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Alife. San Sisto, festa e impegni senza fine. Mons. Valentino Di Cerbo consegna il suo messaggio alla Città

Ogni anno 4 giorni di tradizione, devozione, folklore: la città si ripopola anche dei tanti "figli" emigrati all'estero

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San Sisto è una gran festa; è mobilitazione di popolo, di sacerdoti, di alifani emigrati; ma è anche impegno.
È già alle spalle la maratona dei due giorni di processioni e celebrazioni, ma la fede chiede agli alifani di vedere proiettata sempre avanti la sua immagine che rimane guida, modello, riferimento quotidiano.
San Sisto è sempre nel cuore di questa gente, ma la sua ricorrenza, mix di religiosità devozione, folklore, spiritualità, senso civico ritorna per affidare nuovamente agli alifani, e quanti guardano a lui una grande responsabilità. Essere come Sisto, pastore, guida dei fratelli, è l’impegno che poggia su chiunque pensa e immagina di imitarne la quotidiana santità. Perchè i Santi ci sono per essere imitati…
È questa in sintesi l’omelia che Mons. Di Cerbo ha affidato alla Comunità in occasione della celebrazione che ha aperto solennemente la festa del patrono di Alife e della Diocesi venerdì 10 agosto, prima della processione che riporta il Santo nel luogo del suo primo arrivo ad Alife, l’antica Cappella “fuori le mura”.

La bella immagine del pastore che conduce il gregge stando avanti per guidarlo, o indietro perché ne controlli il passo, l’andatura: un pastore che conosce le sue pecore una ad una, le fragilità di ciascuna e quindi la necessità di proteggerle, non è solo esperienza di papi, vescovi e sacerdoti, ma essendo la santità modello e via per tutti gli uomini, l’essere pastori come San Sisto è per tutti, è dovere di tutti.

“San Sisto pastore ricorda a ciascuno di noi che le nostre storie si intrecciano, che la vita degli altri dipende da noi e viceversa. Ad ognuno di noi che nasce e vive, Dio affida i suoi figli come nostri fratelli (…). Essere “pastore” come lui lo è stato, questo ci chiede San Sisto oggi, passando in rassegna il gregge, conoscendolo, amandolo”.
Richiamando l’episodio biblico di Caino, irresponsabile e distante alla domanda di Dio “dov’è tuo fratello?” Mons. Di Cerbo ha richiamato al dovere di provvedere gli uni per gli altri: “chi è responsabile della storia di Alife? San Sisto pastore ci invita a riflettere sulla comune responsabilità che non è di un vescovo o di un sindaco, ma di tutti. Avere cura è restare! Anche ad Alife”. Responsabilità e impegni che investono la dimensione religiosa, etica, sociale di una comunità.

Alla Cappella “fuori le mura”
Scarica il messaggio integrale del Vescovo

Sguardo sulla comunità, sulla famiglia alifana anche nel messaggio che di consueto ciascun vescovo diocesano tiene alla Cappella di San Sisto fuori le mura. Dopo il saluto alle autorità presenti e al Comitato organizzatore, e ai tanti alifani giunti anche dall’Estero per la festa del Patrono, sono seguite parole animate dall’entusiasmo dell’esperienza pastorale che Mons. Di Cerbo ha vissuto come parroco alla guida della locale parrocchia a partire dallo scorso settembre.
Parole da parroco, quindi legate a situazioni precise, a volti concreti, a parole dette e fatti realizzati. Lettura d’insieme del tempo e dello stile dei mesi condivisi in cui si è lavorato “oltre i ruoli” confrontandosi, conoscendosi, amandosi: “È stato un anno bello, nel quale non hanno contato i ruoli e i titoli ed è prevalsa la logica del presente su quella del condizionale. Un anno nel quale la Alife credente ha dato il meglio di sé, riscoprendo la gioia di costruire il NOI, che a differenza dell’individualismo imperante nella cultura contemporanea, costituisce vera esperienza di umanità”.
Ha ricordato la distanza temporale (oltre 450!) dall’ultima presenza stabile di un vescovo ad Alife, e poi le esperienze condivise insieme ai membri della comunità secondo le responsabilità di ciascuno: la missione cittadina, le ordinazioni sacerdotali degli alifani don Paolo e don Alessandro, il rilancio del gruppo di catecumenato crismale, la celebrazione del 50° di sacerdozio, il ripristino dei locali per le aule di catechismo, la consacrazione dell’altare della Cattedrale…

“Cari amici, quello che il Signore ci ha donato quest’anno, ci ha fatto capire le tante potenzialità di questa comunità e ci invita a non arrenderci, a non ammalarci di nostalgie e di condizionali, ma a convincerci che nella nostra città il meglio è possibile, in tutti gli ambiti se, rinunciando al nostro individualismo, come san Sisto, ci impegniamo a prenderci cura di Alife e di tutti i nostri concittadini, soprattutto i poveri e i malati che sono presenza viva dei Signore, nella certezza che come ci insegna il Vangelo, costruisce un futuro felice anche per sé chi si appassiona alla costruzione del futuro di tutti”.

La festa è proseguita all’’indomani con la consueta processione che all’alba riporta il busto argenteo del Patrono in Cattedrale. Qui la messa presieduta dal Vescovo, con la presenza dei sacerdoti diocesani; al pomeriggio invece San Sisto ha “visitato” la sua Alife attraversando le strade cittadine su un quasi mai interrotto tappeto di fuori e decorazioni, il meglio delle infiorate che la Città riserva in occasione di tutte le processioni.

Gran movimento nei centri di maggior affollamento, Piazza Vescovado e Porta Napoli dove si sono distribuiti i festeggiamenti che termineranno stasera con il concerto di Paolo Meneguzzi.

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