Come ormai tutti sapranno, oggi alle ore 17.30, con la preghiera dei Vespri, vi sarà l’accoglienza del primo nucleo delle Adoratrici Perpetue, presso il Monastero benedettino di Piedimonte Matese, dove d’ora in avanti presteranno servizio.
Quello che avverrà stasera però non è un semplice avvicendamento tra due ordini femminili, bensì un autentico evento storico, un atto che segna l’inizio di una nuova presenza religiosa ed il termine di un’altra, quella benedettina, che ha accompagnato la vita della città e della Parrocchia di Ave Gratia Plena fin dai primordi della propria storia.
Infatti, oltre mille anni fa, le monache benedettine già erano presenti in territorio piedimontese, con una prima fondazione di matrice longobarda, mentre dal 1568 presero stabile dimora nel Centro storico: lì, esse edificarono la sontuosa chiesa dedicata al Santissimo Salvatore, per la cui realizzazione incaricarono addirittura il grande architetto Cosimo Fanzago.
Il Monastero di Vallata, quello che stasera sarà teatro dell’avvicendamento, venne fondato invece nel 1646, grazie alla munificenza di Porzia Carafa, Duchessa di Laurenzana e del Vescovo del tempo, Mons. Pietro Paolo de’ Medici.
Il massiccio fabbricato, ampliato intorno a più riprese nel corso dei secoli, contemplò anche l’erezione di una imponente Chiesa, completata e consacrata nel 1831. La presenza benedettina venne turbata dall’avvento dell’unità italiana: le leggi eversive portarono alla confisca del monastero, successivamente riscattato dal Vescovo Settimio Caracciolo; nei primi decenni del novecento poi, grazie all’interessamento del vescovo Felice Del Sordo, la Comunità monastica rifiorì con l’arrivo delle Benedettine dell’Adorazione Perpetua, sia a Vallata che nel Centro storico. Quando nel 1954 quest’ultime lasciarono il posto alle Canossiane, le suore di Vallata rimasero l’ultimo baluardo benedettino in città, nella cui vita non si inserirono solo con la preghiera continua ma anche attraverso meritorie iniziative di servizio sociale e comunitario, tra le quali vanno ricordati il confezionamento di particole, i famigerati lavori di ricamo e di maglieria, attività di miniatura, di doposcuola e di insegnamento musicale fino alla gestione di un asilo vero e proprio ed all’insegnamento primario negli stessi locali del monastero.
Ed eccoci arrivati a oggi: dopo la brillante gestione della fondazione ad opera di Madre Luciana Pifferini, presente a Piedimonte dal 2013, è toccato al vescovo, Mons. Valentino di Cerbo, di assolvere al non facile compito di guidare una transizione. Inserendosi nel solco dei suoi predecessori, con felice intuizione, egli ha contribuito a concretizzare l’arrivo delle Adoratrici Perpetue, che pur aderendo alla regola agostiniana, portano avanti l’adorazione continua del Sacramento, come fatto fin qui dalle Benedettine; la nuova presenza monastica inoltre riecheggia un’altra presenza agostiniana, ossia quella di Castello del Matese, avutasi tra gli inizi del ‘700 ed il principio del secolo successivo.
Storia e futuro che si intrecciano dunque, in una meravigliosa successione di corsi e ricorsi, dove lo zelo della vita monastica da un lato e quello dell’episcopato alifano dall’altro, in un millennio e mezzo di storia, hanno contribuito a forgiare ed arricchire la Fede del popolo piedimontese e dell’intera Diocesi, in maniera indelebile.