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Domenica, tutti con Papa Francesco

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Aiutiamo il Papa ad aiutare. “Partecipazione responsabile e senso di appartenenza alla grande famiglia umana”: il vescovo Valentino Di Cerbo interviene sulla giornata della Carità del Papa

La Redazione – Una pratica molto antica che arriva fino ad oggi. È l’Obolo di San Pietro, la colletta che si svolge in tutto il mondo cattolico, per lo più il 29 giugno o la domenica più vicina alla festa degli Apostoli Pietro e Paolo. La colletta, come viene spiegato sul sito ufficiale (clicca qui), rimanda alle origini del cristianesimo, per sostenere materialmente coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo, perché possano impegnarsi interamente nel loro ministero, prendendosi anche cura dei più bisognosi (cfr Atti degli Apostoli 4,34; 11,29).
papa_poveriAnche nelle nostre piccole comunità, domenica si terrà questa raccolta straordinaria, che tramite la Diocesi verrà inviata al Santo Padre per le donazioni, il bene, la carità che Francesco, come i suoi predecessori hanno sempre fatto: un impegno che raggiunge i confini del mondo e copre le necessità di popolazioni, etnie, chiese particolari di cui neppure la cronaca più aggiornata ci informa. “E’ la carità che silenziosamente abbraccia l’intera famiglia umana – spiega Mons. Valentino Di Cerbo, vescovo di Alife-Caiazzo. E’ un segno di partecipazione spirituale e concreta alla missione che in primis assume il Santo Padre; questo essere con lui nella vicinanza alle miserie umane ci investe di un rinnovato protagonismo nella Chiesa, di una consapevole partecipazione alla sua missione, e di un più attento ascolto ai lamenti, alle grida di aiuto che si alzano da ogni parte”.
Don CorradoOltre alle collette destinate ai luoghi più nascosti del mondo, Francesco non si fa trovare impreparato di fronte alle richieste di aiuto che gli giungono ininterrottamente: ricariche telefoniche, acquisto di medicinali, fitti da pagare; il Papa è lì pronto, con modesti assegni, cifre simboliche per esprimere, attraverso le sue mani, l’amore e la premura che la Chiesa ha per i suoi figli. Oltre agli enti della Santa Sede incaricati della distribuzione di questa carità, Papa Francesco ha affidato l’impegno di “pronto soccorso” – in giro per l’Italia e in particolare per la città di Roma – al suo elemosiniere Mons. Corrado Krajewski (foto in alto), un tempo cerimoniere papale, amico di tanti sacerdoti e laici qui ad Alife-Caiazzo dai tempi di Giovani Paolo II: “Il Papa un giorno mi ha detto: le tue braccia saranno il prolungamento delle mie braccia”. E così è iniziata la sua avventura che notte e giorno lo conduce tra i barboni, gli ammalati i bisognosi. “Quando mi ha nominato Elemosiniere ha aggiunto: la scrivania non fa per te, puoi venderla. E non aspettare che la gente bussi, vai tu a cercare i poveri, fallo per me”.
Sul valore dell’Obolo di San Pietro ritorna Mons. Valentino Di Cerbo che ricorda la sua esperienza in Segreteria di Stato, luogo-chiave del contatto tra la Santa Sede e il mondo: “Intorno a questa giornata di carità c’è un’attenzione diversa dal solito: è la consapevolezza di quanto sia vero e concreto l’aiuto che il Santo Padre raccoglie grazie alla mobilitazione delle chiese sparse in tutto il Pianeta e non trattiene per sé, ma ne fa dono.
La macchina organizzativa che direttamente con il Papa gestisce e destina le somme raccolte è perennemente attiva, con gli occhi e i riflettori continuamente puntati sui segnali che provengono da ogni luogo, o talvolta andando a scovare direttamente i casi di necessità. E’ l’esperienza di una Chiesa in movimento, che non sta a guardare ma opera e agisce nel segno dell’universalità e della comunione”.
Tuttavia la crisi c’è e si sente; negli anni appena trascorsi ha avuto delle ripercussioni anche su questa iniziativa: “Non conta la quantità di denaro raccolta, ricorda Di Cerbo, ma la partecipazione al cammino che simbolicamente Papa Francesco compie tra le periferie, incrociando gli sguardi degli ultimi e tendendo loro una mano”.
Ci vediamo domenica a messa!

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