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“Ciao Scuola, ciao maestre, ciao prof”. Bilancio di un anno scolastico a metà tra competenze acquisite e ferite rimaste scoperte

Approvato il "Decreto scuola": in aula a settembre con distanze e misure di sicurezza; al via il Concorso per nuove assunzioni; cambiano le graduatorie che diventano provinciali. Pubblichiamo l'estratto di una lettera di una insegnante, il suo racconto di queste ultime ore di lezione tra Didattica a distanza e sentimenti

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“Si chiuderà tra venerdì e sabato l’anno scolastico 2019/2020.
E si concluderà, ahimé, con un click sul tasto “chiudi conversazione”…Un click preceduto da “ciao, ciao, un bacione, un abbraccio, ciao, ciao” occhi che si cercano e che non vorrebbero staccarsi dallo schermo…
Ma la verità è che questo anno scolastico non si chiuderà né venerdì, né sabato, né a fine giugno con l’ultimo Collegio docenti: il 2019/2020 è un anno scolastico che sarà parte di noi per il resto dei nostri giorni. Parte di noi insegnanti, parte di noi genitori, parte soprattutto di voi alunni”.

Inizia così la lettera di Ilaria Cervo, insegnante della Scuola primaria dell’IC A.A.Caiatino di Caiazzo (plesso di Piana di Monte Verna).
Parole, le sue, che accomunano tanti in questo momento, tra l’emozione dei saluti, l’onore di aver dato il massimo anche attraverso la Didattica a distanza, le incertezze del prossimo anno scolastico su cui si è condotta una efferata battaglia politica tra maggiornaza di Governo e opposizioni.

L’educazione degli studenti italiani, la loro formazione, il loro spessore culturale e umano (dei più piccoli e dei più grandi) sono ridotte all’angolo dai pugni sferrati tra le parti, che in ultimo, e prima di una possibile pausa estiva finalmente provano (provano?) a parlare di scuola.
Due giorni in aula a fronteggiare l’ostruzionismo di Lega e Fratelli d’Italia; poi il Decreto Scuola passa in queste ore con 245 voti favorevoli e 122 contrari (Leggi il Decreto).

Le novità sostanziali? Graduatorie d’Istituto provinciali; Concorso straordinario per l’assunzione di 16mila nuovi docenti; giudizi e non più voti alla primaria.
I primi a tornare in aula, tra pochi giorni, saranno gli studenti impegnati nell’esame di Maturità; poi a settembre tutti gli altri tenendo conto delle misure AntiCovid19 messe in campo da Miur e Comitato tecnico-scientifico istituito per l’emergenza coronavirus: escluse le turnazioni in aula di piccoli gruppi ma proprio per salvare la socialità, quale valore fondante l’esperienza scolastica, si rimarrà tutti insieme con mascherina obbligatoria e plexiglass divisori tra i banchi (qualche scuola è già al lavoro con gli allestimenti); previste anche tensostrutture lì dove gli ambienti non consentiranno le dovute distanze tra i ragazzi.

Il futuro è questo, ma il passato appena trascorso rimane “storico” nella scuola Italiana per le polemiche, le tensioni, i piccoli e medi risultati della DaD così come per il limite causato dal mancato o povero uso di strumenti per svolgere la nuova modalità di insegnamento. Lungo elenco di limiti se nel conteggio includessimo anche i docenti che hanno ridotto la DaD a qualche messaggio o videochiamata, a malcollegate chat di gruppo; o anche i genitori assenti rispetto ad un supporto necessario, urgente, diverso per i propri figli…

Esperienza da cui si impara, da cui si esce ugualmente fortificati con l’impegno di fare meglio ‘se dovesse malauguratamente capitare ancora’ o con l’orgoglio di aver imparato ad essere educatori anche in modalità ‘virtuale’.

La lettera di Ilaria, postata su facebook alcuni giorni fa, continua con un omaggio agli alunni: “piccoli, coraggiosi, silenziosi e pazienti eroi di questa Storia che un giorno racconteranno (e racconteremo) forse con la stessa carica emotiva con cui raccontavano la loro Storia i nostri nonni e genitori. Una storia, che, come tutte quelle studiate nei libri, parla di morte, di dolore, di guerre e di Eroi.
Come tutte le storie raccontate dai libri avrà i suoi Eroi più famosi e i suoi Eroi anonimi, passati in silenzio, pur avendo contribuito in maniera determinante allo svolgersi dei fatti.
Ne usciamo stanchi da questo anno scolastico: stanchi gli occhi, stanca la mente, stanco e provato il cuore. Ma ne usciamo anche più ricchi di competenze didattiche e con un’accresciuta capacità di far lavorare la parte creativa che ognuno di noi già possedeva. Ne usciamo anche un po’ nervosi…ma tutto sommato anche questo fa parte del “gioco”.
Soprattutto ne usciamo uniti. Uniti proprio grazie ad una distanza fisicamente incolmabile che però ha messo in gioco tutto il nostro desiderio (e bisogno) di voler stare insieme: così abbiamo scelto di lavorare in squadra e di fare un corpo unico nonostante il buio di un desktop e delle difficoltà di internet.
Sì, lo voglio urlare a gran voce: tutti noi che ci abbiamo creduto e abbiamo lottato per non perdere di vista i nostri bambini, i nostri alunni, per scongiurare il rischio che diventassero invisibili e sparissero nel mare profondo di una “nuova dispersione scolastica”, tutti noi ne usciamo uniti: per sempre lagati in una rete fatta di comprensione, complicità, ascolto, collaborazione, e anche silenzi.
Grazie a tutti.
Grazie in modo particolare ai genitori che, insieme agli insegnanti, hanno impedito che la scuola si fermasse.
Ne usciamo amareggiati per non aver potuto rivedere i nostri alunni e salutarli con una festa di fine anno; e anche per non aver potuto rivedere le colleghe, pur essendo stati in contatto quotidianamente con tutti…
Come mamma desidero ringraziare gli insegnanti di mio figlio, con un pensiero, ancora oggi commosso, rivolto alla dolcissima professoressa Calzona che da lassù ha sicuramente vegliato sui suoi adorati alunni!
La battaglia contro il virus è ancora in corso. Non sappiamo a settembre cosa succederà.
Ma noi abbiamo dimostrato che insieme ce la possiamo fare”.

 

 

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