Alberto Campoleoni
“Condividi solo notizie che hai verificato”. “Usa gli strumenti di Internet per verificare le notizie”. “Chiedi le fonti e le prove”. Ma anche: “Chiedi aiuto a una persona esperta o a un ente davvero competente”.
Sono i primi punti di quello che vuole diventare un decalogo contro le “fake news”, le bufale della rete. Al momento di “regole” ne contiene solo 8, ma saranno gli studenti delle scuole medie e superiori – cui è indirizzato – a trovarne altre due, per completare la “cassetta degli attrezzi” con la quale potranno presentarsi meno sprovveduti davanti al mondo digitale. Potranno scrivere i punti mancanti attraverso uno strumento di “scrittura cooperativa” messo a disposizione sul sito internet del Ministero.
Ad aiutarli, gli insegnanti, per i quali il Miur prevede di mettere a disposizione un apposito pacchetto di materiali didattici mirati.
Sono, queste, le intenzioni e alcune azioni che sostanziano il progetto “Basta bufale” avviato dal Ministero dell’Istruzione dopo un accordo dello scorso maggio a Montecitorio con la Camera dei deputati e appena presentato dalla ministra Valeria Fedeli e dalla presidente della Camera Laura Boldrini.
L’iniziativa si colloca in un quadro più ampio di azioni che la scuola vuole dedicare alle questioni dell’educazione civica, digitale e non solo. Recentemente, infatti, è stato presentato il Piano nazionale per l’educazione al rispetto, con le linee guida per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo. E nelle scuole, sempre grazie a un accordo con la Camera dei Deputati, è già stata inviata la Dichiarazione dei diritti in Internet.
Sul fronte più specifico dell’informazione, inoltre, all’inizio di ottobre il Ministero ha siglato un accordo con la Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) per mettere al centro la cultura dell’informazione e della correttezza delle fonti. Insomma, dalle parti di viale Trastevere non manca l’attenzione alle nuove emergenze della comunicazione e della cittadinanza – perché di questo si tratta – nell’era digitale e dei social media. Compreso il “focus” sul linguaggio da usare in rete, con la diffusione del “Manifesto delle Parole Ostili”.
Sono tutte iniziative lodevoli. Come ha sottolineato la ministra Fedeli, fornire ai giovani conoscenze e competenze specifiche”vuol dire porre le basi della loro cittadinanza, che vogliamo attiva e responsabile. Anche quella digitale. I giovani di oggi sono nativi digitali, ma non devono essere consumatori passivi di tecnologia, quanto piuttosto consumatori critici e produttori consapevoli di informazione e conoscenza”. E sul terreno delle “bufale” in gioco non c’è solo qualche goliardata, ma reali pericoli per la società. Lo ha sottolineato Laura Boldrini: “La disinformazione inquina il dibattito democratico, alterando l’opinione pubblica e violando il diritto delle persone a una corretta informazione”. Gli studenti, secondo la presidente della Camera, potrebbero diventare, correttamente preparati, dei veri e propri “cacciatori di bufale”, “detective del web”.
Detective, anzitutto, consapevoli delle proprie responsabilità. Ed è il primo passo. Il 7° punto del quasi decalogo lo chiarisce con efficacia: “Hai un potere enorme, usalo bene”.
I click, i “like”, sono anche simpatici, ma non sono un gioco. Tantomeno innocuo.
Fonte Agensir