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La febbre che intorbidisce l’animo. Commento al vangelo di domenica 4 febbraio

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A cura di don Andrea De Vico
Anno B – V per Annum  (Mc 1, 29-39)

“Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e di Andrea. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva”

Gesù guarisce all’istante suocera di Pietro, persona discreta e servizievole. Normalmente alla suocera viene attribuito il ruolo della persona bisbetica, invadente, petulante e autoritaria. Piace scherzare sulle suocere che, stando a quel che si dice, non riescono mai a perdonare del tutto quelle “estranee” che hanno avuto la sfacciataggine di venirsi a prendere l’amore di un cocco di mamma!

Quando viene la febbre c’è un senso di debolezza, si comincia a tremare dal freddo, ci si mette a letto, si sente un gran caldo fino ad avere delle allucinazioni. Tutto questo per colpa di un microbo che entra, diffonde l’infezione, si moltiplica a dismisura e si organizza come un animale che, come dicono i pastori a Matese del vento di Borea, “nasce, pasce e more”. Poi la febbre improvvisamente se ne va, così come era venuta: ha fatto il suo corso. I tentativi di eliminarla hanno fatto solo male all’organismo. Le troppe medicine hanno disturbato l’animale interno per costringerlo ad andarsene via prima del tempo, per cui dai mali che avevamo ne ricaviamo ricadute peggiori. E allora, quando viene la febbre, meglio aspettare che passi, accompagnandola con dei palliativi semplici e naturali, alla faccia della pubblicità e del mercato delle medicine che, hanno pure la faccia tosta di riconoscerlo, procurano “effetti collaterali anche gravi”. 

Nella psiche succede la stessa cosa. Basta un “microbo”, cioè un “pensiero”, un’ “idea fissa”, per provocare un disagio della mente, una brutta depressione, fino a perdere la testa! Esempio: un impiegato ogni mattina si reca al lavoro. Qualcuno gli si avvicina e gli insinua la losca idea, senza fondamento, che prima o poi verrà licenziato. L’impiegato accetta questa suggestione e comincia a lavorarci sopra. In ufficio tutti lo salutano come sempre, ma lui pensa: “si vede che già sanno qualcosa”. Il portinaio lo saluta con la solita gentilezza, ma lui si mette sulle sue: “è per compassione”. Il poveretto comincia ad insospettirsi, si agita per niente, la “temperatura” aumenta, basta un malinteso per mandarlo su tutte le furie. L’impiegato perde il gusto del lavoro, il rendimento si abbassa, il licenziamento è inevitabile. Glielo avevano detto che c’era qualcuno che voleva fargli le scarpe!

Otello è innamorato di Desdemona, che sposa in gran segreto. L’infido servitore Iago cerca di convincerlo del tradimento della moglie. Otello, pur essendo certo dell’onestà della sposa, viene logorato dai pensieri angosciosi, ottenebrato dal mostro verde della gelosia. L’opera di persuasione giunge ad effetto, e Otello finisce per uccidere Desdemona nel letto nuziale. Solo più tardi si renderà conto del tragico errore. Nel dramma rappresentato c’è molto più di una banale gelosia. Ci sono ingorghi emotivi, rivolgimenti di scena, discorsi fatti a metà, come accade nella vita reale. L’ultima scena si chiude gettando nel pubblico un sentimento di disagio, un’inquietudine difficile da decifrare. Di regola il dramma teatrale presenta un cambiamento in meglio, ma nell’Otello i fatti scivolano verso il peggio, senza un recupero di equilibrio, senza una possibilità di ritorno. Il destino non castiga il colpevole, ma colui che è stato ingannato. L’eroe incorre in un malinteso facilmente riconoscibile dalla società degli spettatori. E allora, a teatro, perché quest’opera riscuote così tanto successo? E’ probabile che il pubblico veda negli intrighi di Iago un riflesso di vicende e persone reali. I vari personaggi rappresentano pulsioni e sentimenti che l’alta società conosce bene, ma che vuole rimuovere e dimenticare.

Anche in paese succedono fatti inconfessabili, di cui tutti sanno, ma preferiscono non parlare. La gente si limita a spiare i fantasmi senza mai darsi la possibilità di esorcizzarli, e il male messo sotto coperta si prepara ad esplodere più tardi, con esiti più tragici. Probabilmente, il motivo che spinge tante persone a teatro, a Messa la domenica, o alla trasmissione del “grande fratello”, è questo: spiare i difetti degli altri, per avere una (discutibile) conferma delle proprie virtù.

Ecco un’ “idea fissa” cosa è capace di fare! “Vedi che ti licenziano!” “Guardati la moglie!” “Stai attento a tua figlia!” Mai fidarsi delle persone che ti dicono le cose a metà, mostrando di sapere una verità che non si può dire, parlando per allusioni, e abbozzando sorrisi di luce fredda. Questa gente, quando ti si attacca addosso, è capace di far venire una febbre della morte!

L’ “idea fissa” di Otello corrisponde alla “volontà propria” della letteratura ascetica. I monaci sono stati i primi ad osservare che ogni giorno nella nostra mente si formano dei pensieri belli e brutti, buoni e cattivi, saggi e stupidi. Il pensiero negativo, nel momento in cui uno si intrattiene con esso e comincia a svilupparlo, acquista forza. Quanto più uno lo accarezza e lo approva, tanto più esso diventa pericoloso. La “volontà propria” si concretizza nell’autoconvincimento che un pensiero cattivo è buono: è il disastro della vita spirituale! Difatti la persona, prima di fare una cosa disdicevole, passa molto tempo a cercare un compromesso con i propri pensieri, cercando di giustificarli. Questi pensieri sono come dei microbi che, non bloccati in tempo, producono una sorta di “febbre” capace di portare a un collasso finale!

La vita interiore consiste nell’arte del discernimento: saper distinguere e mantenere i pensieri buoni, scartando quelli inutili, dannosi. Si tratta di fortificare la libera volontà, senza negarla, per riservarla alle buone iniziative. Una persona che fa questo lavoro su di sé acquisterà un cuore sano, tranquillo, pacificato e pronto ad ogni bene. Andrà persino d’accordo con la suocera che, malgrado quel che si dice, avrà pure lei i suoi grandi meriti, come la suocera di Pietro, così dolce e servizievole!

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