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Papa Francesco: san Giovanni Paolo II, “preghiera, vicinanza al popolo e amore alla giustizia”.

"Preghiera, vicinanza al popolo e amore alla giustizia" sono le tre "tracce" di san Giovanni Paolo II ricordate da Papa Francesco nell'omelia della messa di questa mattina, in occasione del centenario della nascita di Karol Wojtyla

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(Foto Vatican Media/SIR)

M. Michela Nicolais – “La preghiera, la vicinanza al popolo e l’amore alla giustizia”. Sono le tre “tracce” di san Giovanni Paolo II che il Papa ha ricordato nell’omelia, pronunciata a braccio, della messa trasmessa in mondovisione dall’altare collocato sopra la tomba del papa polacco, nella basilica di San Pietro, in occasione del centenario della nascita di Karol Wojtyla.

“Il Signore ama il suo popolo”, ha esordito Francesco: “È una verità che Israele ama ripetere, e anche nei momenti brutti, sempre, il Signore ci ama”.
“Il Signore ha visitato il suo popolo”, ha proseguito il Papa: “Lo stesso diceva la folla che seguiva Gesù, vedendo le cose che faceva Gesù: ‘Il Signore ha visitato il suo popolo’. E oggi possiamo dire che cento anni fa il Signore ha visitato suo popolo. Ha inviato un uomo, lo ha preparato per fare il vescovo e guidare la Chiesa”. “Facendo memoria di san Giovanni Paolo II, riprendiamo questo”, l’invito: “Il Signore ama il suo popolo, il Signore ha visitato il suo popolo, il Signore ha inviato un Pastore”.

Delle “tante tracce di un buon Pastore che possiamo trovare in san Giovanni Paolo II”, Francesco ne ha indicate tre: “La preghiera, la vicinanza al popolo e l’amore alla giustizia”. “San Giovanni Paolo II è stato un uomo di Dio perché pregava, e pregava tanto”, ha spiegato il Papa: “Lui sapeva bene che il primo compito di un vescovo è pregare. E questo non lo ha fatto il Vaticano II, lo ha detto San Pietro, che quando hanno fatto i diaconi disse: ‘E a noi vescovi, il primo compito è pregare’. Il primo compito di un vescovo è pregare, e lui lo sapeva, lo faceva: ci ha insegnato che quando un vescovo fa l’esame di coscienza la sera deve domandarsi: ‘Quante ore oggi ho pregato?’”.

San Giovanni Paolo II, inoltre, era “uomo di vicinanza”: “Non era un uomo distaccato dal popolo, anzi andava a trovare il popolo. Girò il mondo intero cercando il suo popolo, facendosi vicino”. “E la vicinanza – ha sottolineato Francesco – è uno dei tratti di Dio con il suo popolo. Ricordiamo che il Signore dice al popolo di Israele: ‘Quale popolo ha avuto suoi déi così vicini come tu con me?’. Vicinanza di Dio col popolo che poi si fa stretta, forte in Gesù”. “Un pastore è vicino al popolo”, ha commentato il Papa: “Al contrario non è pastore, è gerarca, un amministratore forse buono ma non è pastore”.

“Vicinanza al popolo, e San Giovanni Paolo II ci ha dato un esempio di vicinanza: vicinanza ai grandi e ai piccoli, ai vicini e ai lontani, sempre vicino, si faceva vicino”. Infine, “l’amore alla giustizia, ma alla giustizia piena”.
San Giovanni Paolo II, per Francesco, era “un uomo che voleva la giustizia sociale, la giustizia dei popoli, la giustizia che cacciava via le guerre. Ma la giustizia piena. Per questo San Giovanni Paolo II era un uomo di misericordia, perché giustizia e misericordia vanno insieme, non si possono distinguere, l’una senza l’altra non si trova. Pensiamo a quanto ha fatto perché la gente capisse la misericordia di Dio.

Pensiamo a come lui ha portato avanti la devozione a santa Faustina: oggi la sua memoria liturgica sarà per tutta la Chiesa. San Giovanni Paolo II aveva sentito che la giustizia di Dio aveva questo atteggiamento di misericordia, e questo è un dono che ci ha lasciato lui. La giustizia misericordiosa e la misericordia giusta”. “Che san Giovanni Paolo II ci dia a tutti noi, specialmente ai pastori della Chiesa, la grazia della preghiera, la grazia della vicinanza e la grazia della giustizia-misericordia, misericordia-giustizia”, la preghiera finale.

Fonte Agensir

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