Al Comandante dei Carabinieri di Serra San Bruno, Marco Di Caprio, nato e cresciuto ad Alife fino al momento di entrare nella Scuola Militare Nunziatella, è affidata la lettura dei fatti sulla ‘ndrangheta calabrese, quella delle Serre Vibonesi, in un territorio aspro e selvaggio dal punti di vista del paesaggio, nata verso la fine degli anni ’79 dalle famiglie Loielo e Maiolo sotto l’egida di Antonio Altamura. È qui che tutt’oggi si combatte la cosiddetta Faida dei Boschi.
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Sul posto le telecamere della Rai hanno girato una puntata di Cose nostre, il programma dedicato alle persone che si sono opposte alle mafie pagando un prezzo molto alto e hanno continuato a lavorare (e a soffrire) anche rimandendo su questi territori: Anna Barba è una di loro; originaria del luogo, contadina e piccola imprenditrice racconta la sua lotta alla mafia locale fatta di lavoro, fatica, denunce, estorsioni, ricatti.
Il racconto è fitto di dettagli, e comincia dal 1983; ed è tutto un susseguirsi di nomi, date, eventi dettagliati minuziosamente, screzi, paure, arresti, fino al momento in cui la sua denuncia porta la Giustizia a sgominare due bande di criminali. Ancora oggi la sua vita è minacciata.
Auto e negozi incendiati, violenze fisiche, omicidi, sequestri di persona. L’area delle Serre è tutto questo tra gli anni ’70 e ’80, e tutt’oggi come descrive il Comandante Di Caprio, ancora si ha a che fare con una ndrangheta di tipo organizzato di stampo rurale “che in pochi denunciano”, seppur le Forze dell’Ordine continuino a lavorare per sensibilizzare e spingere in tal senso la popolazione.
“Portare il cittadino a denunciare, quindi portarlo dalla parte dello Stato”, è questo l’impegno dei Militari che presidiano e custodiscono il territorio.
Quella di Anna Barba è la storia di una donna che è rimasta in quel territorio che ancora oggi la minaccia; la sua forza è stata la sicurezza garantitagli dall’Arma dei Carabinieri: lei stessa riferisce i suoi appelli al Maresciallo di allora…e le risposte e la vicinanza mai rifiutata dagli uomini in divisa.
Abbiamo voluto riproporre la storia e il servizio della Rai per più motivi: l’orgoglio per un giovane conterraneo oggi impegnato in queste azioni di ripristino della legalità dopo anni di studio e formazione; è di grande esempio per tutti l’attaccamento del Comandante Di Caprio ai valori della libertà e del rispetto per la vita umana. Ma con la sua, ci scuote ancor di più la testimonianza di questa donna, mai arresa di fronte al torto, alla delinquenza, ma coraggiosamente tenace a rivendicare la propria libertà e quella della sua famiglia, frutto di lavoro onesto e altrettanto libero da favori di scambio.