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Festa dell’Assunta. Nelle “cento croci” la preghiera semplice e insistente che arriva a Dio e ci prepara al futuro

Una pratica venuta dall'Oriente, oggi diffusa in molti centri del Sud, si vive nella festa dell'Assunta anche a Caiazzo e a Valle Agricola: è l'invocazione della Vergine contro il male

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La tradizione delle Cento Croci, quella che oggi si innesta nella festa dell’Assunta torna a ricordarci la vittoria della vita sulla morte, la forza dell’amore di Dio che torna ad incontrare l’uomo… Non c’è ricorrenza solenne della Chiesa che non rimandi ad antichi riti, tradizioni, talvolta sul confine tra sacro e profano di matrice puramente popolare, ma pur sempre proiettati verso il divino: usanze che affondano le radici nella notte dei tempi e che popoli e paesi hanno importato, ereditato, fatto crescere e trasmesso anche alle più giovani generazioni. Talvolta si tratta di usanze ereditate addirittura dal mondo pagano poi ricucite sull’anima cristiana della tradizione nostrana.

Accade in questa vigilia dell’Assunta, come accade in tante vigilie importanti che riportano in vita tradizioni e preci prima di Pasqua o di Natale, o prima di San Giovanni Battista, o alla vigilia dell’Immacolata o della festa di Sant’Anna, solo per citare alcune feste importanti.

È il Sud Italia a custodire questa ricchezza di cui ancora una volta se ne fanno maestri gli anziani. Talvolta sono gesti, altre volte parole e formule in un susseguirsi di suoni disarmonici di frasi pronunciate in antichi dialetti fino al punto da perderne il vero significato. Preghiere che – senza saperlo da parte di chi le recita – conservano il fondamento teologico su cui altri hanno studiato, e che ancora mirabilmente ci rivelano Dio nell’esperienza che unisce conoscenza umana e ispirazione.

Nella Diocesi di Alife-Caiazzo le Cento Croci si segnano nelle comunità di Valle Agricola, di Caiazzo, di Pratella e di Prata Sannita mentre anticamente il rito si viveva anche ad Alvignano nel borgo di San Mauro, e fino a pochi anni fa anche nella parrocchia di Santa Maria Maggiore a Piedimonte Matese; accade allo stesso modo anche in altri paesi del circondario alla vigilia o nella festa dell’Assunta: si tratta di un gesto che si accompagna alla recita di 100 Ave Maria e ad una frase in cui si ammonisce Satana (emblema di ogni male) a stare lontano dagli uomini perché oggi è il giorno di Maria, la Madre che ha vinto definitivamente il male, dicendo sì a Dio e portando agli uomini la salvezza e la speranza dando alla vita Gesù.

Falso nemico allontanati
con la mia anima non hai cosa fare,
oggi è il giorno della Beata Vergine Maria,
faccio cento croci e cento Ave Maria.

È questa – nella traduzione in italiano – la frase che nei diversi dialetti del Meridione si pronuncia un po’ ovunque assumendo accenti diversi e variando anche un po’; e si ripete, e torna ad essere ripetuta, fino a diventare litania di cui se ne perde il senso. Ma è la costanza della preghiera, l’insistenza della richiesta a raggiungere Dio, e la forza dell’invocazione sincera a fare il resto…

È il momento in cui l’umano si riappropria dell’esclusivo legame con il divino, prescindendo da una corretta teologia talvolta apparsa di difficile comprensione al popolo (per le parole e per i contenuti)…

Come ogni preghiera, anche questa, povera ma vera, riunisce gli uomini di storie e geografie diverse, diventando un canto comune che raccoglie popoli lontani…

L’origine di questa litania sembrerebbe importata dall’Oriente da cui viene l’uso di segnarsi ripetutamente, durante i momenti di preghiera come dinanzi alle sacre immagini (tradizioni popolari e particolari iconografie di stampo orientale sono diffuse in tutto il Sud Italia). Un altro motivo per ricondurre tale preghiera alla tradizione bizantina è il riferimento biblico dei suoi versi (in basso è riportato integralmente la formula pronunciata in alcuni luoghi, ma non nelle comunità della nostra Diocesi) alla Valle di Giòsafat, ad est di Gerusalemme, dove secondo il profeta Gioele (Gl 4, 1-2) si raduneranno tutti i popoli, alla fine dei tempi, per il giudizio universale. Anche questa un’immagine diffusa dall’Oriente a noi.
Pensa, anima mia, che dovremo morire! / Nella Valle di Giòsafat dovremo andare / e il nemico (il demonio) cercherà di venirci incontro. / Fermati, nemico mio! / Non mi tentare e non mi atterrire, / perché feci cento segni di croce (e qui ci si segna) durante la mia vita / nel giorno dedicato alla Vergine Maria. / Mi segnai, ascrivendo ciò a mio merito, / e tu non avesti potere sulla mia anima.

Gerusalemme, valle di Giosafat

Sorprende questa festa dell’Assunta! Sorprende perché nel mezzo di un’estate di distrazioni ci riporta alla preghiera essenziale, insistente e audace (contro il Demonio); ci ricorda che esiste un oltre a cui giungere un giorno da uomini veri, di quelli che nella vita hanno scelto la forza della fede, hanno affidato la loro umanità alla donna Maria riconoscendosi creature fragili ma accoglienti verso il dono della speranza che Lei ha portato al mondo. Creature che hanno scelto Gesù, soprattutto oltre una devozione…

 

 

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