Home Chiesa e Diocesi Presepe, “incontro di semplicità” per un Natale di nuove relazioni

Presepe, “incontro di semplicità” per un Natale di nuove relazioni

Ieri, 11 dicembre, l'inaugurazione del Presepe settecentesco nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Piedimonte Matese. Al termine della Celebrazione, il vescovo mons. Orazio Francesco Piazza ha benedetto la composizione presepiale

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Storia, mistero, fede e tradizione si incrociano in momenti come quello vissuto ieri sera nella basilica di Santa Maria Maggiore in Piedimonte Matese per il consueto rito di benedizione del Presepe settecentesco allestito nel transetto: esposizione monumentate di pezzi dove volti, espressioni, gesti e disposizione delle scene raccontano l’umano e il divino del presepe che il vescovo, mons. Piazza, accolto in Basilica dal parroco don Domenico La Cerra, nell’omelia della Celebrazione eucaristica ha definito come entrambe esperienze di semplicità, quella di Dio che si incarna e quella “dell’uomo che nella ordinarietà della sua esistenza può riprogettare il senso del proprio vivere”.

Un presepe diventa questo “incontro di semplicità” e di “essenzialità” a cui il Pastore ha affidato, attraverso le sue parole, il valore di una catechesi che invita i credenti ad una “responsabilità” diversa rispetto al Natale. Basilica gremita di fedeli come ogni anno in questa circostanza; presente tra i fedeli il senatore della Repubblica italiana, Carlo Sarro, cittadino di Piedimonte Matese particolarmente legato alla comunità parrocchiale di appartenenza di Santa Maria Maggiore; il presidente della Provincia di Caserta Giorgio Magliocca; il sindaco di Piedimonte Luigi Di Lorenzo; il luogotenente della Guardia di Finanza della Città, Vincenzo Spizzuoco, il consigliere provinciale Gianluigi Santillo; il dottore Pasquale Simonelli, presidente dell’Associazione Storica del Medio Volturno; alcuni dirigenti scolastici di istituti cittadini, tra cui le professoresse Bernarda De Girolamo, preside del Liceo “Galilei” e Clotilde Riccitelli, preside dell’Istituto Alberghiero.

Clima raccolto, ma anche momento di festa genuina e semplice intorno all’evento che riporta i cristiani ad una tradizione antica e mai sopita, quella del presepe, che è legame tra generazioni e legame tra esse con l’esperienza di Dio venuto sulla Terra. Nelle parole di mons. Piazza la richiesta implicita di superare la scena del presepe, talvolta personalizzata dalla cultura e dai contesti sociali locali: “Stiamo vivendo l’attesa del Natale, ma l’incarnazione di Dio nella nostra storia, l’incarnazione di Dio nella nostra vita deve essere vissuta con responsabilità” con la capacità di “riportare nella nostra vita il valore dell’essenzialità, la semplicità di Dio che scende” nella Storia.

Il “semplicemente umano da parte di Dio” (il Vescovo ha molto insistito su questa dimensione del Natale) e il “semplicemente umano” dell’”uomo che accede al mistero di Dio” fanno di quella grotta una forte esperienza di condivisione. Scena in cui mons. Piazza ha chiesto di sostare idealmente: “Proviamo ad immaginare cosa sia essere adulti e guardare il Bambino e cosa sia essere Bambino e guardare questo mondo attorno che molto spesso ha rinunciato alla propria qualità e alla propria responsabilità. In questa semplicità ritroviamo la voglia di ricostituire la trama delle nostre relazioni e la bellezza delle nostre relazioni”. Un Natale di relazioni dove si sostituiscano “le cose che riempiono spazi” alle “persone che riempiono il cuore.

E il guardare il mondo dalla grotta della Natività tramite le parole del Pastore è stato appello a “guardare la vita con uno sguardo capace di riportare Dio nella nostra vita”. Esperienza che riconduce tutto al iniziale di Maria, “a quel poco (e qui il riferimento al poco della moltiplicazione dei pani e dei pesci dei Vangeli) “che se spezzato per molti” diventa miracolo per l’umanità; a quel poco che ciascuno può donare compiendo piccoli miracoli nella vita del mondo, permettendo a Dio di ritornare ogni giorno. Al termine della celebrazione il suggestivo suono delle cornamuse degli zampognari, nella chiesa illuminata da sole candele, ha ricondotto l’attenzione sulla scena del grande presepe che il Vescovo ha benedetto. Non sono mancate le parole di ringraziamento e riconoscenza che don Domenico ha riservato ai collaboratori parrocchiali, ai novizi, ai frati e a quanti, nei giorni scorsi, si sono adoperati per l’allestimento del Presepe, facendo sì che nulla fosse lasciato al caso.

Piedimonte Matese. Storie di re, regine e di popolo uniti dalla semplicità del Presepe

 

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