Home Arte e Cultura A Bari la Biennale Bibart per riscoprire l’arte nelle chiese

A Bari la Biennale Bibart per riscoprire l’arte nelle chiese

Fino al 15 gennaio mostre ed eventi in sei delle venti chiese del borgo antico e nel museo diocesano, la rassegna promossa dalla Federico II e dalla onlus Vallisa Cultura

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Andrea Dammacco

Ritornare ad evangelizzare attraverso l’arte, recuperare lo spirito critico della società e la contemplazione della bellezza. Questi alcuni degli obiettivi di Bibart, la prima Biennale Internazionale d’Arte di Bari, rassegna di mostre ed eventi fino al 15 gennaio in sei delle venti chiese del borgo antico e nel museo diocesano. Organizzata dalla Federico II eventi e dalla onlus Vallisa Cultura e con il patrocinio, tra gli altri, della diocesi di Bari-Bitonto, dell’Ambasciata di Armenia e dei consolati di Croazia e Brasile, la manifestazione raccoglie opere di 156 artisti di tutto il mondo ma soprattutto 48 opere di Cezanne, Renoir, Manet, Picasso, Dalì, Mirò e Guttuso provenienti dalla collezione di privata del maestro neorealista, e padrino dell’evento, William Tode. “L’arte serve per evangelizzare – dice monsignor Antonio Parisi, responsabile dell’Ufficio diocesano di musica e cultura – e questo è l’inizio di un percorso verso la bellezza, che ci aiuti ad alzare lo sguardo verso Dio che è la bellezza assoluta”.
Chiesa in cammino. Le opere d’arte hanno una grande capacità evocativa, raccontano eventi e volti di cui il cristianesimo è ricco. “Per questo – aggiunge mons. Parisi – bisogna dare nuova vita alle chiese, perché diventino spazi espositivi e di confronto per l’arte contemporanea con l’obiettivo di aprire le porte al dialogo della storia con il presente. Mi riferisco soprattutto a situazioni come Barivecchia dove ci sono venti chiese per 8mila abitanti. Ecco alcune di queste potrebbero essere usate per le arti, per incontri, eventi”. C’è infatti un metodo pastorale tanto antico quanto attuale che è quello dell’arte, perché “la gente deve imparare ad alzare gli occhi al cielo”. D’altronde fu lo stesso Paolo VI che richiamò la Chiesa ad un nuovo incontro con l’arte contemporanea: “Paolo VI convocò il mondo degli artisti contemporanei ad un incontro innovativo chiedendo aiuto a tutti i presenti. Fu il primo passo concreto verso la riapertura di un dialogo interrotto, come lui stesso disse, dalla pigrizia, dall’ignoranza e dall’attaccamento alla tradizione visto come fissa ed inamovibile”. E un percorso attraverso l’arte contemporanea e antica tra le chiese di Barivecchia è proprio quel tentativo della Chiesa di insegnare la contemplazione della bellezza per mezzo del loro uso culturale.
Come Chiesa dovremmo metterci in cammino con gli artisti.
La contemplazione – sottolinea mons. Parisi – aiuta lo spirito e il corpo dell’uomo, l’arte aiuta ad essere più sereni, meno arrabbiati. E dovremmo anche essere più furbi perché ci sono studi di economisti che dicono che un euro investito in cultura ne produce due”.

Miguel Gomez, “I colori danzanti del sacro”

Giovani assetati d’arte. Allora serve ripartire dalle nuove generazioni. Questo della giovinezza e del suo futuro è un concetto ormai abusato ma che non può perdere di significato. A confermarlo è William Tode, curatore della mostra “Dal Postimpressionismo al Neorealismo: viaggio tra le avanguardie del Novecento” insieme a Miguel Gomez e ospite d’onore di Bibart. Lui è maestro e guida per tanti ragazzi che decidono di dedicare la loro vita all’arte: “La gioventù è assetata di cultura e quindi di amore – afferma Tode –. Dovunque, vedo giovani che hanno voglia di imparare, di ammirare le opere e, chi ha talento, di fare, come mestiere, quello per cui ha studiato, dando forma e sostanza al proprio spirito”. Tode è un perenne innamorato dell’arte, senza la quale la sua stessa esistenza non avrebbe senso: “Questa è la missione che mi ha dato Dio. Con la mia arte, il mio lavoro, cerco di aiutare chi posso a dar linfa nuova alla propria carriera artistica”, ma anche a far tornare a vivere opere d’arte distrutte dalla furia della natura, come ha fatto per i terremoti dell’Irpinia, del Belice e per Norcia oggi. Alcune sue opere sono infatti messe in vendita da egli stesso per una raccolta fondi per il ripristino della Basilica di Norcia. “È un modo per ricostruire una storia. Lo faccio per amore perché dobbiamo lasciare qualcosa ai nostri ragazzi che hanno la viva voglia di aprirsi al mondo”.

da Agensir

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