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Da Pontelatone ad Alife, giovani pellegrini sotto la Porta santa

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Hanno varcato la porta della misericordia della Diocesi di Alife-Caiazzo, accolti dal parroco della Cattedrale don Cesare Tescione

La Redazione – Sono giunti da Pontelatone in treno e hanno trascorso un’intera giornata presso il Santuario della Madonna della Grazia: si tratta dei 18 giovani del gruppo L.U.C.E. che ad ottobre hanno intrapreso il percorso del catecumenato crismale, guidati dal seminarista diocesano Paolo Vitale.
Hanno scelto di vivere un momento “fuori casa” immergendosi nella quiete del luogo, ma soprattutto nella preghiera e nella meditazione che li hanno accompagnati per l’intera giornata. Filo conduttore del loro incontro la parabola del Padre misericordioso “tradotta” nella suggestiva opera di Rembrandt su cui si sono lungamente soffermati i ragazzi: luce e ombra, l’atmosfera di un’opera d’arte ben riflette il contenuto di un passo evangelico e l’esperienza di vita di ciascun credente.
Meditazione al mattino, pranzo e poi in preghiera davanti all’Eucarestia nell’antica cripta della chiesa; a sorpresa la visita del vescovo Valentino Di Cerbo che si è reso disponibile per le confessioni.
Per concludere la lunga giornata di spiritualità l’intero gruppo si è spostato a piedi verso la Cattedrale percorrendo, come tutti i pellegrini, il tratto della Via Francigena che passa proprio davanti al piccolo santuario di campagna e conduce verso il centro della città.
Le porte spalancate della Cattedrale hanno dato il benvenuto ai giovani pellegrini che come vuole la tradizione hanno baciato la porta santa e sostato in ginocchio prima di entrare: non riti d’occasione, ma espressioni sincere di fede che molti di questi ragazzi scoprono per la prima volta, occasioni di incontro con Gesù mostrato loro in maniera diversa, reso vivo attraverso il racconto della sua vita che chiede di rivivere attraverso i gesti, la misericordia, l’amore dei credenti.
“Rifacciamo questa esperienza”, è stata la proposta dei ragazzi.
Hanno forse trovato quello che cercavano?
Può darsi. Si sono resi disponibili ad incontrare il Signore e il loro cuore non è rimasto deluso.
Quanti segni di speranza nella nostra terra! Quanti germogli da curare amorevolmente!
Quanta fede che chiede di maturare…
Ad una Chiesa (sacerdoti, educatori, catechisti) che spesso resta a guardare, è il caso di dire che il terreno da arare è pronto.

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