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La donna col cappotto bianco. 8 marzo, storie di coraggio tutto italiano

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Il racconto ci giunge dalla Gran Bretagna, da una terra di donne famose e illustri, ma anche di altre meno celebrate, come Leda, italiana, emigrata come tante, e come tante divenuta custode di una ferma e appassionata italianità. 
Storia di gente normale e di valori comuni  rimasti impressi a quella società per essere stata esemplare come madre e come credente…, per essere stata donna nei pensieri e nei gesti, nell’orgoglio e nelle ferite senza arrendersi mai.
Non l’abbiamo conosciuta mai, ma la immaginiamo facilmente intrando nel racconto minuzioso e affettuoso che in questa festa ci viene consegnato, un po’ come un’eredità da continuare a tramandare, in ricordo delle donne italiane e di quelle nate nel Belpaese ma che lo hanno onorato anche da lontano…proprio come Leda. 

Marianna Pece – Quando penso alle suffragette mi viene in mente la pimpante signora che interpreta la madre dei bimbi di cui si prende cura Mary Poppins nel celeberrimo film.  Ma poi, con ciglio piu serio, ecco che scorrono nella mia mente, le immagini delle vere donne che hanno fatto la storia. Donne famose, coraggiosissime, ma anche donne del vivere quotidiano che hanno cambiato il corso delle loro vite  e della societa’ in cui hanno vissuto.

Leda era una di queste. Nata a Bologna e poi cresciuta a Nisida, aveva incontrato il suo George , soldato meccanico della British Army stanziata nella baia napoletana durante la Seconda Guerra Mondiale.
La casa di Leda era stata bombardata e successivamente lei aveva trovato lavoro nello spaccio nella British Military Base.
Fu cosi che si incontrarono: lei bellissima, oltre che colta, riusciva a comunicare in inglese! Lui, un gentiluomo, aveva imparato l’Italiano quando era di stanza in Africa grazie a dei prigionieri.

George la invitò all’opera. Andarono a Pozzuoli con la macchina del capitano. Da quella sera scrissero insieme la loro vita.
I soldati inglesi dovettero poi ritornare in patria, ma George tenne fede alle sue parole e, stavolta in abiti civili, torno’ in Italia. Si sposarono in una chiesetta nell’incantata cornice di Nisida il 29 Settembre 1946.
Leda indossava un cappotto bianco, made in Italy , quando arriò nel  nord Inghilterra. E tra le dita, esibiva  la sua sigaretta.
Un contrasto feroce con una citta’ sepolta dalla neve, sporca di fumo ed eternamente plumbea. Lei, veniva dal mare e da sole, soffri’ tantissimo il freddo quell’inverno. Ma non si arrese. Indossava a testa alta il suo cappotto bianco, non passando mai inosservata.

Imparo’ bene l’Inglese, anche se in casa parlava sempre italiano e cantava Madame Butterfly con una voce da usignolo.
Leda era una donna straordinariamente comune, perchè per tutta la vita il suo posto fu accanto a George, aiutandolo nella loro sartoria. E, quando, qualche anno dopo, divenne madre, si dedicò all’educazione “italiana” delle sue figlie.

Ogni anno tornava in Italia, da sola prima e con le sue figlie poi, per riannodare il cordone ombelicale con la sua terra, l’aria, I profumi, il sole, le ricette, il mare.

Leda preparava luculliane tavolate per tutti. Per la famiglia e per gli amici italiani ed inglesi che facevano capolino nella sua casa.

Poi George’ se ne andò e lei smise di cucinare. Questo fu il suo lutto, la sua reazione a questa perdita immensa.

Questa donna elegante, fumatrice, emancipata, era la quinta essenza italiana: tutto ruotava intorno alla sua famiglia. Era una fervente cattolica. Era cocciuta ed amabile.

Ci piace pensare a lei come una quotidiana suffragetta che si fece mettere al bando da alcuni luoghi pubblici perche’, pur fumando di nascosto, il fumo faceva scattare gli antipatici allarmi.
Ogni sera per tutta la sua vita, fino alla fine dei suoi giorni , faceva il segno della croce e accarezzava I grani del rosario. Le infermiere che la assistivano ne erano ammaliate, ma la rimproverano dolcemente quando lei chiedeva una sigaretta.
“Uffa!” esclamava lei dinanzi ai continui rifiuti di accontentarla. “Uffa!” era la sua parolaccia, decisamente pronunciata con  un broncio italiano.

Leda se ne andò un freddissimo giorno di febbraio. Come a ricordo di quando era arrivata, l’Inghilterra la salutava così. Stavolta senza cappotto bianco, ma con una vita vissuta pienamente con l’orgoglio di una Italiana che mai dimenticò le sue origini, la sua casa, i suoi vicoli, il suo mare. Quel fratello blu, che le manco’ tanto.

Leda è tante donne, di ieri, oggi e domani. Leda ci insegna che si può continuare ad essere se stesse ovunque ci porta la vita. Le epoche cambiano, le mode pure, ma restano la forza, il coraggio e la classe di una Donna che lascia in eredita’ l’amore per la sua Italia.

 

 

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