Home Scuola INTERVISTA. Eugenio Bennato a Piedimonte Matese incanta i ragazzi del “Galilei”

INTERVISTA. Eugenio Bennato a Piedimonte Matese incanta i ragazzi del “Galilei”

Conoscenza, coinvolgimento e identità al centro del confronto pubblico, coronato da coinvolgenti momenti musicali

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Si è svolto ieri mattina, nell’Aula magna del Liceo Statale Galileo Galilei di Piedimonte Matese l’incontro tra il Maestro Eugenio Bennato, che di fatto ha concluso in bellezza le attività dell’anno scolastico del plesso scolastico matesino. Accolto dalla Preside Bernarda De Girolamo, il Maestro non si è limitato ad un semplice momento musicale, ma si è lanciato in un vero e proprio confronto con gli studenti, moderato dal Prof. Costantino Leuci. In esso, Bennato ha sottolineato quanto la Storia dell’immediato periodo postunitario sia ancora tutta da raccontare e quanto ci sia da andare orgogliosi, specialmente dalle nostre parti, dei personaggi e del coraggio che li hanno caratterizzati. L’appuntamento è stato un vero successo, perché è stato inframmezzato dall’esecuzione live di alcuni brani del Maestro, come Ritmo di contrabbando e soprattutto Brigante se more che ha letteralmente acceso la platea.

A tu per tu con il Maestro.
L’occasione è stata propizia per scambiare due parole in totale libertà con Eugenio Bennato.

Maestro, tra i suoi ultimi lavori figura un libro, dal titolo “Ninco Nanco deve morire” ed è da questo testo che parte il confronto di oggi con i nostri ragazzi del Liceo; può riassumerci brevemente la vicenda storica di questo personaggio?
Ninco Nanco è innanzi tutto un volto, un volto che ci è arrivato attraverso due o tre fotografie, che furono scattate a questo brigante dopo che era stato ucciso. Egli fu uno degli ultimi combattenti che continuò con una banda, grazie alle sue forti capacità di combattimento, continuò anche dopo che i gruppi di briganti si erano sciolti, fino al 1864 continuò ad imperversare nella provincia di Potenza. Mi colpi a suo tempo questa immagine molto forte di Ninco Nanco appena ucciso e fotografato, come si usava, tentando di documentare la ferocia attraverso i tratti somatici: invece Ninco Nanco possedeva un volto di grande e dignitosa bellezza meridionale e poi ha questo nome strano, che sembra un nome da favola. Pensai che Ninco Nanco era un personaggio che era stato dimenticato dalla Storia, nonostante un ruolo l’avesse, perché lui mobilitò la Guardia nazionale per quattro anni, lottando a difesa delle sue idee, però quando l’unità d’Italia si compi, di briganti non se n’è parlò più. Quindi io pensai che era il caso di dedicargli qualcosa che lo traesse dall’oblio, cosa che poi è puntualmente avvenuta.

Quali sensazioni ha lasciato dentro di lei il racconto di questa vicenda umana, tanto particolare eppure tanto trascurata, della nostra Storia risorgimentale?
Pochi anni fa era un nome assolutamente sconosciuto. Oggi invece è stato riscoperto, grazie soprattutto ad una nuova generazione di studiosi del Sud. Ma bisogna ancora continuare a raccontare chi è Ninco Nanco.

La “Terra di Lavoro” che lei visita stamane, fu tra le Provincie più floride delle Due Sicilie. Penalizzata dall’unificazione nazionale, vide il Matese come teatro di una forte presenza di Briganti e poi anche di movimenti di natura anarchica. Anche questi eventi hanno forgiato la nostra identità, ma come possiamo avvicinare i nostri ragazzi a questa parte della loro Storia, che spesso non conoscono?
Sul piano personale, oltre alla vicenda di Ninco Nanco scrissi, insieme con Carlo D’Angiò più di 30 anni fa, il canto Brigante se more e fu un primo squarciare il velo del silenzio su questa storia. Certo, rimangono da raccontare aree come questa del Matese, dove pure sono intervenuto scrivendo qualcosa che tragga dall’anonimato personaggi come Michelina De Cesare. Non abbiamo una bacchetta magica, ma quello che si può sicuramente fare è parlare, raccontare, sensibilizzare: io penso che i ragazzi, vanno stimolati in maniera non accademica ma in maniera viscerale, con musiche capaci di coinvolgere e di evocare. E’ un po’ quello che cerco di fare con la mia musica: questo è tutto ciò che posso fare. Ad esempio, vedere oggi i ragazzi a Potenza che arrivano ai miei concerti con striscioni dov’è scritto Onore al Capitano Ninco Nanco è una grande soddisfazione. E questo sapere, questi nomi, questa coscienza si va allargando a macchia d’olio. E magari, l’incontro di oggi può essere anche un input personale, per scrivere altre cose, altre storie. E’ quello che voglio fare”.

 

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