Home Curiosità Alife. Da Ketty a Guerino, una storia di amore mai interrotta

Alife. Da Ketty a Guerino, una storia di amore mai interrotta

Ketty Di Caprio muore in questo giorno di diciotto anni fa. Il figlio che non ha mai conosciuto la mamma le dedica un messaggio: "Grazie per quello che sei". Una storia che si ancora alla memoria collettiva ma che diventa oggi occasione di un racconto sereno e di speranza per merito del più giovane

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Ci sono memorie destinate a non sbiadirsi mai: sono eventi lieti o eventi tragici; occasioni di feste o di tristi momenti. Ognuno nel cuore porta la sua… Ma diversamente avviene per quelle vicende che superato il confine degli affetti familiari e delle più ristrette conoscenze, bagnano di emozione un’intera comunità, e in questi casi è tutta la comunità a sentirsi famiglia.

Esperienza che tocca i piccoli contesti sociali dove il senso di appartenenza di carattere storico o sociale si imbriglia nei legami di sangue, nelle parentele acquisite, nei vicinati in eterno contatto…

La storia di Guerino, ad Alife, è la storia di molti, o forse di tutti… Non c’è alifano che non ricordi la vicenda della sua mamma, morta pochi giorni dopo averlo messo al mondo. Quella data è oggi, 17 dicembre. Sono trascorsi 18 anni dalla morte della giovanissima Ketty Di Caprio, e 18 anni e qualche giorno dalla nascita del suo bambino ormai maggiorenne, prossimo agli studi universitari, con un carico di saggezza e di entusiasmo nel cuore come pochi a quell’età.

Giovane di poche parole ma di moltiplicati sorrisi; giovane che si prende l’attimo di ogni giornata senza pensare troppo avanti, perché a 18 anni conta il presente…

La data del 17 dicembre che per molti segna l’eterno ricordo di una vita interrotta, s’impone come visione di segni importanti che superano di gran lunga l’accaduto ormai lontano nel tempo, e diventano riflessione sui legami, sul valore della famiglia (e appunto della comunità), sulla speranza di un giovane…

“Ho sempre coltivato con mio padre un bellissimo rapporto, pur con qualche piccola difficoltà di vederlo con una nuova famiglia; anche quell’ostacolo l’abbiamo superato benissimo… Oggi siamo tanti e ognuno è speciale per qualcosa, la mia sorellina e sua mamma Maria…”. I pezzi di ricordi difficili che affiorano, in Guerino si accompagnano sempre ad una soluzione serena e ad un sorriso.

“Sento che non mi manca nulla: se oggi sono un ragazzo sereno lo devo appunto a papà e in particolare ai miei nonni e ai miei zii che mi hanno cresciuto (e mi crescono ancora!) e accompagnato in ogni istante… Per loro in realtà non sono un nipote ma il figlio più piccolo…l’ultimo della serie per il quale si preoccupano, talvolta anche in modo eccessivo”.

Difficile parlare di una mamma quando di fatto non hai mai incrociato il suo sguardo, né avvertito le sue carezze, la sua voce dolce per rasserenarti o ferma e severa per rimproverarti; difficile parlare di una mamma quando mai hai provato con lei il tuo primo giorno di scuola, la prima comunione, gli eventi più importanti. “Forse la sua immediata assenza dopo la mia nascita è il segno del suo bene per me, perché io non soffrissi il distacco, non vivessi la tragedia della scomparsa… Non averla conosciuta, oggi, mi consente solo di immaginarla attraverso i racconti di lei che mi fa mia nonna (è lei che io chiamo mamma!) e tutte le persone che l’hanno conosciuta e voluta bene”.

Guerino due volte figlio; la prima, per l’amore dei suoi genitori e per il gesto della mamma per darlo alla vita; la seconda volta, figlio di una donna che, inaspettatamente, senza mai smettere di essere madre, ha preso Guerino con sé per accompagnarlo nella vita… “Non mi manca nulla…” continua a ripetere, e a rassicurare che accanto a lui ci sono le persone migliori del mondo.

Guerino parla di fortuna e sfortuna a proposito di quella perdita; la sfortuna di non avere con sé la persona che lo ha messo al mondo, e fortuna (ma è solo una parola che si adatta alla personale esperienza di giovane figlio) di non aver vissuto il dolore… “Penso a chi come me ha perso un genitore rendendosene ben conto… e allora fa male, mi fa pensare; perciò va bene così”, e sorride e archivia un pensiero che gli bussa alla mente e che lui tiene fuori la porta, finché vorrà, ma che adesso non lo turba perché è sicuro di non essere solo. Sicuro di avere accanto una famiglia e di avere dall’alto uno sguardo particolare.

La sua è la speranza di chi, mattone su mattone, ha preso in mano la propria storia e la custodisce con orgoglio, la preserva, collocando ognuno dei suoi cari in un angolo speciale del cuore per motivi diversi, perché con ciascuno di essi ha edificato un’autentica esperienza di famiglia e ne è fiero…

Ketty è nelle sue preghiere, nella sua immaginazione, in un dialogo che tenta di costruire presentandole i momenti essenziali della sua vita: “Mi sarebbe piaciuto averla con me quando ho fatto la prima comunione, e poi la cresima”; Guerino colloca tra le priorità quei momenti in cui la fede si accende di luce diversa e la presenza di una mamma è proprio quella chiave che spalanca nuove porte… “E poi ora che ho compiuto 18 anni…provo ad immaginare come sarebbe stata con lei la mia festa”.
I pensieri volgono a quegli spaccati di vita in cui un bambino, un ragazzino, un giovane gioisce delle attenzioni ricevute, e lo fa sentire ben voluto, poi cresciuto, corteggiato dagli affetti di tutti, e lo colloca al centro del mondo…
E se fosse il contrario? E se fossi tu a dover dedicare un momento alla tua mamma, un regalo ora che si avvicina Natale?
Risponde senza pensarci un attimo, come ad aver previsto una domanda del genere, o forse perché nel cuore ha tutto chiaro: “Le regalerei un braccialetto…d’oro. Perché l’oro brilla proprio come la mamma!”. Ha pure una dedica per lei, ed è una dedica che parla al presente, come chi la avverte accanto “Grazie per tutto quello che fai per me e soprattutto per quello che sei”.

Di Ketty ha con sé una foto nel portafogli, la mostra e brevemente conclude: “È bella!”.

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