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Natale in Casa Cupiello di Edoardo De Angelis: Luca Cupiello e l’astrazione del presepe

Ieri sera su Rai1, in prima visione, il film tratto dalla celebre opera di Eduardo De Filippo

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Noemi Riccitelli “Se succedono i problemi non venite da me, perché se succedono i problemi, io faccio il presepe”, afferma risoluto e duro Luca Cupiello, il giorno prima della Vigilia di Natale, durante un confronto con moglie e figlia.

Per celebrare il 120° anniversario della nascita di Eduardo de Filippo, martedì 22 dicembre Rai 1 ha trasmesso in prima serata la trasposizione cinematografica della nota e amata opera teatrale del drammaturgo napoletano: Natale in Casa Cupiello, prodotta da Picomedia in collaborazione con Rai Fiction e curata dal regista e sceneggiatore Edoardo De Angelis, anche lui partenopeo e firma delle già premiate pellicole Il vizio della speranza e Indivisibili.
Parliamo della rappresentazione teatrale del cuore: Natale in Casa Cupiello è diventata un cult del teatro amatoriale e d’autore; chi l’ha vista ne conosce gli atti a memoria, chi non l’ha vista saprebbe comunque recitare quelle battute diventate ormai proverbiali, che aleggiano allegre soprattutto in questo periodo dell’anno.
I tre atti dell’opera lasciano spazio a un’unica e avvolgente narrazione che, in due ore, racconta allo spettatore la storia che tutti conoscono: il ritratto di una famiglia napoletana che si appresta ad onorare le festività natalizie in una Napoli fredda e povera.
Sono gli anni ’50 e le sofferenze della guerra risultano ancora palpabili, ma la città non ha perso la sua devozione e attenzione ai riti, come la preparazione del presepe.
Ed è a questo momento sacro e irrinunciabile cui si dedica Luca Cupiello (Sergio Castellitto), il capofamiglia, il quale viene però disturbato e ostacolato da un ménage familiare delicato e complesso. La moglie, Concetta (Marina Confalone) sminuisce l’attività del marito, presa dalle faccende di casa e dalle preoccupazioni quotidiane; infatti, il figlio minore Tommasino, anche detto “Nennillo” (Adriano Pantaleo), è un giovane che sembra non voler crescere e si crogiola nell’affetto costante della madre e si compiace, dispettoso, dei continui tafferugli con lo zio, Pasquale Cupiello (Tony Laudadio), fratello di Luca e suo coinquilino.
È però Ninuccia (Pina Turco), primogenita dei Cupiello, a rappresentare il vero problema della famiglia nel Natale che si avvicina: sposata con il benestante Nicola Percuoco (Antonio Milo), commerciante arricchito, in realtà non lo ama, perché innamorata di Vittorio Elia (Alessio Lapice), suo vero amore, con il quale ha deciso di fuggire.
Nonostante la ritrosia che la maggior parte del pubblico ha provato all’annuncio di questa trasposizione, il film rispetta per lo più il testo originario, intensificandone la drammaticità, la crudezza di un’esistenza intaccata dalla guerra appena alle spalle, che ha reso i protagonisti più aspri e disperati, ma non meno intimamente teneri e desiderosi di sentimento.

L’attenzione particolare è sofferma sul personaggio di Luca Cupiello: la dedizione e l’orgoglio per il suo presepe travalica anche i muri di casa sua, facendolo astrarre e conducendolo in quel piccolo mondo cristallizzato, dove tutto è per lui equilibrio, stabilità, pace: forse è quasi magia, come l’acqua che fa sgorgare, entusiasta, nel laghetto del paesaggio ricostruito.
Un Natale “in grazia di Dio”, dove potersi consolare dalle amarezze del tempo con tutta la sua famiglia e guardare insieme, uniti, a un futuro diverso e migliore.
Purtroppo, la realtà si rivela più dura dell’incanto del presepe da lui sempre vagheggiato e Luca Cupiello soccombe malamente agli eventi, destando, invece, la cura e le attenzioni di tutta la sua famiglia che fino ad allora lo ha sempre lasciato a sé stesso e da cui, probabilmente, si è difeso in un mondo tutto suo.


E così, però, che sulle dolci ed evocative note di Enzo Avitabile (la colona sonora del film E duorme stella) che si realizza il piccolo miracolo di un presepe nuovo, veramente umano, fatto del calore di un abbraccio e dell’amore vero, che riescono a scaldare non solo l’ambiente (all’inizio del film Luca sente freddo e la casa è buia, mentre alla fine la sua stanza è piena di luce), ma anche a vincere l’ostinatezza di Nennillo, che si scioglie in quel tanto atteso e sperato “Sì, me piac o’ presepe”.
Un classico, nelle parole di Italo Calvino, è l’opera che non ha mai finito di dire quello che ha da dire: una trasposizione come questa lo ricorda, mostrando come i grandi maestri non vadano sempre temuti ed evitati, ma abbracciati, perché no, messi in discussione, revitalizzati.
Può cambiare il linguaggio e il medium, ma di certo non i sentimenti, che fanno parte di quell’incanto che ogni giorno si decide di mettere nella propria vita: con la fede, con l’amore e sì, con l’arte stessa. Proprio come nel presepe.
Quel sentimento che Luca Cupiello difende, con tutto sé stesso, fino alla fine, contro tutti e che Edoardo De Angelis e il suo cast, con cura e coraggio, hanno mostrato anche in TV.

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