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Amore senza dighe e barriere. Commento alla Sacra scrittura nella solennità di Pentecoste

Diversità e unità della Chiesa. Cinquanta giorni dopo Pasqua, la missione si conferma: andare e annunciare il Vangelo

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Oleg Supereco, La Pentecoste, 2011 (affresco della cupola della Cattedrale di Noto)

Di Padre Fabrizio Cristarella Orestano
Comunità Monastica di Ruviano
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Pentecoste
At 2 1-11; Sl 103; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23b-26

Nel compiersi pieno della Pasqua con l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e su ogni carne, la liturgia punta, in questo santo giorno, sul dono-segno supremo dell’unità. Nel racconto di Luca negli Atti  l’accento è posto precipuamente su diversità e unità; sono queste le parole chiave per cogliere nel profondo la missione dello Spirito nella storia. Nel racconto lucano i diversi radunati a Gerusalemme nel giorno del compiersi della Pentecoste sono capaci di ravvisarsi stretti in un’unità di comprensione attorno ad una parola che tutti possono intendere, comprendere. L’unica parola pronunciata da Pietro è udita ad accolta dalle diverse lingue: Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio.

Ciò che accadde a Babele (cfr Gn 11,1-9), estremo avanposto della storia di peccato dell’umanità che, salvata dal diluvio, ancora decide di percorrere vie di perversione e di potere diabolico, qui viene capovolto. Cessa, infatti, la confusione delle lingue perché in Cristo è stata proclamata una nuova signoria; in Lui che non ha elevato torri superbe, segno di delirio di un potere imperialistico e mortifero, ma si è lasciato, liberamente e per amore, elevare da terra sul legno degli schiavi, è proclamata una signoria che diviene canale di Grazia e di unità.

Lo Spirito effuso sugli Apostoli per il mondo è l’Amore di Dio che oramai non trova più dighe e barriere tra Lui e noi. Cristo ha tutto abbattuto ed ha fatto l’unità tra noi e Dio, ha fatto l’unità tra noi uomini. Ora all’umanità  è possibile percorrere una nuova strada, quella di Cristo Gesù, anzi quella che è Cristo Gesù.

Lo Spirito che il Risorto ha soffiato sulla Chiesa nascente (cfr Gv 20, 23) è remissione dei peccati, è capacità di perdono, è dunque riconciliazione ed unità … è la remissione dei peccati ciò che rende gli uomini dei risorti, come scrive Paolo nel tratto della Lettera ai cristiani di Roma che oggi è proclamato; la remissione dei peccati che lo Spirito del Risorto dona al mondo degli uomini è unificazione in se stessi,con gli altri, con Dio! Nello Spirito che il Risorto ha promesso e donato i diversi ed i separati sono restituiti all’unità; così anche lo Spirito, come il Verbo fatto carne in Gesù, racconta Dio (cfr Gv 1, 18); nei discorsi di addio nel Quarto Evangelo (cfr Gv 13-17) Gesù aveva detto che i segni dell’amore e dell’unità avrebbero rivelato l’identità dei suoi discepoli. Ora lui è stato elevato da terra per riunire insieme i figli di Dio dispersi (cfr Gv 11,52), per attirare tutti a sé (cfr Gv 12,32) e lo Spirito compie l’opera del Figlio con il fuoco dell’Amore che Egli è, fuoco che brucia il peccato e che fa l’unità rispettando assolutamente l’ alterità: lo Spirito, infatti, è principio di unità non di uniformità, il suo è un amore che unifica non un amore fusionale in cui l’uno si perde nell’altro smarrendo il proprio volto. Lo Spirito è proprio questo nel seno della Trinità e lo stesso movimento  lo Spirito compie nella storia dando alla Chiesa la profezia di questa via di unità  nell’alterità: l’unica via che può fare, nell’amore, di questa umanità un’umanità nuova.

Oggi l’alleluia della Pasqua giunge ad un canto pieno di splendore in cui le voci diverse risuonando in unità creano bellezza. Un’unità in cui ciascuna voce confluisce con la sua melodia; lo Spirito è l’armonia; Lui così, solo così, porta in questa storia la bellezza della polifonia dell’unità.

La Chiesa sia questo canto! Lo sia nel suo interno per poi mostrarla al mondo e proporla come via maestra per un’umanità riconciliata. In un tempo in cui pare che tutto sia rissa dissonanze è oltremodo necessaria l’armonia dello Spirito! Noi ne siamo i testimoni? Dobbiamo tanto pregare in questo giorno santissimo per questa Chiesa di oggi: troppi venti di lacerazione la attraversano, troppe logiche personalistiche che creano divisione e non armonia, troppi interessi a mantenere uno status oggi insensato e anacronistico; troppe logiche di mera e stolta conservazione avvelenano l’aria e cercano di frenare il cambiamento che lo Spirito dice alla Chiesa.

Oggi è necessario gioire per il dono di Dio ma pure è necessario chinare il capo penitente per implorare lo Spirito di fare unità là dove noi produciamo lacerazione, fare armonia là dove noi non sappiamo fare altro che dissonanze creando nemici e opposizioni mortifere.

Lo Spirito venga ancora sulla Chiesa Sposa del Cristo per ridarle il coraggio dell’Evangelo, il coraggio dell’unità, il coraggio di dimenticarsi per volgersi all’unico Signore; Gesù nel passo evangelico di oggi ci ha detto che lo Spirito è memoria delle sue parole, della Parola che Lui ha pronunciato narrando l’amore … è la memoria di Lui, dono dello Spirito, che ci fa dimora del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Chi è dimora di Dio è abitato dall’unità e volge le spalle a ciò che rende l’uomo malato e ferito: la divisione da se stesso, dai fratelli, da Dio!

 

 

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