È la Temperanza l’ultima virtù del cammino spirituale di Avvento proposto da Mons. Orazio Francesco Piazza, vescovo di Sessa Aurunca e Amministratore apostolico di Alife-Caiazzo. Dopo la candela della Prudenza, della Giustizia e della Fortezza, la Temperanza è presentata come conquista ultima di un percorso teso a recuperaci equilibrio interiore e un nuovo rapporto con il mondo nelle relazioni interpersonali, nel legame con i beni e il creato…
“Essa crea la capacità di controllare gli eccessi: l’eccesso di possesso, di coinvolgimento, l’eccesso in tutto ciò che viviamo perdendo la capacità di controllare ciò che liberamente scegliamo sia nei sensi fisici sia nella dimensione emotiva, affettiva e spirituale”. La Temperanza, spiega Mons. Piazza “è la moderazione, la capacità di vivere con misura a partire dalle esigenze naturali le stesse esigenze naturali…”. Il Pastore fa riferimento alla vita dell’uomo nella sua dimensione totale: quella sessuale, quella in rapporto al cibo e ai beni, alle relazioni, alla natura.
Esamina le condizioni di esasperazione di ciascuno che sfuggono al controllo di chi non di lascia accompagnare da essa e sfociano nell’ “eccesso, ossia il superamento di quel limite che oggettivamente non è nella nostra disponibilità”.
Cita il filosofo polacco Zygmunt Bauman e la sua opera Homo Consumens per ricordare “il rischio di essere consumati dalle cose che consumiamo” e chiama in causa la difficile esperienza di chi resta imprigionato nel desiderio smodato dei beni senza riuscire “più a saper dominare il corpo, la mente, il cuore, lo spirito… Uno squilibrio che aliena il rapporto con se stessi, con gli altri con la realtà, con i beni con cui siamo chiamati a condividere la vita”.
La meditazione del Vescovo esclude a priori una visione negativa del rapporto con i beni e i contesti in cui si innesta la vita dell’uomo, ma essa è un forte richiamo a viverli “ragionevolezza, equilibrio mentale, avvedutezza, ma soprattutto padronanza di se stessi”.
La moderazione a cui invita il Pastore “non è una limitazione ma un atto di libertà, una scelta che nasce dalla capacità di saper dominare con la volontà la propria istintualità che ci porterebbe smodatamente a impossessarci delle cose fino a scoppiare dentro di esse”. Invita infatti a “non annullare il desiderio” ma ad educarlo e viverlo “nei limiti della sostenibilità che è un criterio di equilibrio dettato dalla temperanza”.
La Temperanza colloca l’uomo tra due polarità, consentendo da esse la giusta distanza e una lucida visione dei loro effetti: “l’apatia, la totale assenza di coinvolgimento, l’assenza di desiderio; e all’opposto, la condizione di schiavitù che deriva da essi” in quest’ultimo caso fino a perdere ogni libertà.
Sulla strada da percorrere, sulle scelte da compiere, viene in aiuto la Sacra Scrittura, per cui la meditazione del Pastore diventa occasione per pregare. Mons. Piazza suggerisce dei brevi passaggi dal Libro del Siracide al Capitolo 31 ai versetti 12-22 “In tutte le azioni sii moderato” e il capitolo 3 ai versetti 17-18 “Figlio, nella tua attività sii modesto, sarai amato dall’uomo gradito a Dio” per illuminare sul rapporto con i beni e con gli altri; poi cita la Lettera di San Paolo ai Romani per aprire ad una riflessione incentrata soprattutto sulla dimensione interiore “Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato” (Rm 12,3) e “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12,12).
Anche in questa ultima riflessione di Avvento conclude con Sant’Agostino sull’urgenza per l’uomo di vivere con continenza, clemenza, e modestia (Quaestione 83). “Egli dice appunto che la continenza modera la cupidigia, il desiderio smoderato di possesso verso le cose e le persone, il contesto l’ambiente ristabilendo il giusto equilibrio in questo rapporto. La clemenza placa l’animo nell’avversione verso l’altro. Ed infine la modestia, lo stile sobrio, decoroso che consegna vera solidità e autorevolezza…”.
L’ultima consegna, prima di entrare nei giorni più intensamente carichi del mistero natalizie, è la seguente: “Pensiamo alla smodatezza con cui svendiamo tutto. Abbiamo bisogno di saper utilizzare i beni usufruendone e non lasciandoci dominare da questi a tutti livelli della nostra persona”.