Home Territorio Ailano, tra contraddizioni e scontri politici “no all’impianto di compostaggio”

Ailano, tra contraddizioni e scontri politici “no all’impianto di compostaggio”

Già 400 firme raccolte per dire no all'impianto in area PIP; domenica prossima la raccolta delle firme continua nel vicino comune di Raviscanina

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Hanno risposto in 400 all’appello del neonato comitato cittadino No impianto di compostaggio firmando contro l’installazione, nell’area PIP, di un impianto da 55 tonnellate giornaliere per la trasformazione in biogas di sostanze organiche e chiesto un Consiglio comunale straordinario al sindaco Vincenzo Lanzone.
Solo oggi, e ben a distanza di 5 anni dall’autorizzazione di suddetta area per simili scopi, si solleva la protesta popolare: tanto negli anni passati, quanto nei prossimi a venire, viste le condizioni della delibera di giunta comunale n.6 del 13.04.2013 tutto può succedere; a nessun privato cittadino sarebbe impedito di realizzare, ristrutturare, ampliare, cessare, riattivare e riconvertire impianti produttivi di beni e servizi industriali, artigianali e commerciali essendo – come si legge nel documento a firma della precedente Amministrazione – a debita distanza dagli insediamenti urbani, pur demandando la tutela dell’ambiente ai controlli di ASL e ARPAC.
Le ragioni, pur legittime – ma ancora da provare – dei cittadini di Ailano sono contraddette da un documento che apre le porte ad un simile impianto ed altri ancora.

“Ben venga ogni attività produttiva nei rispetti della legge e della salute dei cittadini, e della natura del territorio”, ribadisce oggi il primo cittadino Vincenzo Lanzone, il quale ha guardato con molta positività alla prima fase del progetto che avrebbe previsto un impianto per lo smaltimento dell’umido per i soli comuni di Ailano e Raviscanina (con vantaggi economici per i residenti dei due comuni). Oggi la decisione della Regione Campania di estendere le capacità di lavorazione dell’impianto e di aprirsi ad una molteplicità di servizi non cambierebbe le carte in tavola se – come prevede il progetto – sono rispettati i parametri a tutela dell’ambiente e della popolazione.
Ciò che preoccupa i residenti al momento è confutato dalla descrizione di tale progetto che in cui si parla di nessuna contaminazione della falda acquifera, essendo la più copiosa vena d’acqua ad una profondità di 100-150 metri; nessun inquinamento acustico dal momento che i suoni emessi non supererebbero i 70 decibel; nessun aumento di traffico veicolare in quanto il transito dei mezzi verso l’impianto sarà di 8/9 viaggi al giorno.

Ma intanto vediamo in elenco quali sono i rifiuti che l’impianto andrebbe a trattare, emettendo gas come mercaptani, acido solfidrico, ammoniaca: razione organica dei rifiuti solidi urbani raccolta separatamente; rifiuti vegetali di coltivazioni agricole (segatura, trucioli, frammenti di legno e di sughero); rifiuti vegetali derivanti da attività agroindustriali (cascami e scarti di cotone, di lino, di iuta e di canapa; cascami e scarti di lana e di seta) deiezioni animali da sole o in miscela con materiale di lettiera o frazioni della stessa ottenute attraverso processi di separazione; scarti di legno non impregnato (carta e cartone nelle forme usualmente commercializzate); rifiuti ligneo cellulosici derivanti dalla manutenzione del verde; fanghi di depurazione delle industrie alimentari

Il Comitato fa sapere che la raccolta delle firme continua a Raviscanina domenica 28 gennaio dalle ore 8.00 alle 14.00.

 

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