Home Angelo Campagna 30 Cosa ci ha chiesto e cosa ci chiede oggi Mons. Angelo Campagna?

Cosa ci ha chiesto e cosa ci chiede oggi Mons. Angelo Campagna?

Walter Marra fu il primo presidente di Azione Cattolica della nuova Diocesi di Alife-Caiazzo. Il suo ricordo è quello di un pastore vicino ed esigente: le sue richieste ancora oggi interrogano la Chiesa locale sulla forza delle testimonianza, della vicinanza agli ultimi, del fondamentale contributo dei laici alla missione della Chiesa

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In occasione di un camposcuola a Castelpetroso, i giovani partecipanti, con il Vescovo Mons. Campagna si recarono ad Assisi

Walter Marra – La sera del 10 dicembre 1990 partecipavo ad una riunione del Consiglio di Azione Cattolica nella parrocchia di Santa Maria del Carmine nella frazione di Treglia (Pontelatone), quando ci raggiunse la notizia della morte del nostro vescovo, mons. Angelo Campagna; immediatamente ritornammo a Caiazzo per rendere il doveroso omaggio a chi aveva guidato la nostra Diocesi per tredici anni.

Mons. Campagna era stato nominato vescovo delle diocesi di Alife e di Caiazzo nell’aprile del 1978 e le stesse diocesi erano state unificate il 30 settembre 1986 dando luogo alla nuova diocesi al Alife-Caiazzo.

La nomina del nuovo Pastore rappresentò un momento eccezionale sia per la vita delle singole parrocchie sia per la vita delle due diocesi perché da tanto tempo le stesse erano state affidate ad amministratori apostolici: Alife alle cure di mons. Vito Roberti, vescovo di Caserta, per ben 11 anni dopo l’episcopato di mons. Raffaele Pellecchia; mentre Caiazzo alla fine del lunghissimo episcopato di mons. Nicola Maria Di Girolamo ebbe come Amministratore Apostolico l’arcivescovo di Capua mons. Tommaso Leonetti.

L’assenza di un pastore non aveva permesso alle due comunità di vivere appieno, ma soprattutto in maniera unitaria, le novità introdotte dal Concilio nella vita ecclesiale, in particolar modo per quanto riguardava l’impegno dei laici e il loro sentirsi partecipi in prima persona della missione di Cristo giungendo ad avere parte attiva nella vita e nell’azione della Chiesa.

La nomina di mons. Campagna fece nascere tanti entusiasmi in tutti, sacerdoti e laici, per l’inizio di un cammino nuovo, ricco di speranze ma anche di difficoltà, innanzitutto per la necessità di dover creare una comunità unita, non solo nella persona del vescovo ma nelle piccole e grandi cose di ogni giorno.

Il lavoro che egli condusse fu intenso e proficuo, soprattutto nei primi anni di episcopato egli non si risparmiò nella sua attività pastorale; prova ne furono le varie occasioni di incontro, i vari convegni organizzati, primo tra i quali quello sul tema “Una Chiesa di comunione e partecipazione” che segnò le nostre comunità sia per l’impegno profuso nella sua preparazione sia per la partecipazione di tutte le parrocchie. Risultato concreto del Convegno fu la redazione del progetto pastorale “Insieme in novità di vita”: forse era la prima volta che si cercava di trovare una guida per l’attività pastorale delle parrocchie e ancora oggi credo che siano attuali i contenuti e le prospettive delineati, alcuni di essi innestati anche nel recente Libro del Sinodo alla luce di un aggiornamento di idee e prospettive.

Ci sarebbe tanto e tanto da riportare sull’attività pastorale di mons. Angelo Campagna; ma mi voglio soffermare su cosa ha chiesto a noi laici ma, soprattutto, cosa ci ha dato.

Caiazzo, 16 ottobre 1988. Momenti di incontri culturali. Foto archivio Associazione storica del caiatino

A noi adulti e giovani impegnati ci ha donato, prima di ogni altra cosa, la sua esperienza e la sua testimonianza di una fede veramente vissuta, la sua ‘caparbietà’, la sua tenacia nell’affrontare i problemi, il suo entusiasmo che spesso lo faceva essere ‘più giovane di tutti’. Ci ha aperto nuovi orizzonti invogliandoci a partecipare (molte volte era lui stesso ad accompagnarci) a tanti incontri di spiritualità e di formazione. Non ci ha mai fatto mancare la sua vicinanza: per non lasciarci soli per un certo periodo ha ricoperto anche da vescovo, unico in Italia, il ruolo di Assistente Diocesano di Azione Cattolica. Mons. Campagna ci ha donato inoltre la grazia di vedere il vescovo con occhi diversi: certamente padre e pastore ma anche fratello e compagno di viaggio sempre pronto a condividere le sue esperienze e i suoi pensieri.

