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Diocesi. L’altare della Cattedrale, quello vero. Domenica la dedicazione

Nella stessa occasione la celebrazione del giubileo sacerdotale del vescovo Mons. Valentino Di Cerbo: "Auspico che la consacrazione dell’altare, che rappresenta Cristo, pietra angolare della Chiesa, costituisca rinnovata occasione di riscoperta della identità diocesana"

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Non è il nuovo altare, ma l’altare della Cattedrale, quello che in risposta alle richieste e alle attese del Concilio Vaticano II finalmente trova collocazione nella Chiesa più importante della Diocesi, sede dei vescovi.
Dono del Vescovo e di alcuni sacerdoti, sarà consacrato domenica 24 giugno alle 19.00 giorno in cui Mons. Valentino Di Cerbo ha scelto di celebrare con la famiglia diocesana il suo giubileo sacerdotale, avvenuto di fatto lo scorso 30 marzo.

“Adeguamento liturgico” per i più esperti; “giusta e legittima sistemazione degli spazi per la celebrazione” per tradurre semplicemente quanto è avvenuto in Cattedrale nelle ultime settimane.
Circa un anno fa la proposta di Mons. Valentino Di Cerbo al Clero di procedere a questo necessario cambiamento, impossibile da rimandare ancora; poi il confronto con i preti su una bozza di altare e al contempo lo studio congiunto con la Soprintendenza circa i materiali e le volumetrie quindi il nuovo assetto da dare all’area del transetto.
Nelle settimane recenti lo spostamento della balaustra che separava l’area del coro dal transetto e quindi la Cattedra dalle navate in cui trovano posto i fedeli; poi l’inserimento dell’ampia gradinata di accesso al coro; e lo scorso 12 giugno la collocazione dell’altare realizzato dalla ditta Ciardiello Marmi di Piedimonte Matese.

Le fasi del lavoro e le scelte compiute
“Le modifiche attuate nella nostra Cattedrale hanno portato gli addetti ai lavori ad inserirsi negli aspetti storici e spaziali con l’intento di interpretare il senso di continuità che essi impongono, ma anche una sfida per ri-significare alcuni elementi architettonici e concettuali preesistenti”, le parole di don Antonio Sasso responsabile dell’Ufficio Arte sacra e Beni culturali della Diocesi di Alife-Caiazzo. “Tutto questo per fedeltà al Concilio e non per un capriccioso mutare dei gusti” rispettando armonia, struttura, “rispettando elementi architettonici e concettuali preesistenti”: tutto questo è quanto è stato operato in Cattedrale.

Sulle scelte dei materiali e delle volumetrie, il progetto – curato dall’architetto Linda Petrella – coniuga le linee degli impianti basilicali richiamando le forme tipiche degli altari antecedenti il Concilio di Trento e tiene conto delle scelte scaturite dal Concilio Vaticano II. Tutto in marmo di Carrara, in continuità con quelli già presenti in Cattedrale; e, una tra le scelte più studiate, quella della monocromaticità dell’altare che “fa risaltare sia la volumetria sobria ed essenziale del manufatto in sé, sia gli antichi e preziosi arredi policromi che lo circondano” come il pregevole altare in marmo policromo collocato sulla parete di fondo del coro.
L’altare, nel lato rivolto al popolo recherà una croce gemmata di stile normanno, richiamando pertanto la storia e il periodo di erezione dell’intero edificio sacro. In occasione della dedicazione del prossimo 24 giugno i fedeli vedranno un’altra croce in bronzo, applicata solo momentaneamente. Sul lato rivolto al coro, è incisa in latino l’iscrizione che ricorderà per sempre questa opera e chi ha contribuito a realizzarla.
Lavoro di squadra per arrivare fin qui, ma al contempo, come l’architetto Petrella ha documentato, anche “esperienza spirituale”. L’altare infatti rappresenta “la sintesi perfetta delle volontà manifestate dalla committenza: apertura al prossimo e capacità di confronto, sobrietà, armonia spirituale generatrice di quella estetica”.

“Auspico che la consacrazione dell’altare, che rappresenta Cristo, pietra angolare della Chiesa, costituisca rinnovata occasione di riscoperta della identità diocesana e susciti profondo entusiasmo e passione per annunciare il Vangelo”, così il Vescovo Valentino,  alla vigilia della Celebrazione di domenica, confidando e pregando che eventi e momenti di condivisione come questi “realizzino nella nostra comunità ecclesiale autentica e sincera comunione tra popolo di Dio e pastori, e unità vera tra i presbiteri e vescovo, perché la nostra Chiesa sia testimonianza viva della Santa Trinità e della vita nuova che sgorga dal sacrificio di Cristo”.

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