26. Monte Miletto
“Faticoso” viaggio a piedi

di Salvatore Signore

La salita è di quelle difficili e non servono sigle identificative del percorso per comprenderne la portata, è sufficiente dire Piedimonte Matese – Miletto a piedi.
Nessuna scusante, partenza fissata alla Sorgente e attrezzatura ben stipata nello zaino da 40 litri. I primi scalini alla volta di Castello Matese si divorano in pochissimo tempo, infilarsi nei vicoli della parte vecchia del paese equivale a tuffarsi nel surreale silenzio di questi punti, i cani si alleano e da giardino a giardino allertano i dintorni con vigorose abbaiate, nulla di preoccupante, si sale veloci. Castello Matese alle spalle, alcuni passaggi sulla pubblica via sono d’obbligo, San Gregorio Matese sarà il prossimo centro da attraversare. Alcuni varchi boschivi impongono di fare attenzione alla vegetazione spesso chiusa: i rovi non mancano. Pochi i problemi di orientamento, bisogna salire per raggiungere e scollinare sul monte Raspato. Abbeveratoio fonte Nevera ed è fatta, la pianura è lontana, il lago è oltre la faggeta. Consapevoli del fatto che il bello arriverà a breve si scende in picchiata verso la sponda più vicina, altri abbeveratoi e lo sguardo corre in alto, la cima aspetta ed il sole inizia a farsi sentire.

Ai piedi della “direttissima” e dopo la prima gobba le gambe chiedono un’ulteriore pausa, è l’ora di rinforzare mente e corpo con qualche pezzo di buon cioccolato. Si riparte, adesso si procede per piccoli obiettivi e la prima ombra utile rincuora il passo. Guadagnata la protezione si ritrova un ritmo costante certamente più appesantito, ma non rinunciatario. L’incrocio col sentiero classico che sale pulito fin sulla vetta riporta lo stato emotivo a livelli più alti e anche l’andatura sembra migliorare fino a quando s’intravede il profilo della Croce di Cima! Raggiunta: 2.050 mt slm. Mezz’ora abbondante di sosta, magari anche 40 minuti e la consapevolezza di dover rifare tutto in discesa.

Pronti? Via! L’attenzione deve salire al massimo, la stanchezza e la voglia di chiudere il giro potrebbero portare a commettere gravi errori di sottovalutazione, mai cedere al desiderio di lasciarsi guidare dalla pendenza favorevole: pietre ed erba scivolosa sono sempre in agguato. Ed è di nuovo Lago, di nuovo attraversamento e nuova salita al Monte Raspato, esatto, si risale. Di nuovo Fonte Nevera, da qui inizia la fase meno dura. San Gregorio c’è e a ruota segue Castello Matese. Ancora scalinate, i pietroni del mattino si affrontano con abbondante acido lattico in circolo, cautela e attenzione. I cani da guardia rivivono la scena, sempre con la medesima foga. Giro chiuso, la panchina alla sorgente è il miglior luogo possibile dove fermarsi a ripercorrere l’impresa: circa 12 ore totali, litri di sudore, oltre 2.000 metri di dislivello per una distanza finale che supera i 30 km.

Sconsigliato a chi “crede” di potercela fare, a chi non è realmente consapevole della fatica.
Scorta d’acqua, scarpe tecniche, alimenti energetici, occhiali da sole e abbigliamento di ricambio! Avanti tutta!

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