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Scuole del Matese al freddo, gli studenti protestano e vanno a casa

Troppe ore al freddo, troppe "assenze" della politica o progetti "spesi" male. I risultati sotto gli occhi di tutti

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Diritto allo studio negato. Riassumiamo così il pensiero comune di studenti, genitori, professori, collaboratori scolastici e Dirigenti, dopo aver verificato ancora una volta, questa mattina, l’impossibilità ad accedere alle aule scolastiche a causa del mancato e completo funzionamento del riscaldamento nelle aule scolastiche.
Non si sentono rappresentati, non si sentono tutelati da quella Politica (a più livelli) che dovrebbe garantire la robustezza dell’anello più importante di una complessa catena sociale.
La formazione, questa volta attraverso la carenza del servizio, è di nuovo calpestata, messa da parte da chi considera la scuola semplicemente “un arco di tempo”, un passaggio dovuto tra i banchi di scuola, un momento più o meno leggero nella vita di un giovane…
“Qui formiamo le coscienze e dobbiamo permettere ai nostri studenti di comprendere ciò che non funziona”, le parole severe dalla Dirigente del Liceo Galilei Bernarda De Girolamo, la quale ha richiesto ed ottenuto dalla Provincia di Caserta un prolungamento dell’orario di accensione dei termosifoni fino alle 13.30, già a partire da oggi.
Questa mattina i suoi studenti non sono entrati in classe per protesta, perché, come spiegano molti di loro, “per farsi ascoltare bisogna per forza reclamare, urlare; ogni possibilità di dialogo sembra un compromesso… Non ci sta bene”.
Malfunzionamento di un complesso sistema se si pensa che il personale Ata, regolarmente in servizio durante il periodo delle festività natalizie (festività per alunni e docenti) ha lavorato al freddo perché “la legge” vuole che i termosifoni riscaldino solo durante il tempo effettivo di scuola.
Contraddizioni di un sistema che traballa; contraddizione di una politica di governo che dopo aver privato le Province di autonomie e disponibilità economiche ora pesa sulle famiglie anche in questo modo tradendo la fiducia dei cittadini nel servizio pubblico, nelle garanzie di formazione umana e culturale che il Paese dovrebbe garantire.
Messi peggio gli alunni del Commerciale De Franchis, e ancora peggio quelli dell’Industriale Caso dove fino a stamattina le ore destinate al riscaldamento erano appena tre in aule già precarie per i loro materiali di costruzione e rivestimento.
È la puntuale risposta di una politica che gioca al rimpallo delle responsabilità e continua a svendere slogan del tipo “I giovani sono il nostro futuro”.

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