Home Attualità Matteo Trufelli “Salvini non parli a nome delle parrocchie!”

Matteo Trufelli “Salvini non parli a nome delle parrocchie!”

Su "La Repubblica", pesante affondo del presidente di Azione Cattolica, in risposta alle parole con cui il Vicepremier ha rivendicato il sostegno di buona parte dei fedeli, criticando "pretoni e vescovoni"

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Il confronto tra le Istituzioni, la società civile e la Chiesa cattolica in merito alla vicenda della Sea Watch prosegue a ritmo serrato.

Dopo le parole con cui recentemente il Vicepremier Matteo Salvini ha rivendicato di avere dalla sua il sostegno della maggioranza dei fedeli, criticando l’attivismo di “pretoni e vescovoni” circa la questione migranti, scende in campo il presidente nazionale di Azione Cattolica, Matteo Truffelli.

Di seguito, l’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica.

Presidente Matteo Truffelli, l’Azione cattolica ha intenzione di battere un colpo contro le politiche sui migranti del governo italiano?
“Sì, lo stiamo già facendo. Ma non diciamo le cose in modo urlato, provocatorio. L’immigrazione è un tema che non può essere affrontato come una emergenza perché non è una emergenza: è una grande questione storica del nostro tempo e di fronte alla storia non si possono chiudere gli occhi pensando che passi sopra le nostre testi, ma è da affrontare con lungimiranza, con coraggio e con generosità.

Ma non è il tempo questo della generosità, piuttosto della chiusura.
“La cosa che lascia perplessi è che l’immigrazione sia affrontata in modo strumentale per guadagnare un po’ di elettorato o per una piccola battaglia politica tra i partiti o addirittura intra partitica. Questo lascia sconcertati. Non è neppure che bisogna fingere che i problemi non ci siano, ignorando le paure e i timori anche ingiustificati delle persone. Con senso della realtà, va però detto che la politica ha senso se serve a proteggere i più deboli e a prendersi cura di chi ha meno, meno privilegi e diritti”.

Salvini dice che il popolo delle parrocchie sta con lui, al di là della contrarietà “dei vescovoni e dei pretoni”. Voi siete l’associazione cattolica più capillare, presente nelle quasi 7 mila parrocchie italiane, con 350 mila iscritti. Avete questa impressione?
“La fede è troppo importante e significativa per accettare che venga ridotta a uno stendardo, a un simbolo identitario da utilizzare in senso strumentale, tanto più se lo si fa pretendendo di dare lezione su che cos’è il sentimento dei credenti a chi con quei credenti vive, lavora, li serve tutti i giorni. Nelle nostre comunità, nelle parrocchie sono tantissime le persone che sono insofferenti nel vedere utilizzata la loro religione in questo modo”.

La sfida di Salvini alla Chiesa la irrita?
“La vivo soprattutto con dispiacere, per la sua evidente strumentalità. A nome dell’Azione cattolica, ma anche di molte altre realtà associative ecclesiali, posso dire che ci riconosciamo pienamente nella linea tracciata da Papa Francesco e dai nostri vescovi. E francamente non mi sembra che il ministro Salvini sia il migliore interprete del sentimento dei credenti, e di certo non spetta a lui il magistero nella Chiesa”.

È giusta l’obiezione dei sindaci alla legge sulla sicurezza?
“Non so se il piano dell’obiezione di coscienza sia quello più corretto, ma il decreto sicurezza è inadeguato al problema che vuole affrontare e forse lo rende ingestibile. Va ripensato e modificato”.

Potrà crescere una obiezione umanitaria?
“Tutti noi cittadini, non solo credenti, di fonte a una vita non possiamo che lasciarci coinvolgere e chiederci cosa si può fare per accoglierla, accudirla e aiutarla. Credo che sia indispensabile offrire ai cittadini strumenti per una lettura critica della realtà, superando i luoghi comuni. In questo senso la questione dell’immigrazione ha un valore emblematico”.

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