Home Chiesa e Diocesi Azione Cattolica. Cristiani che “abitano” il Mondo. La Scuola Associativa diocesana

Azione Cattolica. Cristiani che “abitano” il Mondo. La Scuola Associativa diocesana

Sostenere la formazione delle giovani famiglie in continuità con i cammini già intrapresi dalla Diocesi attraverso l'Ufficio catechistico. Per Acr e Settore giovani sostenre e investire nella formazione di educatori adulti e motivati

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Abitare dove? Abitare come?
Queste le domande intorno alle quali si è sviluppata la giornata dedicata alla Scuola Associativa di Azione Cattolica, domenica 7 luglio, partendo da Capitolo V della Lettera a Diogneto, antico testo cristiano di autore ignoto, risalente alla II metà del II secolo d.C. che descrive la condizione dei cristiani nel mondo. Un verbo – abitare – che conclude un triennio di riflessione sviluppato già intorno alle azioni custodire e generare su cui le AC di tutta Italia hanno lavorato e costruito percorsi e riflessioni.

I cristiani non si differenziano dagli altri uomini (…) non abitano in città particolari (…). Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera… (lettera a Diogneto, Cap. V)

Un appuntamento ormai consolidato da tempo quello della Scuola Associativa, alla quale sono chiamati in particolare le presidenze parrocchiali delle Associazioni presenti nella Diocesi di Alife-Caiazzo.

“La Scuola è ascolto e proposta, è bilancio e programmazione; è soprattutto condivisione”, così la raccotna il presidente diocesano Cinzia Brandi. “E ieri è stata anche l’occasione per raccontare le esperienze belle e positive delle nostre associazioni parrocchiali, con uno sguardo verso gli importanti momenti che tra ottobre e dicembre vivranno le Parrocchie in cui è presente l’AC: le assemblee per il rinnovo o la conferma dei consigli parrocchiali“.

Un momento che l’Azione Cattolica vive ogni tre anni; momento vissuto in tutte le AC del nostro Paese: dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dal Trentino alla Sardegna; tutta l’Italia vivrà la comune esperienza, con lo stesso stile democratico che accompagna l’azione della Associazione che da oltre 150 anni vive e opera accanto ai sacerdoti e ai Vescovi, per rendere le singole Chiese locali più belle e vive.

La scuola associativa di ieri, organizzata dal Consiglio diocesano presso l’Episcopio in Piedimonte Matese è stata riflessione, dibattito, confronto, condivisione, preghiera: dopo le Lodi del mattino, riflessione comune sul senso dell’Abitare, così come delineato negli orientamenti triennali. A seguire ancora confronti sulle esperienze positive delle associazioni parrocchiali, così come sui limiti e le difficoltà con cui si misural a proposta formativa riservata a ragazzi, giovani e adulti, “perché fare AC significa soprattutto raccontarci la bellezza e la fatica dei nostri cammini e dei nostri progetti”, spiega ancora Cinzia Brandi.

Un momento speciale, con la visione di un docufilm, è stato poi dedicato ad un testimone chiave di tutta la Associazione, il beato Piergiorgio Frassati, un entusiasta giovane di AC, innamorato della montagna, morto a soli 24 anni, il 4 luglio 1925 e dichiarato beato da Papa Giovanni Paolo II nel 1990.
Pranzo in condivisione e poi lavori nei laboratori: gli adulti sulla necessità di coinvolgere attivamente le famiglie già accompagnate durante il percorso di catechesi “Dalla Religione alla Fede” (ideato, promosso e gestito da una specifica Equipe Diocesana, di “provenienza Azione Cattolica” in collaborazione con l’Ufficio Catechistico Diocesano a partire dal 2014) in un costante cammino formativo continuo di fede e di impegno nella chiesa; i giovani sulla figura di Frassati e sul prossimo camposcuola estivo in programma a Loreto, luogo di forte spiritualità mariana.

A conclusione della giornata la celebrazione della Messa a cura dell’Assistente ecclesiastico diocesano, don Pasquale Rubino.

Al Presidente diocesano, un’ultima richiesta, che è anche un primo bilancio verso il termine di un periodo alla guida dell’Azione Cattolica di Alife-Caiazzo: “Cosa porto a casa al termine di questa giornata? Il sorriso di chi ho incontrato; la bellezza dell’incontrarsi; il desiderio di conoscenza; il senso di famiglia che vivo ogni volta che ho la fortuna di guardare negli occhi i miei compagni di viaggio; la consapevolezza che quel sì, detto tempo fa, si alimenta del Pane che è vità e della gioia di condividerlo con chi ha scelto di rispondere con me…”.

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