Home Chiesa e Diocesi Il segreto dell’immortalità. Giovedì la celebrazione del Corpus Domini

Il segreto dell’immortalità. Giovedì la celebrazione del Corpus Domini

Al termine della riflessione a cura di Don Andrea De Vico, le indicazioni per la celebrazione diocesana

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“Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo … la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda

Che cosa significa “dare la propria carne da mangiare?”.
Sembra l’espressione di un forsennato, orripilante e disgustosa: un uomo che mangia la carne di un altro uomo, un invito all’antropofagia! Non solo: gli ebrei avevano in orrore il sangue e i sacrifici di sangue, pratiche idolatriche con cui i pagani entravano in comunione con le loro divinità. E poi, come è possibile avere la “vita eterna” mangiando la carne di un uomo? Solo Dio è eterno, la vita eterna è una prerogativa assolutamente divina. Le parole di Gesù suonano blasfeme, una bestemmia, e per questo motivo molti dei suoi discepoli lo abbandonano, irritati e scandalizzati.

Di regola, in natura l’essere superiore assimila l’inferiore. Se pianto un’insalata, l’insalata assimila i sali minerali del terreno. Se c’è una capra, la capra si mangia l’insalata e l’assimila a sé. Se io mi mangio la capra, a sua volta sarà lei ad essere assimilata da me. Alla fine viene la morte e si mangia tutto. Nella natura esiste l’implacabile dittatura della catena alimentare: tutti mangiano, finendo per essere mangiati. Gesù non fa eccezione: ha promesso la vita, ma anche lui viene mangiato dalla morte.
Sant’Efrem lo dice in questi termini: “Avvenne che la morte si avvicinasse a Cristo per divorarlo con la sua abituale sicurezza. Non si accorse, però, che nel frutto mortale che mangiava, era nascosta la Vita. Fu questo che causò la fine della inconsapevole divoratrice. La morte lo inghiottì senza alcun timore ed egli liberò la vita …” (1) La bestia della morte ha fatto un errore: ha ingoiato il Cristo senza sapere di avere a che fare con la Vita in persona, per cui non è riuscita a digerirlo, ha dovuto “vomitarlo” il terzo giorno. La resurrezione è il vomito della morte.

Gli antichi Padri Greci erano imbevuti di filosofia dell’immortalità dell’anima. Parlando della promessa di “vita eterna” fatta da Gesù, dicevano che l’Eucarestia è “farmaco d’immortalità”. In greco “farmaco” significa “veleno”. Difatti tutti i farmaci sono veleni. Presi in modo massiccio, possono provocare la morte, ma convenientemente dosati attivano il principio della guarigione, che è interno alla malattia stessa. Uno dei più antichi principi dell’arte medica postula il trattamento di una malattia con lo stesso farmaco (veleno) che l’ha provocata. Ad esempio, il morso di una vipera va trattato con un siero prodotto sulla base dello stesso veleno che si vuole neutralizzare: il veleno della vipera va curato col veleno della vipera. Gesù ha fatto proprio questo: ha vinto la morte per mezzo della morte! Ecco il doppio effetto dell’Eucarestia: per Satana è veleno, non riesce e digerirla; per noi è una medicina contro la morte, ci garantisce l’immortalità. Questo lo diciamo anche quando battezziamo un bambino: “sia sepolto con Cristo nella morte, e con lui risorga a vita immortale”. Lo diciamo anche nelle esequie, quando preghiamo per un defunto che “si è nutrito dell’Eucarestia”, anche se si è limitato alla prima comunione!

C’è una famosa frase che intenderebbe celebrare la visione materialistica della vita: “l’uomo è ciò che mangia”. In realtà l’espressione può essere girata a nostro onore: se è vero che l’uomo è ciò che mangia, e noi ci nutriamo di questo “pane del cielo”, vuol dire che “saremo fatti di cielo” anche noi! Prima o poi la morte ci inghiottirà, sarà un passaggio crudo e necessario, anche Cristo-Dio ci è passato, ma la morte non può farci paura: siccome a suo dispetto ci saremo preventivamente nutriti di Eucarestia, lei ci troverà alquanto indigesti, e ci riconsegnerà all’immortalità.

(1) Cf. Ufficio delle letture, Venerdì della terza settimana di Pasqua.

Informazioni
Come avviene già da qualche anno, il Corpus Domini (nel giovedì che precede la domenica in cui la Chiesa posticipa la celebrazione) sarà celebrato a livello diocesano in una parrocchia nuova: la scelta di Mons. Valentino Di Cerbo è ricaduta su Alvignano, paese geograficamente al centro della Diocesi.
Per l’occasione la celebrazione eucaristica si terrà alle 19.00 nella chiesa di San Sebastiano; al termine, la processione si dirigerà verso la chiesa dei Santi Pietro e Paolo ove tutto avrà termine con la benedizione eucaristica.

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