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Santa Maria Occorrevole. La comunità francescana celebra il “Poverello di Assisi”, uomo di armonia e di pace

Presso il Convento di Santa Maria Occorrevole, a Piedimonte Matese, le celebrazioni in onore di san Francesco d'Assisi inizieranno con il Triduo, giovedì 1° ottobre, e termineranno domenica 4, giorno della Solennità

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Il complesso di Santa Maria Occorrevole oggi (la chiesa e a sinistra l’osservatorio astronomico e le celle di un tempo)

Giovanna Corsale – La comunità francescana di Santa Maria Occorrevole si accinge a celebrare san Francesco d’Assisi. La festa dedicata al Poverello di Assisi è il momento in cui la spiritualità e la testimonianza concreta di umiltà e devozione totale a Dio, che si realizzano nell’esistenza di Francesco, si fanno più intensi per la famiglia francescana che anima il Santuario, che da Monte Muto arride alla città di Piedimonte Matese. La venerazione del Santo Patrono d’Italia quest’anno echeggerà ancora di più tra le mura del Santuario, Casa Interprovinciale di noviziato dei Frati Minori del Sud Italia, e che di recente ha accolto dieci Novizi.

Le celebrazioni avranno inizio giovedì 1° ottobre con il Triduo: 1° e 2 ottobre – ore 17.00 – Canto dei Vespri; ore 17.30 – Santo Rosario e confessioni; ore 18.00 – Santa Messa. Sabato 3 ottobre – ore 17.00 – Solenni Primi Vespri; ore 17.30 – Santo Rosario e confessioni; ore 18.00 – Memoria del Beato Transito e Santa Messa. Domenica 4 ottobre, Solennità del Poverello d’Assisi – ore 11.30 – Santa Messa; ore 17.00 – Secondi Vespri della Solennità; ore 17.30 – Santo Rosario e confessioni; ore 18.00 – Solenne Celebrazione Eucaristica.

 Cosa testimonia san Francesco a noi oggi?
Dall’omelia di Papa Francesco del 4 ottobre 2013 in piazza San Francesco ad Assisi

“La prima cosa che ci dice, la realtà fondamentale che ci testimonia è questa: essere cristiani è un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui. Da dove parte il cammino di Francesco verso Cristo? Parte dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. Francesco ha fatto questa esperienza in modo particolare nella chiesetta di san Damiano, pregando davanti al crocifisso, che anch’io oggi potrò venerare. In quel crocifisso Gesù non appare morto, ma vivo! Il sangue scende dalle ferite delle mani, dei piedi e del costato, ma quel sangue esprime vita. Gesù non ha gli occhi chiusi, ma aperti, spalancati: uno sguardo che parla al cuore. E il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l’Amore di Dio incarnato, e l’Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una «nuova creatura». Da qui parte tutto: è l’esperienza della Grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori. Per questo Francesco può dire, come san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14).

Questa è la seconda cosa che Francesco ci testimonia: chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare. San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della Croce. E’ la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro (cfr Gv 20,19.20). La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore.

Il Santo d’Assisi testimonia il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato e come Lui lo ha creato, senza sperimentare sul creato per distruggerlo; aiutarlo a crescere, a essere più bello e più simile a quello che Dio ha creato. E soprattutto san Francesco testimonia il rispetto per tutto, testimonia che l’uomo è chiamato a custodire l’uomo, che l’uomo sia al centro della creazione, al posto dove Dio – il Creatore – lo ha voluto. Non strumento degli idoli che noi creiamo! L’armonia e la pace! Francesco è stato uomo di armonia, uomo di pace.”

 

 

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