Il 2018 è stato proclamato “Anno nazionale del cibo italiano”. Ad annunciarlo, già la scorsa estate, Maurizio Martina, ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, e Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. L’iniziativa dà modo all’Italia di difendere e valorizzare la sua identità che s’incarna a meraviglia in una ricca tradizione enogastronomica. L’Istituto Alberghiero “E. V. Cappello” di Piedimonte Matese, col suo esempio di professionalità e creatività, contribuisce notevolmente nella valorizzazione del cibo italiano e campano in particolare. La parola alla dirigente Clotilde Riccitelli.
Professoressa Riccitelli, com’è cambiata la considerazione del cibo italiano all’interno dell’Istituto piedimontese nel corso del tempo?
Negli anni abbiamo incentivato la conoscenza del territorio matesino e altocasertano, dando spazio al cibo made in Italy. Di recente abbiamo coinvolto gli studenti nelle Unità Didattiche di Apprendimento, che danno loro l’opportunità di approfondire un determinato alimento tipico del territorio, considerandolo a 360°, partendo dall’aspetto storico. Il nostro obiettivo è quello di formare dei professionisti del settore alberghiero e turistico; pertanto è fondamentale una preparazione completa.
Quali sono i punti di forza della gastronomia campana e, più nello specifico, altocasertana?
Com’è risaputo, il Matese e l’Alto Casertano è una terra molto ricca e variegata. I prodotti che essa offre sono alla base di piatti interessanti, soprattutto dal punto di vista organolettico. L’olio che proviene dall’oliva caiazzana, i pomodori, la cipolla alifana, le lenticchie di Gallo Matese, i formaggi e i prodotti caseari ricavati dalla lavorazione del latte vaccino, le ciliegie e le mele annurche raccolte sul Monte Maggiore, i sorbi dei boschi matesini, le erbe. Senza dimenticare i vini, in particolare il Pallagrello, e le acque, alle quali abbiamo riservato uno spazio specifico, cercando di metterne in risalto le qualità, a partire da quelle che sgorgano sui monti matesini fino all’acqua Lete, dotate di proprietà benefiche, come scientificamente provato, anche per la preparazione della pietanze.
Che sensibilità vi è da parte di studenti e insegnanti nei confronti del cibo italiano?
Encomiabile è l’impegno dei nostri insegnanti, i quali guidano i ragazzi con la loro professionalità e le loro competenze. D’altro canto, lodevole è la partecipazione degli studenti, che sanno unire l’interesse verso le materie d’insegnamento alla voglia di “creare” ricette nuove, sperimentando. Utili, a tal proposito, sono anche le diverse sollecitazioni di altri istituti ed enti, che si rivolgono alla nostra scuola per ricevere consulenze di vario tipo.
Quali sono i prossimi impegni in programma?
A fine mese i ragazzi si recheranno presso l’abbazia di Casamari, dove avranno modo di assistere da vicino alla preparazione dei liquori e delle specialità realizzati dai monaci. Ma voglio ricordare l’incontro avvenuto con l’associazione Cuochi e Ristoratori Terra di Lavoro, durante il quale i nostri allievi hanno avuto modo di illustrare il procedimento di lavorazione per la produzione delle paste fresche e di quelle ripiene.
L’Istituto Alberghiero in che modo parteciperà alle celebrazioni dell’Anno del cibo italiano?
Abbiamo delle iniziative in programma, che saranno messe a punto nella prossima riunione di dipartimento. La nostra idea è quella di organizzare eventi che mantengano alto il nome dell’Alberghiero “Cappello” anche in questa importante occasione, invitando le autorità civili e religiose del territorio.