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San Gregorio Matese dall’età liberale al fascismo, incontro con l’autore nella Biblioteca Diocesana San Tommaso

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Dal 1912 al 1926: personaggi, eventi e strategie politico-sociali nell’opera storiografica del prof. Armando Pepe

Giovanna Corsale | “La Biblioteca-diocesana-San-Tommaso-d'Aquinovoglia di scavare, di andare fino in fondo ai documenti, con l’intenzione di lasciare soprattutto ai giovani un’eredità storica che va ancora coltivata nel tempo”. Con queste parole, a tratti rotte dall’emozione, il professore Armando Pepe, autore del libro San Gregorio Matese dall’età liberale al fascismo (1912 – 1926), risponde alla domanda postagli dal prof. Costantino Leuci su cosa lo avesse spinto a scrivere quest’opera, durante la presentazione avvenuta ieri sera presso la Curia vescovile di Piedimonte Matese.
Il consistente valore storiografico del testo è stato messo in evidenza dai relatori intervenuti, ognuno dei quali si è poi soffermato su un aspetto specifico del contenuto trattato. Tanti sono gli spunti di riflessione offerti dall’autore, che permettono di inquadrare la storia di San Gregorio Matese, dal 1912 al 1926, in prospettive differenti, a partire da quella di carattere prettamente storico. Su questa linea si è sviluppata la riflessione del professore Felicio Corvese del Centro Studi Daniele di Caserta, il quale si è concentrato sulla diffusione di cui il fascismo ha goduto in quegli anni nel territorio di Caserta e provincia. Una centralizzazione politica e partitica che indusse il governo ad appoggiare ufficialmente i fascisti, al punto da ostacolare ogni forma di dissidenza o contrapposizione.
In questo frangente storico, nel piccolo borgo arroccato sul Matese si distingue l’attività religiosa, sociale, pedagogica e politica di don Giacomo Vitale. Legato idealmente a don Pietro De Lellis, avendo ricoperto entrambi la “cattedra spirituale della Chiesetta della Madonna delle Grazie alle falde del Monte Cila”, e discepolo del Toniolo, Giacomo Vitale fu testimone del “fervido clima ecclesiale” che in quel periodo caratterizzò San Gregorio. Questo l’aspetto sul quale don Alfonso Caso focalizza il suo intervento, sottolineando l’importanza di considerare don Vitale un “maestro”, fondatore tra l’altro dell’Azione Cattolica, un esempio di religiosità sofferta e di profondo amore per il sapere che egli ha saputo trasmettere alle generazioni successive.
Alla poliedrica personalità di Giacomo Vitale se ne affiancano altre, alcune delle quali sono state presentate dal dott. Alberico Bojano mediante l’ausilio di fotografie risalenti agli anni ’20. Si tratta di individui che hanno svolto ruoli di primo piano nello scenario politico di San Gregorio. Achille Caso, sindaco dal 1905 al 1914; il barone Arturo Lombardi, membro del Consiglio Comunale nel 1905 e impegnato in incarichi di vario genere o Alfonso Caso, già membro del Consiglio Comunale nel 1913, e tanti altri.Biblioteca-diocesana-San-Tommaso-d'Aquino2
Il professore Sergio Tanzarella, invece, ritorna sulla figura di Vitale, a quell’epoca additato come “persona pericolosa”, per i suoi ideali di umanità e vicinanza ai disagiati, egli infatti viene ricordato anche per la sua spietata lotta contro l’analfabetismo. L’impegno sociale del Vitale si riflette in quel Cattolicesimo che fu inaugurato dall’enciclica di Leone XIII Rerum novarum e da Il fermo proposito promulgato invece da Papa Pio X. Nelle gesta di don Giacomo Vitale va riconosciuto come determinante l’influsso di don Luigi Sturzo.
A terminare l’interessante confronto con l’autore Mons. Valentino Di Cerbo, il quale ha riannodato il filo del complesso discorso, relativo alle esperienze e ai contesti affrontati, intorno al concetto della “custodia dell’identità” di una terra, concetto che ognuno ha il dovere di mantenere alto. Solo così è possibile cogliere l’eterna presenza delle origini storiche nel tessuto sociale e culturale di ogni popolo.

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