
A quattrocento anni dalla morte di Miguel De Cervantes , autore del celeberrimo Don Chisciotte della Mancia, il Museo Civico Raffaele Marrocco di Piedimonte Matese ha ospitato una commemorazione in omaggio al più illustre scrittore della letteratura spagnola. L’evento, promosso da Banca Capasso Antonio SpA, si è articolato in due momenti estremamente stimolanti e suggestivi: la presentazione del libro Alla ricerca di Don Chisciotte, da parte degli autori Claudio Visentin e Stefano Faravelli; l’esibizione musicale del gruppo Sensus che, diretto da Marco Muzzati, ha creato, con le sue sonorità antiche, un’atmosfera di raffinata evocazione del Siglo de Oro, sulle note di un’arpa, di una vihuela (chitarra barocca), di una viola da gamba e delle percussioni. Il preludio musicale, dal ritmo affascinante e soave, si è dissolto lentamente per lasciare spazio alla presentazione del libro, per riprendere, in conclusione, quasi ad incorniciare magicamente la nuova riflessione sui personaggi di Don Chisciotte e di Sancho Panza, riattualizzati nelle peripezie del viaggio che i due amici scrittori Visentin e Faravelli hanno compiuto proprio alla ricerca e all’insegna di Don Chisciotte, un personaggio che, valicato il confine letterario, in virtù della sua vocazione all’azione, diviene più reale di miriadi di uomini realmente esistiti. La forza unica di Don Chisciotte, famoso per la sua insensata lotta contro i mulini a vento scambiati per giganti, è quella di farsi uomo dell’avventura, dell’esperienza dell’improbabile che non ha fine perché non conosce il fallimento. Un uomo deciso, facile alla scelta e all’azione, tanto quanto Amleto è incline al dubbio e alla riflessione, i veri ostacoli alla possibilità di una vita che si sciolga lungo la via dell’avventura.
Una vita in cui la fantasia diventa una lente attraverso la quale è possibile leggere negli elementi della realtà dei simboli di qualcosa d’altro, prigioni, catene, manette e tutto ciò che imbrigli la libertà dell’uomo. Ecco, allora, che le inspiegabili imprese di Don Chisciotte acquistano una nuova luce e recuperano un senso insperato, ecco che la lotta contro i mulini a vento, scambiati per giganti, diventa la lotta dell’uomo contro il tempo, contro Saturno, contro Kronos, il titano che tutto divora, simbolo del tempo che tutto inghiottisce e ingloba nel suo vortice. Compito di cui si sentono investiti Faravelli e Visentin, rispettivamente i nuovi Don Chisciotte e Sancho Panza, è anche quello di comprendere quali potrebbero essere le sfide dell’attualità in cui i due personaggi letterari si lancerebbero a capofitto.
E ancora una volta a venire in loro soccorso è il viaggio, in particolare la visita a Consuegra, proprio la città dei mulini a vento che oggi, lungi dal sembrare giganti minacciosi, hanno un aspetto sempre più insicuro e spaventato nel vedersi accerchiare, a fila sempre più serrate, da villette a schiera e costruzioni della contemporanea speculazione edilizia. Questa la nuova battaglia di un Don Chisciotte dei nostri tempi, questo l’insegnamento immortale di un personaggio che non trova sosta, sempre pronto ad un nuovo viaggio, ad una nuova avventura, ad una nuova lotta, perché nessuna impresa può dirsi mai fallimentare. Il fallimento non esiste che nel mancato successo di un risultato. Ma è qui l’errore che blocca l’azione. Il metro di giudizio dell’impresa non risieda mai nel risultato finale con cui l’impresa si chiude, ma nell’intenzione con la quale la si è intrapresa.