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Papa Francesco: in tempo di Covid-19 un magistero di accompagnamento e condivisione

Omelie, udienze, Angelus, Regina Coeli, messaggi: nei mesi di quarantena, non c'è stato un intervento del Papa che non abbia fatto riferimento alla pandemia ancora in atto, sia pure a diverse velocità, in tutto il mondo

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foto SIR/Marco Calvarese

M. Michela Nicolais – “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti”. Sono le parole, già consegnate alla storia, pronunciate dal Papa in una piazza San Pietro deserta e bagnata dalla pioggia. Il 27 marzo scorso, per la prima volta in sette anni di pontificato, Francesco era solo nella “sua” piazza e ha elevato la sua supplica a Maria portando su di sé tutto il peso del mondo, messo a dura prova da una pandemia che ancora non cessa di circolare, sia pure a diverse velocità, in tutti i continenti. Nei mesi delle misure restrittive imposte dal Coronavirus sono stati, si può dire, quello del Papa è stato un vero e proprio magistero di accompagnamento e di condivisione delle sorti del popolo di Dio, all’insegna di una parola – speranza – indicata come unica  direzione di marcia possibile per il futuro.  “Proprio questo tempo segnato dalla crisi, legata alla pandemia da Covid-19 – l’appello del 27 marzo -, è un tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrirci”.

Accanto al popolo.  Dal 9 marzo, in concomitanza con il lockdown in Italia, non c’è stata omelia, Angelus, Regina Coeli o messaggio del Santo Padre che non avesse un riferimento al Covid-19 o alle sue conseguenze. Ogni mattina, la messa da Santa Marta – seguita in diretta da milioni di persone con ascolti record – cominciava con un’intenzione di preghiera per chi in prima linea ha lottato contro il Coronavirus. Come i medici, gli infermieri, i sacerdoti che hanno dato la vita nello stare accanto a chi si è ammalato. Bergoglio ha pregato anche per le autorità chiamate a prendere decisioni importanti, per i carcerati, per le mamme in attesa, per i senza fissa dimora e i volontari che se ne prendono cura. Ha avuto parole di conforto per le famiglie costrette, nella prova, a reinventare la normalità, agli studenti alle prese con la didattica a distanza, a chi ha perso il lavoro e a chi, per la pandemia, è caduto nella rete degli usurai o soffriva per la fame. Ha chiesto un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo.

Una Pasqua speciale. E la Pasqua del 2020 è stata una Pasqua che certamente non dimenticheremo: il Papa ha guidato la Via Crucis, per la prima volta in sette anni di pontificato, non dal Colosseo ma dalla basilica di San Pietro, e i riti pasquali si sono svolti nella basilica e nella piazza senza concorso di popolo, come tutte le celebrazioni al tempo del Coronavirus.
“Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”,
il monito del 31 maggio, nella prima messa con concorso di popolo – circa 50 fedeli – celebrata nella basilica di San Pietro, nel giorno di Pentecoste. “Non è questo il tempo degli egoismi, non è questo il tempo dell’indifferenza”, l’esortazione maggiormente ripetuta. Perché “nessuno si salva da solo”.

“Stanotte conquistiamo un diritto fondamentale, che non ci sarà tolto: il diritto alla speranza”.
È l’omelia della veglia pasquale . “Indifferenza, egoismo, divisione, dimenticanza non sono davvero le parole che vogliamo sentire in questo tempo”, l’appello contenuto nel Messaggio Urbi et Orbi (12 aprile):
“Non è questo il tempo dell’indifferenza, non è questo il tempo degli egoismi”,
l’invito affinché “la crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze”. “Questo morbo – ha osservato il Papa – non ci ha privato solo degli affetti, ma anche della possibilità di attingere di persona alla consolazione che sgorga dai Sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della Riconciliazione. In molti Paesi non è stato possibile accostarsi ad essi, ma il Signore non ci ha lasciati soli!”.

“In queste settimane, la vita di milioni di persone è cambiata all’improvviso”.
“Per molti, rimanere a casa è stata un’occasione per riflettere, per fermare i frenetici ritmi della vita, per stare con i propri cari e godere della loro compagnia”, l’analisi del Papa: “Per tanti però è anche un tempo di preoccupazione per l’avvenire che si presenta incerto, per il lavoro che si rischia di perdere e per le altre conseguenze che l’attuale crisi porta con sé”. Di qui l’appello a “quanti hanno responsabilità politiche ad adoperarsi attivamente in favore del bene comune dei cittadini, fornendo i mezzi e gli strumenti necessari per consentire a tutti di condurre una vita dignitosa e favorire, quando le circostanze lo permetteranno, la ripresa delle consuete attività quotidiane”.

Sfida epocale. Poi un doppio appello, all’Europa e al mondo: “Oggi l’Unione europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero”, la tesi di Francesco: “Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni. Non è questo il tempo delle divisioni. Cristo nostra pace illumini quanti hanno responsabilità nei conflitti, perché abbiano il coraggio di aderire all’appello per un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”.

Fonte Agensir

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