Armando Pepe – Risulta difficile descrivere con poche parole la testimonianza di un’intera vita di fede. Invece, ha avuto gioco facile, riuscendo mirabilmente nell’intento, Padre Ibrahim Faltas, francescano della Terra Santa che ieri ha incontrato un numeroso gruppo di studenti delle Scuole superiori di Piedimonte Matese nell’evento organizzato dal Liceo Statale Galileo Galilei.
Ad accompagnare le parole e la testimonianza del frate francescano l’amico Stefano Cimicchi, ex sindaco di Orvieto e cooperante in Terra Santa; l’amico Gianluigi Santillo amministratore comunale di Piedimonte Matese e consigliere provinciale; don Emilio Salvatore parroco di Ave Gratia Plena in assenza del vescovo (frenato da un’influenza) mons. Orazio Francesco Piazza. Presenti diverse autorità civili e militari del territorio e i novizi della comunità francescana di Santa Maria Occorrevole. L’intervento è stato introdotto da un’esecuzione in musica e canto degli alunni dell’indirizzo musicale diretti dal maestro Antonio Di Cerbo e da un video di presentazione sull’esperienza di padre Faltas.
“Benvenuti a tutti e soprattutto grazie a padre Ibrahim per questa giornata di sole che oggi ha voluto regalarci”. Il saluto della Dirigente del Liceo Bernarda De Girolamo che ha curato ogni dettaglio di quest’evento affinché per gli studenti si realizzasse un incontro di contenuti e nuovi progetti.
La preside De Girolamo non a caso, per definire questa giornata densa di significato, ha scelto la parola «coraggio», in relazione alla esperienza francescana in Terra Santa e alla vita vissuta – materiata di gesti tangibili e sostanziali – da Padre Faltas, il quale nel 2002 fece da mediatore tra israeliani e palestinesi durante l’assedio della Basilica della Natività a Betlemme.
Nel video, a cura di Fernando Occhibove, un’ampia sintesi di tutti gli interventi
Proviamo a seguire insieme l’itinerario della vita del frate francescano, che ha spiegato con semplicità e franchezza il ruolo del nucleo del proprio Ordine religioso presente in Terra Santa da ben 800 anni, da quando cioè San Francesco «per la sete del martiro, ne la presenza del Soldan superba, predicò Cristo e li altri che ‘ l seguiro (Divina Commedia, Paradiso, Canto XI, 100- 102».
Tutti i francescani in Terra Santa operano per il bene, cercando di stemperare la palpabile tensione tra palestinesi e israeliani. Francamente è una situazione non facile, non serve solo predicare il Vangelo ma trasformarlo in azioni reali, volte ad ottenere la pace, tanto agognata. I francescani sono presenza attiva, vitale, al servizio di chiunque ne abbia bisogno, facendo di cultura e dialogo i presupposti per la pace di ogni giorno: hanno fondato scuole e laboratori artigianali, educando al bene e facendosi promotori di ottimismo e di occasioni di incontro, punto di congiunzione imprescindibile.
Le condizioni in cui operano Padre Faltas e i suoi fratelli spirituali non sono delle più favorevoli, soprattutto a causa delle restrizioni imposte alla popolazione palestinese, privata di fondamentali diritti da una cieca politica ai quali i francescani non fanno mancare istruzione e anche lavoro… Senza perdersi d’animo i religiosi si pongono da intermediari aprendo scuole e palestre a tutti, a ogni persona che lo desideri: la convivenza di cristiani e musulmani, israeliani e palestinesi è possibile e da loro stessi ricercata e voluta.
Le sue sono state parole non solo piene di speranza, basilare per chi agisce in quel contesto, ma anche capaci di argomentare in modo disincantato ciò che si fa per arginare i contrasti e per lenire le ferite provocate dall’incomprensione, dall’incomunicabilità, perché solamente attraverso il dialogo si possono percorrere vie che portano lontano.
Spesso le prediche, se non sono sostenute dalla prassi, risultano vuote, ma questo non è il caso di Padre Faltas, che umilmente ha offerto a tutti, con concisione e tatto, parte dei suoi preziosi ricordi, facendo tesoro di ciò che ebbe a dire il Santo Padre Giovanni Paolo II durante i giorni dell’assedio alla Basilica della Natività: «Coraggio, abbiate coraggio, continuate a resistere… Io prego per Voi».
Anche se tra le loro file ci sono stati moltissimi martiri, i Frati Minori stanno ancora lì, custodendo la fede e la speranza di un futuro di pace.
Il termine «coraggio», leitmotiv di una giornata all’insegna della pace, è risuonato più volte, dal ricordo di Giovanni Paolo II alle parole forti della Dirigente De Girolamo “il coraggio del cambiamento è la sola possibilità di sfida e di inversione di rotta nella direzione di un mondo nuovo che possiamo costruire insieme”. Su questo coraggio e su questo “insieme” la stessa dirigente ha annunciato – poi confermato da Padre Faltas, un prossimo gemellaggio tra il Liceo piedimontese e le scuole dei frati minori, da concretizzarsi con visite di scambio trai giovani italiani, israeliani e palestinesi.
Un impegno che risuona quasi naturale in risposta alle parole di padre Ibrahim: “La Terra Santa…! Tutti siamo nati lì. Tutti i cristiani sono nati lì” per dire il valore e il peso di continuare a difendere “il luogo dove è nato il Principe della pace, Gesù Cristo.”
Non si poteva concludere in modo migliore la mattinata se non con l’auspicio di un arrivederci “l’anno prossimo a Gerusalemme” secondo il classico augurio ebraico.
Tutti se ne sono andati soddisfatti e con una consapevolezza in più. Pregare e sostenere con la presenza, nei luoghi santi, la minoranza dei cristiani che ancora vi abita.