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INTERVISTA. Il nostro fieno in viaggio verso Amatrice. La solidarietà dell’Alto Casertano nell’intervista alla giornalista Adele Consola

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Com’è nata l’idea di recuperare fieno per le popolazioni terremotate? Quale risposta dagli agricoltori locali?
L’idea è nata appena la televisione ha cominciato a documentare i drammi dei terremotati che quest’inverno hanno patito anche per la molta neve caduta. Ho lanciato l’iniziativa attraverso la mia testata giornalistica RadiCe e da quel momento ho ricevuto solidarietà collaborazione da più parti. Gli allevatori della nostra terra sono straordinari, non ne avevo dubbi…

I risultati hanno superato le attese. Avete raccolto tanto fieno…
Si, è proprio il caso di dire che i risultati hanno superato le attese. Con un primo carico abbiamo consegnato ad Amatrice i primi 60 rotoli di fieno (30 ad un’azienda nella frazione di San Benedetto e 30 in quella di Roccaopassa; il giorno dopo  è partito anche un carico di foraggio. Un secondo carico di fieno con altri 30 rotoli è finito ad Accumuli; altri 30 a Configno.
Agli allevatori di Alife, Gioia Sannitica e San Potito Sannitico se ne sono aggiunti altri dei paesi limitrofi e questo ha reso necessario organizzare più partenze. Nel frattempo seguiamo in maniera molto scrupolosa la logistica del trasporto perché il quantitativo di gasolio che occorre, nonostante la meravigliosa disponibilità dei trasportatori, è abbastanza elevato.

Come avete individuato le famiglie destinatarie del nostro fieno?
Tramite alcune persone del luogo siamo riusciti ad avere dei nominativi di allevatori in difficoltà; poi una volta arrivati sul posto ci siamo resi conto che davvero un nome vale l’altro. Ciò che conta però è la consegna diretta alle aziende, senza trafile burocratiche a cui – purtroppo – gli allevatori sono sottoposti per avere il necessario che occorre alle loro stalle.

Gli allevatori di Amatrice che situazione vivono? Quali sono concretamente i loro bisogni? Cosa si è “spezzato”?
E’ come se ci fosse stato un bombardamento, ed è come se fosse accaduto appena ieri. Gli allevatori di Amatrice come detto più volte sono le radici per cui quelle macerie vivono ancora. Alcuni tra loro, oltre alla preoccupazione di come mandare avanti i propri animali, si trovano a dover combattere con il dolore di drammi personali quali la perdita di un figlio e altri parenti.
Spesso le molte storture della burocrazia e della prassi calpesta la loro dignità. Ci hanno raccontato di essere diventati egoisti, che quando arrivano gli aiuti si litiga. A tenere alta la tensione anche la convivenza con gli uomini in divisa, “inviati” a custodire quei luoghi e spesso ad imporre divieti necessari: si sentono estranei in casa propria perché magari gli viene impedito di percorrere alcune strade necessarie per raggiungere le loro aziende e quei bisogni essenziali come un pezzo di pane fresco e un paio di stivali per lavorare.

Quali storie, oggi, si celano tra le macerie?
Le più incredibili… Vi racconto un aneddoto, simbolo di un’intera realtà: uno degli allevatori che abbiamo conosciuto, il signor Umberto (che quel maledetto 24 agosto ha perso sotto le macerie i genitori ed un figlio di 13 anni) ha raccontato che ogni serata si conclude con un pianto, nel letto della roulotte dove vive oggi. È gente visibilmente provata, ma è soprattutto gente visibilmente forte: speriamo che questo coraggio non li abbandoni mai.

La solidarietà continua, c’è ancora fieno da consegnare…
Una straordinaria risposta quella venuta dal nostro territorio. Per stasera è programmata una nuova partenza di fieno destinato a due piccole aziende agricole di Amatrice: la gente del nostro territorio ha dimostrato una solidarietà straordinaria confermando che, come sempre, è solo la gente semplice che aiuta la gente semplice. Basti pensare che il titolare del Bar Cin Cin di Alife, oltre ad aver accompagnato un carico di fieno, ha personalmente consegnato quantità di cibo a diverse famiglie del posto. A lui si aggiunge la solidarietà messa in campo dal Raggruppamento delle Associazioni alvignanesi e di tanti altri che si sono mobilitati in questi mesi. Siamo Sanniti coraggiosi e pronti ad andare fino in fondo perciò non abbiamo nessuna intenzione di smettere con gli aiuti adesso che abbiamo cominciato.  Madre Teresa di Calcutta diceva “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.

Con quali disagi concreti fa i conti un primo cittadino quando i riflettori mediatici si spengono?
Il sindaco Pirozzi è sobbarcato da impegni, fuori la porta del suo container ci sono 3 carabinieri che a turno fanno entrare chi ha la necessità d’incontrarlo. Appena gli abbiamo detto del fieno ha alzato le mani dicendo: “non voglio sapere a chi lo avete portato: per me sono tutti uguali”. Poi ci siamo abbracciati e mentre anche abbracciandolo non ho potuto fare a meno di piangere, lui ci ha strappato un sorriso, esattamente con la stessa forza che vediamo dalla tv.

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