Home I Sentieri della Parola Le ragazze sciocche. Commento al Vangelo di domenica 12 novembre

Le ragazze sciocche. Commento al Vangelo di domenica 12 novembre

1972
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Anno A – XXXII  per Annum (Mt 25, 1-13)
A cura di don Andrea De Vico

“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” 

In Palestina, fin dai tempi di Gesù, la festa nuziale culmina al calare della notte, con l’ingresso dello sposo nella casa paterna, per il banchetto finale. La sposa viene condotta da un corteo di ragazze nella nuova casa, mentre lo sposo si attarda dai parenti di lei per chiudere il contratto. In oriente queste cose vanno per le lunghe. Mettersi a temporeggiare sull’ammontare della dote è un modo per impreziosire l’offerta. A volte la trattativa si trascina per tutta la serata, come nel caso descritto da Gesù: il contratto viene chiuso prima di mezzanotte. Nel frattempo le ragazze si sono addormentate, e l’olio che doveva servire per il corteo dello sposo si è consumato. Alcune, previdenti, ne hanno una scorta, le altre, sciocche, si allontanano per andare per andare a comprarne dell’altro, ma quando tornano è troppo tardi: il corteo è già passato, la festa continua a porte chiuse, lo sposo è irritato per questo ritardo e le manda via: “non vi conosco!”

La parabola pone l’accento sulla “subitaneità” del ritorno dello sposo, il suo arrivo improvviso, come in altre parabole che parlano di un padrone che torna tardi da un viaggio. Guai a chi non si trova al suo posto in quel momento, e si fa cogliere impreparato! Per mezzo di queste parabole Gesù dice che la crisi è alle porte, il Regno dei cieli è vicino, è tempo di decidere, di scegliere, di prendere posizione. La parola “crisi” sta per: “scelta, discernimento, giudizio”. La storia umana, a livello sia personale che comunitario, va incontro al giudizio. La vera crisi non è quella economica, ma quella che risponde a una domanda più profonda: che ne sarà di me? che ne sarà di noi? faremo la fine delle ragazze sciocche? Allora sarà troppo tardi, non sarà più possibile tornare indietro, il Regno sarà definitivamente chiuso, chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori.

Per la Chiesa primitiva lo Sposo è il Cristo, gli invitati sono la comunità che aspetta, la sua venuta a mezzanotte è la “parusia” o “adventus”, o “ritorno” alla fine dei tempi. Tutto questo può essere riferito alla nostra persona. La morte c’è, un giorno verrà, ci dobbiamo pensare in anticipo, ci dobbiamo preparare, se non vogliamo correre il rischio delle ragazze sciocche: essere esclusi dal Regno! Delle persone sono spaventate non tanto dalla morte in sé, ma dalla solitudine che l’accompagna. Si dice che l’uomo nasce solo e muore solo. E’ vero che ci sono i ginecologi, gli infermieri e gli assistenti, ma l’atto della nascita e quello della morte sono eventi squisitamente personali. Quando il cristiano è previdente, la fede dirada la paura. Al grido “viene lo Sposo!” gli sciocchi si fanno prendere dal panico perché hanno finito l’olio, mentre i previdenti si mettono nei ranghi e gustano i fasti del corteo nuziale. E’ bello sapere che questa vita finisce con un incontro! Il cristiano sa che “se moriamo con lui, vivremo anche con lui” (2 Tim 2, 11)

L’eutanasia, quella si che fa paura! Se in Italia passano certe leggi, la fiducia dei “malati” verso i “sani” verrà meno: il giorno in cui un vecchietto sarà portato all’ospedale, ci sarà sempre il dubbio: “vogliono curarmi o farmi fuori?” La morte scientifica, programmata su commissione, diventa un affare di mercato, perde il suo carattere sacro, viene profanata nella sua povertà e singolarità. Per un cristiano, l’eutanasia è una morte senza Cristo, senza pasqua, senza resurrezione. O parusia, o eutanasia. Il vero rimedio alla morte non è quello di programmarla, ma di partecipare alla morte di Cristo alla sua vittoria. La morte è solo un passaggio, un “ponte dei sospiri” per accedere alla vita vera. In Francesco d’Assisi la morte diventa “sorella!” Queste disposizioni non si improvvisano: occorre essere preparati, vegliare, pregare, mettere l’olio della fede!

1 COMMENTO

  1. “ponte dei sospiri” -“sorella morte”:
    queste espressioni rafforzano il sentimento cristiano a non aver paura del trapasso,esprimendo fiducia nell’eternità.

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