Allo stesso tempo, ci ha chiesto di essere laici secondo il Concilio Vaticano II ricordandoci spesso quanto riportavano i Documenti Conciliari, in particolare la Lumen Gentium quando afferma che “L’apostolato dei laici è partecipazione della missione salvifica della Chiesa. A questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del battesimo e della Cresima. I laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra se non per mezzo loro” (LG, 33).

Ci ha chiesto di essere maggiormente partecipi alla vita delle nostre comunità assumendo anche incarichi di responsabilità; ci ha chiesto di mettere in gioco la nostra passione e la nostra competenza per edificare il bene comune, convinti che una società più vicina alle necessità degli uomini sia più facilmente disposta ad accogliere il messaggio evangelico. Ci ha chiesto di rendere una testimonianza pubblica attraverso stili di vita personale coerenti con il Vangelo, non a parole ma nei fatti, non solo di domenica ma ogni giorno, non negli edifici di culto ma nelle strade delle nostre città, non solo all’interno dei nostri gruppi ma nell’impegno di animare cristianamente ogni realtà.

Mons. Campagna diede grandissima importanza alla formazione, sia a livello parrocchiale che a livello diocesano, come dimostrò l’impegno profuso per l’istituzione della Scuola Superiore Interdiocesana di Catechetica divenuta poi Istituto di Scienze Religiose.

Un altro tratto fondamentale dell’insegnamento del vescovo è stato quello di voler sempre mettere in evidenza che sacerdoti e laici non devono essere realtà distinte: la corresponsabilità laicale può essere tanto più vissuta quanto più i laici sanno essere vicini ai sacerdoti, non abbiamo strade diverse da percorrere ma insieme dobbiamo proseguire sull’unica strada segnata, sentendoci vicini ed uniti in un rapporto di stima, amicizia e capacità di dialogo.

Qual è l’eredità di mons. Campagna? Cosa rimane di quanto è stato seminato dal vescovo? I trent’anni che ci separano dalla sua morte sembrano un periodo lunghissimo dopo il quale tutto potrebbe essere svanito. Può aver senso interrogarci su come siano vissute all’interno della Chiesa locale la ‘comunione’ e la ‘partecipazione’ per le quali il vescovo ha tanto lavorato? Come Chiesa locale siamo ancora o siamo mai stati ‘in novità di vita’?
Per cercare di trovare una risposta ho riletto gli atti del Convegno del 2012 “Dalla memoria alla testimonianza”: molto cammino è stato fatto ma rivedo qualche elemento negativo già presente nei documenti preparatori al Convegno del 1980.
Tra i fattori negativi emersi qualcuno ha evidenziato la sfiducia verso le istituzioni ecclesiastiche, la mancanza di un efficace coordinamento a livello diocesano, la diminuzione di comunità religiose presenti sul territorio, la percezione tra la gente di poca trasparenza riguardo alle questioni economiche.

È visto positivamente da gran parte delle comunità parrocchiali il percorso unitario che l’unificazione delle due Diocesi ha reso possibile così come tutte le attività che hanno favorito tale obiettivo: quella formativa, i campi scuola diocesani, e negli episcopati successivi la nascita del periodico “Clarus” per le sua attività di formazione e di informazione, il positivo funzionamento dei vari uffici diocesani; e ancora le attività svolte dalle varie associazioni laicali, l’attenzione rivolta all’azione missionaria della chiesa.
Per molti, soprattutto per i laici impegnati, in tante parrocchie è cambiata la percezione dell’atteggiamento dei sacerdoti nei confronti della gente “… si è passati dal prete autosufficiente, attento solo al sacro, ad una figura più aperta al dialogo e al confronto con la gente”.

Per concludere, usando le parole di mons. Valentino di Cerbo al termine del Convegno del 2012: tutto ciò che mons. Angelo Campagna ha seminato “sono semi buoni affidati alla terra che – non sappiamo quando – il Signore trasformerà in alberi frondosi e accoglienti”.

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