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Caritas Alife-Caiazzo. La Quarantena un viaggio di oltre 1.000 chilometri. I volontari raccontano…

Diversi i giovani che, nei mesi di lockdown, si sono adoperati al fianco della Caritas di Alife-Caiazzo nel dare aiuto concreto a persone e famiglie in difficoltà. Riportiamo la testimonianza di alcuni di essi

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Giovanna Corsale – Ci sono “mani” che né il Coronavirus, né lo stop forzato che ne è seguito, sono riusciti ad inibire, energie che durante questo lungo e complesso periodo di rinuncia e sacrificio per tutti hanno continuato a produrre. Stiamo parlando di mani giovani, ragazzi attivi in parrocchie diverse della Diocesi di Alife-Caiazzo, i quali, nei mesi di lockdown, hanno deciso di dare un aiuto concreto alla Caritas diocesana, nel sostegno alle persone e le famiglie maggiormente danneggiate dalla pandemia. Dal carico-scarico dei beni di prima necessità distribuiti poi alle famiglie, nel tentativo di soddisfare le varie richieste, alla sistemazione del guardaroba “Peter Pan”, cha si trova a Piedimonte Matese, per lo smistamento degli indumenti, ecc. Negli scorsi mesi abbiamo seguito da vicino l’attività che il gruppo Caritas, guidato dal direttore don Alessandro Occhibove, ha portato avanti con tenacia e notevole spirito di collaborazione, e ci sembra doveroso dare voce a chi si è adoperato in prima persona in questa esperienza. (Leggi qui per approfondire)

 IL RACCONTO DEI GIOVANI VOLONTARI

Vincenzo Di Lauro (parrocchia Santa Maria Assunta di Alife)“Ciao, mi presento: sono Vincenzo Di Lauro e ho 21 anni. In questo periodo, che ha colto alla sprovvista tutti, ho cercato in tutti i modi di non restare fermo a guardare, perché, diciamoci la verità, proprio non ci riesco a stare fermo, appollaiato su un divano. Dopo aver saputo che la Caritas diocesana cercava giovani disposti ad aiutare, ho sentito nel mio piccolo il dovere di dare una mano. Così, noncurante del rischio che correvo in prima persona, data l’eventualità di contrarre il Virus, ho deciso anch’io di mettermi in gioco, a beneficio di persone che fondamentalmente non ho mai conosciuto. Sono stati e continuano ad essere mesi nel segno della carità, che sarà l’unica a non aver mai fine (cfr. 1 Cor 13,8-13), insieme all’equipe diocesana e al furgoncino, che gira da mesi, portando avanti quello che il Signore stava chiedendo a tutti noi, insieme per servire. Siamo tutti chiamati ad amare Cristo e gli altri, questa per me è l’essenza del cristiano, lo stile che lo contraddistingue.”

Mariagrazia Nassa (parrocchia Santa Croce di Raviscanina) “Tutte le volte che il Signore mi offre l’occasione di esprimermi nel servizio della carità il mio cuore non fa altro che dire di ‘sì’. Anche con questa nuova esperienza posso affermare che ‘C’è più gioia nel dare che nel ricevere’ (At. 20,35). Si ritorna sempre a casa con il cuore ricco di gratitudine e mai di pentimento. L’esperienza al guardaroba diocesano non è scontata. Dietro ogni indumento da riordinare, sistemare e confezionare, non c’è soltanto lavoro da svolgere, ma c’è mio fratello, mia sorella, un bambino, una mamma, un papà: una famiglia! Quasi ci si immagina i loro volti a cui indirettamente sto tendendo la mia mano e donando un po’ del mio tempo. Ciò che conta non è la quantità, ma la qualità di ciò che si dona agli altri. Ogni gesto fatto con amore e con il cuore ci rende sempre più immagine e somiglianza di Dio. In questi complicati mesi, passati per la maggior parte tra le mura di casa, posso testimoniare di aver fatto parte di quegli oltre 1.000 km che il furgoncino adesso segna sul conta chilometri. Ogni chilometro racconta la storia di una famiglia aiutata e sono sicura che dietro quei volti si nasconde quello di Cristo. La Carità illumina il momento buio di questo periodo, dona una speranza in fondo al tunnel, ti aiuta a sopportare ciò che è pesante, perché Cristo porta il tuo peso insieme con te. La cosa più grande che esista è proprio la Carità. Donando che si riceve, perdonando che si è perdonati.”

Emilia Sgrò

Emilia Sgrò e Sara Di Pasquale (parrocchia Santa Maria Maggiore di Piedimonte Matese) – La nostra esperienza come volontarie alla Caritas diocesana è stata molto significativa, soprattutto nel periodo della quarantena.
Nei mesi passati abbiamo potuto constatare che la vita è imprevedibile, che tutto può cambiare da un momento all’altro.

Ci ha permesso di maturare e crescere sotto tanti punti di vista, dando valore alle piccole cose e in particolare, con questa esperienza che abbiamo vissuto, abbiamo provato la gioia e il piacere di donare un po’ della nostra vita a chi ne ha bisogno ed è proprio nel dedicarci agli altri, che impariamo ad ascoltare noi stessi. Tutto diviene occasione per fare esperienze e propone la condivisione.

Sara di Pasquale

Il nostro volontariato ha trovato stimolo e forza dalla nostra fede, rendendoci ancora più consapevoli del fatto che Dio, rimarrà sempra la nostra forza e la nostra certezza.

 

 

 

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