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La “Fortezza” è la costanza di voler cercare il bene malgrado tutto, ma non da soli. Mons. Piazza “accende” la III candela di Avvento

Un nuovo suggerimento spirituale, come per le altre domeniche di Avvento, da parte del Vescovo Orazio Francesco Piazza, vescovo di Sessa Aurunca e Amministratore Apostolico di Alife-Caiazzo

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Dopo la meditazione su Prudenza e Giustizia, in occasione della III domenica di Avvento, Mons. Orazio Francesco Piazza, accende la candela della Fortezza.
Le meditazioni del Vescovo guardano al presente, al difficile momento storico che l’umanità sta vivendo, ma apre sentieri verso il futuro fornendo un bagaglio spirituale che si arricchisce e diventa risorsa preziosa per ognuno.
“Se c’è una virtù particolarmente preziosa in questo tempo di crisi è proprio la Fortezza; è la capacità di continuare a vivere, a resistere in questo tunnel buio che da oltre un anno ci sta accompagnando. La Fortezza, spiega il Pastore, consente di non lasciarsi andare quando ci sarebbero tutte le condizioni per farlo”.
Poi ricorda, l’uso nuovo della parola fortezza che oggi in più ambiti si esprime con “resilienza, cioè la capacità non solo di non mollare, di restare aggrappati alla realtà, di non scivolare nella rassegnazione, ma scovare gli elementi positivi per rilanciarsi, rinascere, per continuare”.

Entrano in gioco due necessità per l’uomo: Mons. Piazza nel suo videomessaggio aiuta ciascuno a compiere una revisione interiore ma anche ad alzare lo sguardo per ritrovare nell’altro, il compagno di viaggio di questo cammino di vita.
Spiega infatti che la Fortezza è innanzitutto capacità di accettare una prova; anche quella più dura, se noi ci disponiamo ad accoglierla – un fallimento, una sconfitta – abbiamo già messo le basi per non rimanerne schiacciati…”
Questo traduce la fortezza in dignità e forza morale che irrobustiscono l’animo e vincono la tentazione di dire spesso nel momento della fragilità : “Non ne valeva più la pena”, oppure “Ma chi me l’ha fatto fare”.
Ecco perché, precisa il vescovo Orazio Francesco, la Fortezza va alimentata, in quanto è una virtù di durata, soggetta al peso delle nostre fatiche.
Ed in questo momento, quello del passo pesante e della desolazione, che subentra il valore della relazione: “se alla nostra interiorità, abitata dalla Fortezza, si affianca anche quella degli altri, di qualcuno che è vicino a noi, allora superiamo uno dei più grandi problemi che nascono dalla solitudine”.
Mons. Piazza richiama il valore della condivisione attingendo a San Paolo che nella Lettera ai Filippesi scrive “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”: la capacità di prendere, di attingere da qualcun altro rappresenta la svolta, e ancor di più nel considerare il mio primo altro, lo stesso Gesù Cristo.

Poi conclude: “Fiducia e magnanimità, cuore aperto non indurito, non introverso; e soprattutto pazienza, capacità di portare il peso e di portarlo nel tempo… Queste qualità – che edificano la Fortezza – sono necessarie per conservare la voglia di vivere, la gioia di vivere, di capire la vita come dono in ogni condizione e sono qualità importantissime per sopportare e attraversare difficoltà e dolore”.

La “Giustizia” non è per noi, ma per il bene degli altri. Mons. Orazio Francesco Piazza “accende” la seconda candela di Avvento

 

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