglie.
Perché i bambini autistici sono proprio come questo quadro: tendono a chiudersi in se stessi e vivere la vita secondo il loro modo di pensare, ma poi qualcuno gli tende una mano, iniziano a capirli, cominciano a comunicare con loro e tutto diventa un turbinio di colori e di luce.