La Corte dei Conti conferma il dissesto finanziario del Comune di Alife, anzi ne rincara la dose perché ormai il passivo dell’Ente ha raggiunto quasi 13 milioni di euro.
Così si evince dalla deliberazione n. 70 della Camera di Consiglio del 25 maggio (scarica il Documento o accedi alla sezione Avvisi del Comune) dopo che i magistrati Coppola, Cassaneti e Sucameli – successivamente all’udienza del 4 maggio in cui hanno depositato le loro informazione il Sindaco Cirioli, il responsabile finanziario Fattore e l’Assessore Di Caprio – hanno accertato tutti i motivi per cui l’Amministrazione di Alife ha deliberato il dissesto lo scorso 9 aprile. Sentenza inoltrata al Ministero dell’Economia e quello dell’interno e alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere tanto è grave la situazione alifana.
Nelle motivazioni della sentenza, la Corte torna ad elencare le gravi irregolarità contabili che il Sindaco ha più volte sottoposto all’attenzione di tutti: dal disordine organizzativo che rende inattendibili i conti del comune di Alife al grave squilibrio del bilancio di previsione 2016-2018; dalla incertezza degli incassi attesi dal Comune alla totale assenza di controllo delle riscossioni per l’inadeguatezza degli Uffici comunale e, come se non bastasse, delle società esterne che lavorano per conto dell’Ente ma che risultano addirittura inefficaci. In ultimo, i giudici contabili constatano la gravissima situazione del D.l. n. 35/2013, e cioè quella norma che permette di pagare i debiti del Comune ai propri creditori che hanno effettuato un lavoro, attingendo le risorse da un fondo di 8milioni di euro ricevuti da Cassa Depositi e prestiti, (solo 2 milioni e mezzo risultano regolarmente rendicontati).
Nell’incontro del 4 maggio, Di Caprio, già consigliere comunale dal 2011 al 2016, ha riferito, oltre alle anomalie più recenti, che già nel 2012 fu avanzata una prima proposta di Dissesto non accettata dalla maggioranza dell’allora sindaco Avecone.
Dissesto che fu evitato, secondo il parere di Fattore, interrogato su questo dal Presidente della corte (magistrato Coppola) grazie ad un bilancio dopato e cioè una sovrastima delle entrate e al mancato pagamento delle spese.
Ora il Comune avrà tempo 60 giorni per mettere in atto le misure correttive opportune. Quindi in primis il Sindaco (Cirioli), l’Assessore al Bilancio (Sasso), il Responsabile del Servizio finanziario (Fattore), il Revisore dei Conti (Raffaele) dovranno procedere per le proprie competenze altrimenti agirà la Guardia di Finanza che già ben conosce le stanze del comune di Alife, intervenendo questa volta per diretto ordine della Corte dei Conti.
All’amministrazione Cirioli, con i suoli limiti di autonomia politica, data la crisi della maggioranza iniziata proprio con la dichiarazione di dissesto del Consiglio comunale, spetta procedere con le misure correttive dei conti, sia in entrata che in uscita, con la verifica degli incassi e le spese da limitare accuratamente, in modo tale da generare un surplus, un avanzo, un di più per avviare il pagamento del disavanzo generato dalle amministrazioni passate. Si fa più serrato a questo punto il controllo da parte degli Organi della Stato deputati al controllo, tra cui il Ministero dell’interno.
Non sono esenti da responsabilità i consiglieri della ex maggioranza e dell’opposizione. Si penserà al bene comune, all’interesse della collettività o ancora una volta agli interessi strettamente personali? Si valuterà un futuro di Alife diverso o si darà peso soprattutto ad un oggi senza prospettive? L’interesse sarà quello della collettività o quello di pochi?