Home Chiesa e Diocesi Alife. Come va con gli immigrati africani? Qui nessuno è straniero

Alife. Come va con gli immigrati africani? Qui nessuno è straniero

990
0

L’Ufficio Problemi Sociali e Lavoro della Diocesi ha predisposto un piccolo progetto di formazione e integrazione per il gruppo dei 18 immigrati giunti ad Alife

La Redazione – L’arrivo ad Alife di un gruppo di giovani immigrati in asilo politico aveva suscitato nel giro di poche ore un certo malcontento. Storia di un mese fa, circa. Le voci che si erano rincorse tra la popolazione parlavano di 300 uomini “da tenere a bada” perché avrebbero sconvolto la tranquillità alifana.
Qualcuno ci ha provato a mandarli via, ma non ci è riuscito.
La casa che ora li ospita si è rivelata idonea a contenerli tutti: non sono 300 ma appena 18 accompagnati da un mediatore culturale, forse l’unico che riesce a comunicare chiaramente con loro parlando la lingua di ciascuno. Provengono da Gambia, Senegal, Guinea Bissau e Mali; hanno tra i 17 e i 26 anni e tanta voglia di giocare a calcio.
Sì, il pallone è uno dei loro passatempi preferiti nelle giornate che, dalle nostre parti, scorrono in maniera sempre uguale, soprattutto in un territorio di piccoli nuclei urbani che non offre particolari servizi e divertimenti.
Foto2967La cooperativa che ha la cura di questo gruppo è entrata in contatto con l’Ufficio Problemi sociali, lavoro, giustizia e pace della Diocesi di Alife-Caiazzo chiedendo collaborazione per un piccolo progetto di formazione e integrazione sociale di questi simpatici ragazzi: la risposta non si è fatta attendere tanto che il direttore dell’Ufficio, Annamaria Gregorio, ha da subito predisposto un corso di lingua italiana grazie alla collaborazione volontaria di Maria Rosaria Francomacaro, docente di Lettere presso l’Istituto industriale di Piedimonte Matese e presidente parrocchiale di Azione Cattolica presso la parrocchia di Ave Gratia Plena. I ragazzi, presso i locali della Caritas, in Piazza Santa Caterina ad Alife, una volta a settimana seguono il loro corso, seduti nei banchi proprio come a scuola; per loro si apre così la possibilità di superare i primi ostacoli legati soprattutto alla lingua. La curiosità e l’entusiasmo che li contraddistinguono ci rende difficile immaginare il dolore e il pianto che li ha accompagnati nella lunga traversata che li ha condotti fin qui.
Al laboratorio “culturale” si è affiancato un momento di carattere puramente sociale, in quanto l’Ufficio diocesano ha predisposto anche  incontri con le associazioni locali durante i quali potrà esserci uno scambio di esperienze o rappresentare solo un momento ricreativo. Il primo di questi laboratori si è tenuto in collaborazione con gli adulti di Azione Cattolica della Cattedrale, durante il quale ciascuno dei 18 giovani presenti, oltre a presentarsi, ha voluto con orgoglio mostrare sul planisfero il proprio paese d’origine. Anche in questo caso, a prevalere sono stati i sorrisi e la serenità (momentanea) per esserci riusciti a sfuggire il dolore e la fame. Per il momento.
In più cosa può fare un cittadino qualunque? Niente…se non quel che basta a donare dignità a 18 giovani che cercano un progetto per la vita. E allora, conta la vicinanza e un pizzico di solidarietà.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.