Home Chiesa e Diocesi Alife. Correva l’anno 1987, teatro e fede nella “Traslazione di San Sisto”

Alife. Correva l’anno 1987, teatro e fede nella “Traslazione di San Sisto”

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La sacra rappresentazione in tre atti, opera di un autore misterioso, rinvenuta nell’Archivio della Cattedrale e messa in scena dai giovani di Azione Cattolica negli anni Ottanta

Emilia Parisi – Negli anni Ottanta un gruppo di giovani e volenterosi sacerdoti stava conducendo delle ricerche nell’Archivio della Cattedrale di S. Maria Assunta quando uno «scartafaccio incartapecorito» catturò la loro attenzione: si trattava di un antico manoscritto, costituito da 20 fogli di pergamena,  recante sul primo foglio la scritta «Traslazione di S. Sisto I p e m» e sull’ultimo la data 1829. Mancava soltanto la firma dell’autore, probabilmente un erudito di vasta cultura storica e letteraria, il cui nome ancora oggi è avvolto nel mistero. Il dramma storico-religioso, in parte basato sulla  reale vicenda del trasferimento delle reliquie del Patrono di Alife e in parte frutto dell’inventiva dell’ignoto scrittore, è suddiviso in tre atti: il primo comprende otto scene, il secondo è costituito da tredici scene, mentre il terzo si compone di dieci scene.
Traslazione_SanSisto_9Fin dal primo atto lo spettatore vive il dramma di un paese colpito dal flagello della peste, affamato e ridotto in miseria, in attesa di una grazia divina. Prefetto e comandante, obbligati a fare le veci del conte Rainulfo III che si trova a Roma con le sue truppe per difendere l’antipapa Anacleto II, si rivelano del tutto incapaci a tenere sotto controllo una situazione a dir poco drammatica. Anche la contessa Matilde, preoccupata per le sorti dell’amato consorte e per l’aggravarsi delle condizioni del contino Roberto, reagisce barricandosi nel castello non ancora infettato dal morbo. Al dramma si affianca una linea comica affidata a tre simpatici personaggi: il cialtrone Trifone, venditore del farmaco miracoloso detto “Sanatotos”, il discepolo Vertunno, ciarliero e istrione che rappresenta l’anima popolare alifana e il sotto-discepolo Sabatino, menestrello ante-litteram. Chi veramente sostiene la città è il Vescovo Ruberto che scende in piazza per soccorrere gli affamati e i bisognosi, per pregare la divina misericordia affinché conceda al popolo di Alife le reliquie di un Santo Protettore. Il primo atto si conclude con una buona notizia: la concessione a Rainulfo, da parte di Anacleto, delle spoglie del Santo Pontefice Sisto I.
Tutto sembra precipitare quando, nel secondo atto, giunge la notizia che gli alatrini, afflitti anch’essi dalla peste, hanno trattenuto le sacre reliquie. Il nodo sembra sciogliersi alla fine del secondo atto, con il lieto annuncio della presenza del conte Rainulfo e delle sue truppe alle porte della città. Il terzo ed ultimo atto è quello risolutivo: finalmente lo spettatore può fare la conoscenza del mitico Rainulfo III, descritto come devotissimo e pacifico, che spiega al Vescovo i particolari della concessione delle reliquie e della schermaglia con gli alatrini e tranquillizza la contessa Matilde sulle sorti del contino Roberto, che alla fine sarà salvato grazie all’intercessione di S. Sisto. La sacra rappresentazione fu portata in scena il 13 e il 14 agosto del 1987 dalla Compagnia “Il Segno” dell’Azione Cattolica di Alife.
Nella foto Aldo Amodeo e Salvatore Cirioli    

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