Amalia Fontana – Il Coronavirus miete tante vittime anche tra i sacerdoti. Un bollettino che si allunga di giorno in giorno, soprattutto nelle diocesi di Bergamo e Parma.
“I preti italiani stanno in mezzo alla gente, da sempre, per missione ma prima ancora per la natura popolare del nostro clero”, inevitabile trovare anche loro nell’elenco dei morti causati dalla pandemia: molti sono anziani, quindi più facilmente esposti al rischio di contagio e con patologie tali da averli resi ancor più fragili… In alcune diocesi i numeri fanno paura, come a Bergamo, dove sono 10 i sacerdoti che sono venuti a mancare. A Parma invece, sono 5, ma tra questi anche un sacerdote giovane, di 55 anni, don Andrea Avanzini.
Il sentimento che in questo momento ci coinvolge di più è il pensiero a quanto hanno fatto e compiuto: hanno dedicato la loro vita a curare la spiritualità delle loro comunità, e adesso vanno via, senza nemmeno il rito funebre, così in estrema povertà, seppur le loro comunità si stiano stringendo in preghiera a distanza.
Quando una comunità cristiana perde la sua guida è come un gregge senza il suo pastore perché un sacerdote non è solo colui che celebra la messa, ma la persona che sta dalla parte degli emarginati, che anima la parrocchia, che crea collaborazioni, che aiuta a superare i momenti di sconforto, che prega per la sua chiesa. È in questo periodo così difficile la comunità deve farsi forza e pregare con maggiore intensità senza di loro, anche per loro, forte di quanto hanno ricevuto e imparato dalla sua testimonianza.
Il Papa ha così voluto esprimere il suo dolore ed essere vicino alle diocesi più colpite, come la diocesi orobica, chiamando il suo vescovo Francesco Beschi nella mattinata di mercoledì 18 marzo, che ha riportato il messaggio del papà alla sua diocesi: “Mi ha pregato di portare a tutti e a ciascuno la sua benedizione confortatrice e portatrice di grazia, di luce e di forza. In modo particolare mi ha chiesto di far giungere la sua vicinanza ai malati e a tutti coloro che in diverso modo stanno prodigandosi in modo eroico per il bene degli altri: medici, infermieri, autorità civili e sanitarie, forze dell’ordine. Un sentimento di profondo compiacimento lo ha espresso verso i nostri sacerdoti, colpito dal numero dei morti e dei ricoverati, ma anche impressionato in positivo dalla fantasia pastorale con cui è stata inventata ogni forma possibile di vicinanza alle famiglie, agli anziani e ai bambini, segno della vicinanza stessa di Dio. Papa Francesco ha promesso che ci porta nel suo cuore e nelle sue preghiere quotidiane”.
Ora ci si può solo stringere vicini attraverso la preghiera, fare del bene al prossimo attraverso un comportamento responsabile, coltivare pazienza in attesa che, in suffragio di questi sacerdoti e tutti i fratelli che non ce l’hanno fatta, possa essere celebrata degnamente una santa messa a cui tutti fedeli potranno partecipare.
Fonte https://www.avvenire.it/