Home Attualità #MangiaItaliano: la campagna Coldiretti in soccorso al Made in Italy

#MangiaItaliano: la campagna Coldiretti in soccorso al Made in Italy

Il Coronavirus sta paralizzando l'economia, crescente è la diffidenza verso i prodotti enogastronomici Made in Italy, la Coldiretti cerca di rimediare con la campagna #MangiaItaliano.

855
0

Annamaria Tartaglia – Tra le conseguenze del Coronavirus non è da sottovalutare il calo delle eportazioni agroalimentari: il made in Italy ne sta risentendo e proprio per combattere i pregiudizi e la disinformazione Coldiretti ha lanciato la campagna #MangiaItaliano.
Mobiitazione rivolta ai mercati, ai ristoranti, agli agriturismi e mira a coinvolgere le industrie e le strutture commerciali più virtuose del settore, colpite ingiustamente da una dura emergenza.
Siamo tutti coinvolti e perciò troviamo il modo di dare una mano, anche utilizzando i canali social e l’hashtag pensato per questa circostanza.
L’obiettivo è far conoscere i primati del Made in Italy con l’agricoltura italiana che è oggi la più green d’Europa, con 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5.155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole bio, 40mila aziende agricole impegnate nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,8%) contro l’1,3% della media Ue o il 5,5% dei prodotti extracomunitari (fonte Coldiretti).

Il Made in Italy è a rischio, i pregiudizi, le fake news rischiano di irretire l’economia del nostro Paese e screditare i primati di una delle nostre maggiori ricchezze: l’enogastronomia.
Il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini, all’incontro del presidente del Consiglio Giuseppe Conte con le parti sociali, ha sottolineato che purtroppo il video francese sulla pizza italiana, andato in onda su Canal plus in cui si attribuiva al virus la capaità di contagiare anche il buon cibo, rappresenta solo la punta dell’iceberg di comportamenti che mirano a screditare il Made in Italy.

La Coldiretti denuncia che in alcuni Paesi addirittura vengono chieste insensate certificazioni sanitarie “virus free” su cibi e vini provenienti dal Veneto e dalla Lombardia. Numerose sono state le disdette per forniture alimetari provenienti dalla nostra Penisola, il tutto mosso da una diffidenza alimentata spesso da fake news della concorrenza, con il risultato che, come mai prima, i ristoranti italiani incominciano ad essere vuoti.

L’emergenza coronavirus sta mettendo a rischio l’intera filiera agroalimentare, dai campi agli scaffali fino alla ristorazione, che raggiunge in Italia una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil ed offre lavoro a 3,8 milioni di occupati. Da non trascurare il crollo del turismo, altro fiore all’occhiello della nostra economia: lo stop a fiere ed eventi paralizza l’economia di quelle città che hanno sempre vissuto prevalentemente di turismo. Il presidente di Coldiretti ha sottolineato che “Serve un impegno delle autorità nazionali e comunitarie per fermare pratiche insensate che rischiano di far perdere quote di mercato importanti alle produzioni nazionali per colpa di una concorrenza sleale che mira a screditare i prodotti dall’Italia che sono sani e garantiti come prima. Serve anche ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy che rappresenta nell’alimentare una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo e sanitario a livello comunitario ed internazionale”.

La Dieta Mediterranea dal 2010 fa parte del patimonio culturale immateriale dell’umanità, così come la pizza (dal 2017), la stessa protagonista di quel video. Non si tratta dunque di dati irrilevanti. Non sarà certo il Covid-19 a spezzare il legame perfetto tra buon cibo, italiani e il resto del mondo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.